Produzione: marcia indietro sull’offshoring
LA FILIERA
Produzione: marcia indietro sull’offshoring
Per l’Osservatorio Nomisma per Egualia sul Sistema dei farmaci generici 2021, uno dei principali problemi del comparto è legato all’autosufficienza strategica. Bene le performance del settore in Italia, ma da risolvere il nodo delle gare ospedaliere
25 novembre 2021
di Claudio Buono
Presentato la scorsa settimana a Roma, lo studio annuale dell’Osservatorio Nomisma per Egualia sul Sistema dei farmaci generici ha reso noti i dati di un comparto che ha retto bene malgrado due anni di emergenza sanitaria, ma ha anche messo in luce diverse criticità. Le principali riguardano essenzialmente due fronti: da un lato quello globale della internalizzazione delle produzioni e della scarsità delle materie prime, dall’altro quello delle difficoltà relative alle gare ospedaliere nel nostro mercato interno.
Le note positive
I principali dati di settore presentati da Lucio Poma, chief economist di Nomisma e coordinatore scientifico dello studio, parlano di un’industria farmaceutica che, nonostante il periodo, in Italia ha fatto registrare ottimi valori di performance, con un aumento delle esportazioni e dell’occupazione che collocano il nostro Paese al primo posto Ue per produzione.
Fortemente in crescita anche il mercato dei farmaci generici, che nell’ultimo anno ha conosciuto un incremento maggiore rispetto a quello dei non generici. Assai rilevante l’impatto in termini di fatturato e occupazione: crescono la produzione interna (ma non l’Ebitda e il valore aggiunto a causa dell’aumento dei costi di produzione) e i dipendenti, a beneficio dell’occupazione. E anche per numero di imprese di farmaci generici siamo i primi in Europa.
I problemi nella catena del valore
A dispetto delle più rosee prospettive di crescita, pesa come un macigno la carenza di materie prime e i colli di bottiglia nelle catene del valore, che coinvolgono tutti i comparti produttivi, farmaceutico incluso. «Il controllo delle nuove materie prime e delle produzioni primarie da parte dei Paesi asiatici è diventata ormai un’arma di competizione letale», ha spiegato Poma. «Per questo uno degli obiettivi della nuova pharmaceutical strategy europea punta a diversificare le catene di produzione e di approvvigionamento, promuovendo gli investimenti produttivi all’interno dell’Unione».
Possibili strategie
Una proposta concreta è quella di estendere ben oltre l’attuale limite la durata del temporary framework sugli aiuti di Stato concesso per la lotta alla pandemia, prolungando di almeno 3-5 anni le scadenze previste per il completamento dei progetti e rimuovendo il limite degli aiuti, oggi erogabili solo per i prodotti rilevanti per il Covid-19.
Nel breve termine, le strategie suggerite da Nomisma per ridurre i colli di bottiglia in tema di principi attivi e materie prime farmaceutiche sono principalmente due: moltiplicare le fonti di approvvigionamento (operazione però difficile vista la concentrazione geografica dei fornitori nei Paesi asiatici) o internalizzare alcune fasi della catena fino al raggiungimento di un livello accettabile di autosufficienza strategica. Si tratta, in pratica, di fare marcia indietro e riportare in Italia, con un’operazione di reshoring, le produzioni delocalizzate nei Paesi asiatici.
Ancor più impegnativa è la cura necessaria per incentivare il reshoring per la produzione in Italia di principi attivi farmaceutici scaduti di brevetto. Nell’analisi di Nomisma si legge che per avviare un polo competitivo europeo bisogna agire sia sull’offerta sia sulla domanda. In fase d’avvio servono aiuti diretti alle imprese, anche sotto forma di sovvenzione, per colmare il gap tra costi di produzione e bassi prezzi internazionali e va orientata parte della domanda pubblica sui farmaci che utilizzano i principi attivi prodotti nell’Ue.
Gare farmaci: stimare i fabbisogni
Il tema del secondo focus sviluppato dall’Osservatorio riguarda le gare pubbliche ospedaliere, con in primo piano l’impreparazione delle Regioni italiane a fare una stima precisa dei fabbisogni. Stima che nella maggior parte dei casi viene effettuata sulla base dello storico degli anni precedenti, spesso ricostruito a partire da flussi informativi sui consumi poco strutturati a livello di rete. ll disallineamento rispetto agli ordinativi effettivamente avanzati si traduce in danni elevati per le imprese e disincentiva ulteriormente la partecipazione alle gare da parte di esse. Un fenomeno reso già grave dalle gare basate sul solo ribasso di prezzo, che ad alcuni anni dalla scadenza del brevetto conducono a un progressivo assottigliamento della concorrenza. Le soluzioni proposte vanno da una minore discrezionalità delle stazioni appaltanti a una maggiore uniformità dei procedimenti, alla sburocratizzazione e diminuzione degli oneri per le imprese.