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Servizi? Andiamo oltre la sperimentazione

LA PROFESSIONE

Servizi? Andiamo oltre la sperimentazione

Lo stress test della pandemia ha reso evidente le potenzialità della farmacia, che deve consolidare la sua posizione nella sanità territoriale. Uscendo dalla propria zona di comfort

10 dicembre 2020

di Carlo M. Buonamico

Quali effetti ha avuto la pandemia sulla farmacia dei servizi e quale sarà il suo futuro? È la domanda delle domande a cui diversi attori della filiera hanno provato a rispondere durante il question time “La riorganizzazione della farmacia dei servizi alla luce dell’emergenza Covid”, organizzato da Altems (Alta scuola di Economia e Management) dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. E che ha dato come esito condiviso primariamente il fatto che, avendo la farmacia dimostrato la propria professionalità e una resilienza non comune, se ne è palesato formalmente l’imprescindibile ruolo sociale che non potrà non essere riconosciuto. Soprattutto nell’ottica di ridefinire i nuovi modelli dell’assistenza sanitaria territoriale di domani.

Farmacia centro polifunzionale

«Mai come in questi ultimi mesi abbiamo visto come il diritto alla Salute sancito come fondamentale dalla Costituzione lo sia davvero nella nostra realtà. Chi non può godere di questo diritto non riesce a godere della vita di relazione, non riesce a partecipare alla vita economica del Paese e a godere di tutti gli altri diritti definiti dalla Carta Costituzionale. A fianco di questa centralità del Ssn è emersa anche una sua fragilità principale: l’avere i piedi fragili sul territorio», ha dichiarato il Capo Gabinetto del ministero della Pubblica Amministrazione, Guido Carpani. Aggiungendo come nell’attuale contesto la farmacia diventa centrale e la possibilità di erogare servizi, «conquistata non senza grandi contrasti con altre categorie professionali, è da considerare una ricchezza per la collettività e va implementata», con l’auspicio che «la farmacia dei servizi possa avere uno sviluppo e una legge che superi la sperimentazione e metta le condizioni contenute nell’accordo Stato-Regioni come un dato consolidato».
Del resto, «La farmacia è divenuta un centro di polifunzionale in cui le tante competenze accumulate negli anni di studio potranno essere messe sempre più al servizio della popolazione», ha evidenziato il presidente di Fofi Andrea Mandelli, ricordando come «l’idea della federazione risalente al 2005-2006 di andare verso un cambio di pelle del farmacista, ma non della sua essenza e volontà di essere al fianco del cittadino, fu un’intuizione giusta. E che se oggi la farmacia dei servizi fosse stata già a pieno regime, e non sospesa a causa della pandemia, secondo il percorso tracciato dalla Conferenza Stato-Regioni e dagli emendamenti che hanno finanziato questo progetto, si sarebbe potuta dare una risposta ancora migliore, di sistema».
Chiaro quindi che la farmacia dei servizi, come rimarcato da Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente Fofi, è «nata dalla consapevolezza di dover potenziare il sistema delle cure primarie, come emerse durante le discussioni che portarono alla legge 69 del 2009, avvalendosi anche della capillarità territoriale delle farmacie con l’obiettivo di evitare il ricorso inappropriato dei cittadini alla rete ospedaliera». È ancora una scelta vincente, anzi più di prima. A patto che si faccia evolvere il concetto che sta alla sua base che, secondo il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, «deve essere concretizzato in modo diverso rispetto al passato perché fu pensato nel 2006 e poi attuato circa 10 anni più tardi». Mentre nel frattempo il mondo è cambiato e con esso «deve evolvere in modo naturale anche la realizzazione dei servizi, come del resto è avvenuto per necessità durante la prima fase della pandemia e come sta accadendo oggi con l’apertura ai diversi tipi di test eseguibili in farmacia e, auspicabilmente, al tema delle vaccinazioni». Un’evoluzione che «potrà rappresentare la risposta all’emorragia di risorse che da tempo interessa la farmacia, soprattutto se di piccole dimensioni», ha precisato il presidente del Sunifar, Gianni Petrosillo.

Necessità di nuovi modelli di sanità di prossimità

Ma perché ciò possa avvenire è fondamentale lavorare a un «programma di riforma dei modelli organizzativi dei servizi territoriali», ha avvertito il segretario generale di Cittadinanzattiva, Antonio Gaudioso. Un nuovo modello di sanità di prossimità che si potrà realizzare compiutamente solo se i servizi erogati sul territorio, e dalle farmacie in particolare, saranno intesi e proposti alla collettività come quelli «che vanno oltre a quanto erogato dalla singola farmacia, ma si riferiscono alla rete delle farmacie. Che sono aiutate dalle aziende di proprietà dei farmacisti nel coordinamento e nella realizzazione concreta dei servizi, che spesso hanno necessità di una logistica di supporto», ha spiegato il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone. Un fattore imprescindibile quest’ultimo, concordano gli esperti, per poter dare vita a una farmacia dei servizi che sia omogenea sul territorio, e non escluda nessuno, come auspicava Petrosillo.

Digital health sì, ma per tutti, grandi e piccoli

Parlando di servizi non si può prescindere dal tenere in considerazione anche quelli resi possibili dal digitale. Che alcuni chiamano on line e altri e-commerce, ma che in realtà sono due aspetti che fanno parte di uno stesso nuovo modo di interfacciarsi con il quotidiano da parte dei cittadini. «Ma non vanno confusi», ha avvertito Cossolo: «I beni che hanno “diritto di cittadinanza” in farmacia non sono quelli che possono beneficiare dell’e-commerce come veicolo per la messa in contatto di domanda e offerta. L’on line è un concetto più ampio, che le farmacie hanno bene utilizzato durante il lockdown: dalla trasmissione delle ricette elettroniche, all’Nre, all’utilizzo di app adatte a entrare in contatto con i propri pazienti e alla comunicazione di questi strumenti per rendere più fruibile l’home delivery».
Ciò che mette d’accordo tutta la filiera è il fatto che il dialogo on line sarà ineluttabile in futuro. «Anche tra farmacia e paziente», ha evidenziato Giovanni Leonardi, direttore generale Ricerca e Innovazione in Sanità al ministero della Salute, «perché è un modo di comunicare che ormai fa parte della cultura del cittadino e anche dell’universo sempre più articolato della farmacia dei servizi». Si tratta di un futuro che non si può arrestare anche a detta di Petrosillo, ma che sarebbe opportuno guidare: «In Italia il farmaco da prescrizione non può essere veicolato on line. Spero che il Legislatore continui a seguire questa strada, soprattutto per la sicurezza dei cittadini. L’e-commerce probabilmente aumenterà e a farne le spese saranno soprattutto le piccole farmacie e quelle dei piccoli centri potenzialmente con minori possibilità di prendere parte a questo fenomeno. Siccome il destino della farmacia è strettamente legato a quello della distribuzione intermedia, penso che occorra studiare una soluzione che coinvolga tutta la filiera distributiva, che eviti derive pericolose soprattutto per le piccole farmacie che sono più esposte». Gli fa da sponda Gaudioso, secondo cui bisogna «affrontare le evoluzioni con un coraggio consapevole, e in questo modo riuscire a governarle», finanche ipotizzando la necessità di «certificare i diversi servizi che le farmacie erogheranno on line, a garanzia dei consumatori e a tutela della professionalità dei farmacisti».

Uscire dalla comfort zone

Si tratta, insomma, di riuscire a trovare un giusto bilanciamento tra necessità e opportunità. Per riuscirci, la farmacia «deve uscire dalla propria zona di comfort. Così come tutte le categorie della filiera, a partire dalla Pubblica amministrazione, devono mettersi in gioco», ha detto Leonardi. Che ha lanciato una palla subito raccolta da Mirone, secondo il quale guardando al futuro e avendo come focus il Covid, non si può prescindere dal tema vaccinazione rispetto al quale non si può farsi trovare impreparati. «Come distribuzione siamo già pronti a uscire dalla zona di comfort e agendo anche in situazioni molto sfidanti come sarà quella del mantenimento della catena del freddo che interesserà il primo vaccino che sarà immesso sul mercato», ha risposto alla provocazione.
Di fatto, la farmacia ha dimostrato di sapere rispondere alle sollecitazioni di bisogni sanitari in divenire, rivestendo un ruolo cardine nell’assistenza sanitaria e producendo un grande valore aggiunto per la società. «La sfida è di consolidare ciò che è stato un fatto episodico in una realtà post-Covid che non sarà mai uguale a prima. Non dobbiamo sprecare questa occasione per rendere sistemico questo valore aggiunto. La maturità complessiva delle farmacie fa ben sperare», ha chiosato Cossolo.

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