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Povertà sanitaria per 2,1 milioni di minori

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Povertà sanitaria per 2,1 milioni di minori

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Istat: in Italia 1,2 milioni di minori versano in povertà assoluta e 2,1 in povertà relativa. Il progetto "In Farmacia per i bambini" della Fondazione Francesca Rava copre il 50% dei bisogni dei minori in carico agli enti beneficiari della raccolta di farmaci e prodotti baby-care.

28 gennaio 2020

di Carlo Buonamico

Nonostante l’articolo 32 della Costituzione, l’accesso alle cure, si sa, in Italia non è uguale per tutti. La discriminante, purtroppo, è ancora oggi il reddito delle famiglie. Quando c’è da stringere la corda a essere tagliate per prime sono le spese per la salute, a partire da quelle odontoiatriche.

Stando ai dati Istat dello scorso anno, resi noti in occasione del convegno “Povertà sanitaria minorile: chi se ne cura?” svoltosi a Roma lo scorso 24 gennaio presso il Ministero della Salute, ben 1,2 milioni di minori italiani versano in povertà assoluta e il doppio (2,1 milioni) sono in povertà relativa. Il che significa serie difficoltà nel poter accedere a beni e servizi, tra cui quelli sanitari. Basti pensare che nel 2018 oltre quattro milioni di persone hanno dovuto rinunciare a esami o visite mediche specialistiche per problemi economici.

Per contrastare questo fenomeno da sette anni il progetto “In Farmacia per i bambini” della Fondazione Francesca Rava si occupa di raccogliere farmaci da banco e prodotti per la cura dei più piccoli, da distribuire agli enti che assistono famiglie in difficoltà. Nel 2019, grazie alla collaborazione di quasi 2.100 farmacie territoriali l’iniziativa benefica è riuscita a raccogliere prodotti donati dai clienti con i quali si è potuto sostenere circa 36.000 minori.

Ma questi sforzi non sono stati sufficienti a coprire le richieste di case-famiglia e comunità. A restituire la triste fotografia di quanto sia consistente il bisogno di farmaci da parte di una fetta di Italia che non riesce a fornire cure adeguate ai propri figli è l’indagine realizzata dalla Fondazione insieme all’Istituto di Ricerca Sociale, patrocinata dal dicastero di Lungotevere Ripa, Federfarma e Fofi grazie al sostegno di Network Kpmg in Italia, Chiesi, Fondazione di Sardegna, Fondazione Cariparma e Silc-Trudi. La raccolta di “In Farmacia per i bambini”, infatti, riesce a coprire solo il 50 per cento delle richieste provenienti dai centri di assistenza per i minori, che utilizzano quanto risparmiato grazie alle donazioni, soprattutto per acquistare e donare beni di prima necessità, dal cibo agli abiti. Per differenza, è possibile calcolare che per sei mesi all’anno le famiglie più bisognose devono provvedere direttamente a coprire le spese sanitarie dei minori. Spesso non riuscendovi.

Ecco perché è auspicabile che iniziative come “In Farmacia per i bambini” si moltiplichino, per poter consentire agli enti benefici di poter rispondere con maggiore forza alle crescenti richieste di aiuto provenienti dalle tre milioni di famiglie (circa nove milioni di persone) che si trovano in una situazione di povertà relativa nel nostro Paese, soprattutto i nuclei familiari del Sud, quelli stranieri o molto numerosi, riporta l’Istat. Ma non è tutto. Infatti grazie a questo tipo di progetti, indica l’indagine della Fondazione Rava, gli enti di assistenza minorile non solo ricevono un sostegno diretto in termini di prodotti da distribuire, ma beneficiano di una cassa mediatica fondamentale per portare a conoscenza dell’opinione pubblica il tema della povertà sanitaria e delle attività che possono essere messe in campo per farvi fronte.
Con la collaborazione di tutti i soggetti aderenti al progetto. A partire dalle farmacie: «Federfarma farà il possibile perché il progetto “In Farmacia per i bambini” possa coinvolgere sempre più farmacie: dalle 2.000 attuali a tutte le 18.000 presenti sul territorio nazionale», ha dichiarato la vice – presidente di Federfarma Nazionale, Silvia Pagliacci.

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