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Una casa per la nuova cultura della salute

L’ATTUALITÀ

Una casa per la nuova cultura della salute

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Un webinar promosso da Cergas - Sda Bocconi insieme a Scuola superiore Sant’Anna analizza i modelli possibili per le nascenti case della comunità previste dal Pnrr. Prima del progetto di casa, però, vanno messi a fuoco i significati di comunità e rete sociale. Purtroppo totalmente assenti le farmacie

11 novembre 2021

di Claudio Buono

Discutere sul modello e sulla realizzazione delle case della comunità, progetto per il quale è previsto un finanziamento di 2 miliardi di euro assicurati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): questo l’obiettivo del webinar dal titolo “Dalle case della salute alle case della comunità” organizzato di recente  dal Cergas – Sda Bocconi e dal Laboratorio Management e sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con l’associazione “Prima la comunità”.

Quale il modello?

Intervenendo all’incontro, il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan ha parlato di un nuovo modello assistenziale per il quale si prevede un grande investimento non solo strutturale ma anche organizzativo. Nel Piano sono infatti contemplate 1.350 case di comunità hub (una ogni 40-50mila abitanti), il che presuppone che l’organizzazione della rete di assistenza territoriale, come quella ospedaliera, sia costituita secondo il modello hub&spoke, per rispondere alle differenti esigenze territoriali, garantire equità di accesso, capillarità e prossimità del servizio. Il progetto è anche quello di valorizzare la figura del medico di medicina generale, che in questo ambito viene a collocarsi all’interno di un’organizzazione definita dove si trova a collaborare con altri professionisti della salute (medici specialistici, infermieri di famiglia, ma anche terapisti della riabilitazione, psicologi,  assistenti sociali…). La casa di comunità, dunque, come un punto di riferimento fisico, aperto sette giorni su sette. E che grazie anche all’organizzazione capillare su tutto il territorio e l’assistenza h24, diventa un punto unico di accesso davvero importante per i bisogni sanitari e sociali, che permette di garantire le presa in carico della comunità di riferimento. Purtroppo nel progetto, rileviamo, mancano totalmente le farmacie.

Imparare a fare “community building

Il webinar ha fornito anche l’occasione per presentare i contenuti della pubblicazione Community building: logiche e strumenti di management” a cura dell’Università Bocconi e della Scuola Superiore Sant’Anna, frutto di un progetto di ricerca biennale che ha coinvolto 30 aziende sanitarie su tutto il territorio italiano e che racchiude esperienze volte a innovare le politiche pubbliche e favorire processi collettivi, attraverso forme attive di partecipazione delle comunità locali. Una presentazione a più voci, in cui sono stati illustrati da una parte il framework più valoriale e teorico del concetto di community building e dell’altra come questo concetto si può tradurre in strumenti manageriali all’interno del nostro sistema sanitario. Nello specifico del nuovo scenario organizzativo che vede protagoniste le case della comunità, si può parlare di evoluzione dell’esperienza fornita delle case della salute, un modello che già di per sé rappresenta un’innovazione importante sul piano dell’assistenza territoriale, perché mette al centro la parola chiave dell’integrazione, sia nell’ambito sanitario prettamente inteso sia per quanto concerne tutta la dimensione dei bisogni sociali. E che per essere tale non si limita a una semplice collocazione, nella struttura stessa, di servizi e professionisti diversi, ma vuole essere anche una modalità differente di lavorare in team, in un’ottica integrata, e in collaborazione con il terzo settore. Con il nuovo progetto delle case della comunità l’attenzione viene spostata ancora di più su quella che è la comunità stessa, soprattutto in un’ottica di proattività nei confronti dei bisogni, oltre che di promozione delle connessioni sociali all’interno della comunità e di co-produzione, cioè di valorizzazione del ruolo di quest’ultima per l’erogazione dei servizi.

Il significato e lo sviluppo delle reti sociali

Ma partire dalla comunità vuol dire anche superare un’accezione arcaica del termine, caratterizzata da una chiusura verso l’esterno. Occorre invece pensare alla comunità come a un sistema di reti sociali, con diverse caratteristiche e connotazioni, con cui le istituzioni possono relazionarsi e collaborare per promuovere la salute individuale e collettiva. Da qui la necessità di cambiare approccio strategico e operativo. Per fare questo bisogna approfondire che cosa si intende per reti sociali e come esse si diversificano, riflettendo sul ruolo che rivestono per la creazione del capitale sociale individuale e collettivo. Ma anche acquisire le competenze metodologiche per analizzare le reti sociali e mapparle, al fine di sistematizzare le informazioni che le riguardano, conoscere le caratteristiche che le contraddistinguono e quindi potersi relazionare con loro in maniera efficace, per quelle che sono le finalità della tutela e promozione del benessere di una comunità.

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