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Servizi: c’è davvero bisogno di altre regole?

TRE DOMANDE A…

Servizi: c’è davvero bisogno di altre regole?

Sollevato dal ministro Schillaci e chiarito dal presidente di Federfarma Cossolo, il tema degli standard per i servizi in farmacia è al centro di riflessioni e, purtroppo, anche di polemiche. Abbiamo chiesto l’opinione di Paola Brusa, professoressa associata di Normativa e tecnologia farmaceutiche presso il dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco dell’Università degli studi di Torino

12 settembre 2024

di Laura Benfenati

La farmacia dei servizi è regolamentata nei dettagli. La qualità delle prestazioni nelle singole farmacie anche, a suo parere?

Nella maggior parte delle regioni la farmacia dei servizi è una realtà da oltre 30 anni. Sui media fa notizia solo quando emergono rimostranze e polemiche da parte di qualche categoria di professionisti sanitari che si sente offuscata nel momento in cui altri professionisti sanitari – nello specifico i farmacisti, opportunamente formati e controllati – si affiancano a loro nell’esecuzione di alcune analisi di diagnostica rapida.
Se in questi decenni fossero emerse problematiche relative alla salute pubblica, sicuramente sarebbero già stati presi dei provvedimenti, ma soprattutto i produttori degli strumenti necessari all’esecuzione delle analisi avrebbero modificato le loro strategie industriali.
Si tratta quindi di confermare pratiche già in essere; perciò, alla domanda risponderei esattamente come ha risposto Marco Cossolo poco tempo fa: bene confermare le migliori pratiche oggi seguite in farmacia in forza di protocolli d’intesa stipulati con il Governo o le singole Regioni, a seconda dell’ambito delle analisi oggetto di studio, il cui rispetto deve essere opportunamente verificato dalle Aziende sanitarie locali.
Sicuramente un’uniformazione delle procedure a livello nazionale sarebbe un eccellente processo di miglioramento e questo dovrebbe essere poi applicato ovunque, anche in alcuni ambienti di sanità pubblica, dove non sempre è possibile rispettare tutti i protocolli a causa delle carenze di cui tutti siamo al corrente.

L’unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata (Uap) ha sottolineato che le farmacie sono prive dei 420 requisiti richiesti a poliambulatori, cliniche e ospedali. Le farmacie però sono strutture ben diverse: quali punti di forza e di debolezza hanno nella standardizzazione delle procedure? Si può fare di più e meglio e in che modo?

La farmacia deve rispettare quanto previsto dai manuali d’uso delle diverse strumentazioni a disposizione, strumentazioni le quali non sarebbero in commercio se non fossero già state certificate a livello sovranazionale.
In quanto alle verifiche sui locali e su altri requisiti necessari perché sia rispettata la salute dell’utente, i controlli devono essere eseguiti dalle Asl attraverso le ispezioni ordinarie in farmacia, attenendosi alle indicazioni nazionali in merito, come previsto per vaccinazioni e tamponi. Questa attività di controllo, però, a volte non è stata applicata. Mi riferisco, per esempio, proprio ai protocolli nazionali sulle vaccinazioni, in cui venivano descritte procedure idonee per eseguire le diverse vaccinazioni in farmacia: in alcune realtà regionali non sono state ritenute sufficienti, con la conseguenza che alcune Asl hanno sospeso le attività, con danno alla salute pubblica. Ciò premesso, un protocollo nazionale favorirebbe naturalmente una miglior attività di screening e diagnosi rapida.

Il presidente di Federfarma auspica che ci sia «un complesso di regole valevole a livello nazionale per tutte le strutture che operano in regime concessorio Ssn». Chiarendo una volta per tutte la differenza tra strutture convenzionate e accreditate, sarà possibile, a suo parere, avere regole uniformi su tutto il territorio nazionale? E chi dovrebbe governare il processo ed effettuare i controlli?

La farmacia non si è mai strutturata per fare diagnosi né si è mai vantata o proposta per farne. Il farmacista monitora i parametri che la strumentazione a disposizione in farmacia, in base a normative nazionali o sovranazionali, è in grado di misurare; successivamente il parametro viene segnalato al medico curante per un’opportuna valutazione, specie se si riscontrano eventuali valori anomali. Si evince pertanto che spesso le strumentazioni in farmacia sono differenti e le regole a cui attenersi non possono coincidere tra laboratori e farmacie.
Mi occupo di ispezioni in farmacia e di verbali di ispezioni da più di 20 anni, e farmacia dei servizi da quando esiste; sarebbe certamente utile avere le regole a cui fanno riferimento Schillaci e Cossolo, ma francamente credo che sarà sì possibile avere una traccia di base comune, ma non un’applicazione capillare nazionale. Mi spiego: la maggior parte dei colleghi è attenta ed aggiornata, nella fattispecie in alcune regioni ho coordinato corsi di formazione o approfondimento a seconda delle richieste/esigenze del momento, proprio per uniformare le attività e quindi garantire l’esattezza dei risultati; non sempre però in piccole realtà è possibile applicare tutto quanto è previsto. Un esempio: in Umbria, una decina di anni fa, per poter condurre uno studio su prevenzione primaria e terziaria del diabete, sotto l’egida di un Progetto Ccm del ministero, per misurare la glicemia dovemmo ricorrere all’uso dei glucometri poiché nella maggior parte delle farmacie rurali che avevano aderito allo studio non era presente un’area che potesse essere dedicate a quelle che allora si definivano autoanalisi; i risultati non furono inficiati, visto che i glucometri sono gli strumenti di misura normalmente utilizzati al domicilio dei pazienti, ma sicuramente dovemmo applicare delle modifiche al protocollo proposto al ministero. Inoltre a volte, purtroppo, non sempre vi è uniformità nell’atto ispettivo anche all’interno delle stesse Asl, quindi ritengo che tutte le parti coinvolte dovrebbero seguire corsi formazione per poter controllare e ottimizzare uniformemente i servizi resi agli utenti.
Il tutto con l’unico obiettivo di migliorare l’accesso ad analisi semplici ed eseguibili facilmente, se i professionisti sanitari sono stati adeguatamente formati. In farmacia tutto ciò è possibile da parecchi anni, a prescindere dai riflettori che le sono stati puntati contro in questa torrida estate, a mio avviso con una sterile polemica.

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