Un farmacista ai tempi del Covid
LA VOCE DELLA BASE
Un farmacista ai tempi del Covid
Il libro bianco sulla storia recente della professione. Un day-by-day fatto di test, tamponi, mascherine e vaccinazioni. Altro che farmacologia e consigli di salute…
13 gennaio 2022
di Aldo Cacco, Mogliano Veneto (Tv)
Oggi, finalmente, ho terminato di scrivere il mio primo libro. Sono orgoglioso, ora anch’io faccio parte della ristretta(?) cerchia di chi ha pubblicato almeno un libro nella propria vita. Si intitola “Un farmacista nei tempi del Covid”: 730 pagine. Bianche.
Pagine (bianche) che raccontano
Raccontano con ironia i tempi drammatici che abbiamo vissuto, le tensioni, i contrasti, le imposizioni, le norme – quelle comprensibili e quelle incomprensibili – l’orgoglio di una professione esercitata con grande impegno. I momenti esaltanti della vendita delle mascherine, accentuati ultimamente dalla missione legata alla vendita del modello FFP2, quando siamo stati accusati di impoverire i nostri clienti con prezzi vergognosamente alti. E i tamponi? Oh, quelli! Una delle pagine fondamentali della professione, quando siamo giudicati dalla capacità di penetrare, delicatamente o meno, nel naso delle persone.
Ma forse il momento più esaltante, per tanti colleghi come me, è stato quello di potersi fregiare del titolo di Farmacista Vaccinatore. Un titolo professionale ben più qualificante di tanti corsi inutili, tanto che ormai si pensa di modificare il nostro stemma facendo avviluppare i serpenti a una siringa.
Test fai-da-te e liste della vergogna
Cosa scrivere per essere diventati cercatori d’oro, quando questo prezioso metallo si trasformò in pulsossimetri, termometri, guanti chirurgici? Eppure l’ho fatto, dalla pagina bianca 127 alla pagina bianca 141. La notizia più straordinaria, alla quale ho dedicato le ultime 50 pagine (bianche ovviamente) del mio libro riguarda l’impazzamento per i test fai-da-te. Servono? Non servono? Nasali? Salivari? Di che generazione? Purtroppo su questo argomento non siamo riusciti a frequentare un corso simile a quello per vaccinatori e quindi abbiamo improvvisato. Nonostante le dichiarazioni dei vertici di categoria.
Una struggente pagina (penosamente bianca) è stata scritta da quel presidente d’ordine che, intervistato in un giornale locale, si dichiarava favorevole alla pubblicazione di una lista dei farmacisti che non avevano aderito alla vaccinazione, alla quale sarebbe seguita una di farmacisti omosessuali, poi una di farmacisti puttanieri, per finire con una di colleghi impotenti e dediti al viagrismo (consumatori di pillole blu).
Il futuro ci attende
Ma ormai, le pagine bianche stavano finendo e ho scritto di quando eravamo dei professionisti disadattati e partecipavamo con piacere alle lezioni sulla farmacologia, sulla fitoterapia, sulla (ora tanto bistrattata) omeopatia, sul microbiota, sulle interazioni tra farmaci, sulla medicina di genere, sulla farmacovigilanza, sulla galenica, addirittura sulla gestione d’impresa. Su quando il nostro consiglio poteva servire al benessere delle persone, mentre ora devo informare se il passaporto verde sia o non sia valido per andare a trovare i figli in Belgio.
Tempi tristi se paragonati al fulgido futuro che ci aspetta: quello del farmacista dei servizi. Sperando che non si tratti di quelli igienici e che questo passaggio non venga invece ricordato tra le pagine nere della nostra professione, una sconfitta pari a quella del generale Custer a Wounded Knee.
Ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale. A parte Custer.