Anche se un progetto a geometria variabile mal si concilia con l’esigenza di delega forte e di maggiore riconoscibilità di cui qualunque rete che si rispetti avrebbe bisogno, abbiamo deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo e di credere a Sistema Farmacia Italia. Certo, come abbiamo scritto spesso, di aggregazione sentiamo parlare da vent’anni, proliferano da tempo le “catenelle” ma, come ha sottolineato il professor Castaldo alla convention di Federfarma Servizi e Federfarmaco a Mestre, hanno poche deleghe e non sono riconoscibili. Sistema Farmacia Italia nasce dunque come “rete ombrello” di tutte le altre ed è destinata a mutare nel tempo, ci auguriamo rafforzandosi. Oggi ne è garante innanzitutto il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, che probabilmente è colui che ci crede di più in questo momento, perché nella sua vita precedente, da manager della distribuzione intermedia, qualche aggregazione di non poco conto ha contribuito a crearla (Farmauniti) e ha lanciato pure uno dei pochi riusciti format dei farmacisti (Experta). L’accerchiamento delle farmacie nel frattempo continua, i dati che vi presentiamo su questo numero lo confermano: l’innovazione non passa più per il canale, le farmacie medie, che sono la maggioranza, soffrono più delle piccole e delle grandi, la minaccia dei nuovi competitors si moltiplica. Uno di loro lo abbiamo incontrato in questi giorni: l’ex direttore generale di Alliance Healthcare Italia, Riccardo Iacometti, ha fondato Farmaè, che si presenta come il primo retail onlife di salute e benessere in Italia. Con sei parafarmacie ha un fatturato e-commerce di 30 milioni e prevede che diventeranno 100 nel 2020. Ha organizzato un customer service con otto farmacisti che rispondono a circa 1.000 telefonate e a 400 mail al giorno. È evidente che la singola farmacia non può competere con soggetti del genere e meno che meno con i grandi colossi del web: leggete a pagina 29 l’esperienza del titolare che ha deciso di vendere su Amazon e dopo pochi mesi ha smesso, nonostante fatturati pazzeschi, per mancanza totale di margini. E non parliamo della questione servizi: sistema sanitario, assicurazioni, industrie si aspettano una farmacia sempre più in rete che possa svolgere screening, monitoraggio e prevenzione sul territorio. Come sappiamo, la legge 124 ha consentito l’entrata sul mercato a competitors di grande esperienza e molto attivi su questo fronte. Mai come ora quindi l’unione può fare la forza vale la pena di tentare di costruire quella super rete di cui si parla da anni – prima che commerciale, di servizio – e che si è sempre scontrata con gli individualismi a tutti i livelli della categoria, da quello del singolo titolare a quello del dirigente di cooperativa. Quindi aderite e monitorate. Il numero di adesioni, dobbiamo esserne tutti consapevoli, è solo il punto di partenza, non certo quello di arrivo, poi la differenza la farà la fedeltà e successivamente la capacità di delega. Questo è il passaggio più critico ma se la squadra sarà forte e credibile, ai titolari converrà delegare. E poi si passerà agli step successivi: il sell out, l’insegna, il format, i prodotti a marchio… L’impresa è titanica, nessuno può negarlo, e faranno una grande differenza le persone che la guideranno: all’inizio va bene che siano i farmacisti, poi si metta da parte l’autoreferenzialità e ci si affidi a manager. E a quel punto, inesorabile, sarà necessario il passo indietro delle catenelle, perché per la rete dei farmacisti deve essere una sola, forte e riconoscibile. Solo un progetto ambizioso ha un senso, ci si deve credere, come ha detto il presidente di Federfarma a Mestre. Altrimenti e per l’ennesima volta – ricordando il meraviglioso film di Brian De Palma “Gli intoccabili” – saranno solo “chiacchiere e distintivo”.