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Neurotrofine, c’è ancora molto da studiare

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Neurotrofine, c’è ancora molto da studiare

Dalla molecola scoperta da Rita Levi Montalcini ai farmaci innovativi. La rivista scientifica Nature e Dompé Farmaceutici chiamano a raccolta la comunità scientifica in una conferenza che vuol fare il punto sullo sviluppo di terapie basate su questa fondamentale famiglia di proteine

27 giugno 2024

di Rossella Gemma

Collaborare con le autorità regolatorie del farmaco, come la Food and Drug Administration (FDA) statunitense e la European Medicines Agency (EMA), per migliorare i tempi di sviluppo e di impatto dei nuovi farmaci già nella fase di sperimentazione clinica, per accelerare la diffusione di terapie innovative come quelle basate sulle neurotrofine, la famiglia di fattori di crescita nervosa scoperta da Rita Levi Montalcini. È questo l’appello che arriva da “From the Eye to the Brain”, la conferenza organizzata da Nature Italy, Nature Neuroscience e Nature Eye lo scorso 11 e 12 giugno alla Galleria del Cardinale Colonna di Roma, grazie alla sponsorship di Dompé Farmaceutici, che ha visto la partecipazione dei più importanti scienziati mondiali chiamati a riflettere sulle possibili applicazioni terapeutiche delle neurotrofine.

Condividere le scelte di studio e ricerca

«Il dialogo con gli enti regolatori è molto importante per condividere le sfide che si affrontano in laboratorio e ottenere input e idee su come migliorare le sperimentazioni», ha sottolineato Steven K. Galson, MD, MPH, oggi senior advisor di Boston Consulting Group, ex “Surgeon General” delle amministrazioni Bush e Obama e direttore del centro per la valutazione dei farmaci della FDA. «Quando si cerca di trasformare una scoperta in un farmaco bisogna chiedersi qual è il giusto percorso regolatorio, perché in molti casi gli accademici e anche le aziende hanno competenze scientifiche molto specifiche, ma quando si recano dalle autorità di regolamentazione scoprono di aver pianificato lo studio sbagliato – o uno studio giusto con la popolazione di pazienti sbagliata – e per questo le agenzie non lo trovano convincente». E visto che non esiste nessun manuale che spieghi come creare un farmaco di successo, secondo Galson «la cosa davvero importante è cercare di ottenere un input normativo molto precoce».

Le enormi potenzialità delle neurotrofine

Questo approccio è particolarmente importante per le nuove, potenziali, applicazioni terapeutiche delle neurotrofine come il Nerve Growth Factor (NGF, fattore di crescita nervoso) scoperto da Rita Levi Montalcini e il Brain Derived Neurotrophic Factor (BDNF) e altre molecole che, come hanno mostrato gli interventi della conferenza, riguardano anomalie corneali neurosensoriali, malattie retiniche, neuropatie ottiche, lesioni cerebrali traumatiche, rigenerazione assonale, demenza, Alzheimer e Parkinson.
«L’NGF e le altre neurotrofine sono tra le molecole di segnalazione più importanti del cervello perché organizzano il modo in cui i neuroni si sviluppano, connettono e organizzano il funzionamento del cervello», ha sottolineato Thomas Sudhof, docente presso la Scuola di Medicina e di Neurologia e di Psichiatria e Scienze Comportamentali della Stanford University e Premio Nobel per la Medicina nel 2013. «La ricerca offre opportunità enormi, che si realizzeranno una volta che avremo una migliore comprensione del ruolo delle neurotrofine».
L’ultimo decennio ha registrato passi avanti fondamentali con la prima applicazione terapeutica di una neurotrofina. Il primo trattamento con NGF è infatti stato approvato nel 2018 dalla FDA statunitense per il trattamento di una rara malattia della cornea. Come ha spiegato Jeffrey Louis Goldberg della Stanford University, oggi sono in corso sperimentazioni effettive per verificare se l’NGF è utile a proteggere o addirittura ripristinare la vista di alcuni pazienti in patologie con vasto impatto sanitario. «Per esempio, abbiamo testato NGF su un campione di pazienti affetti da glaucoma e abbiamo riscontrato che è sicuro e molto ben tollerato».

NGF: oltre le malattie dell’occhio

Gli studi sulla molecola scoperta da Montalcini ormai 70 anni fa guardano già oltre l’occhio e ne considerano possibili applicazioni nella cura della depressione, dell’Alzheimer, del Parkinson, nel ruolo della corteccia sul controllo del peso, oltre che in applicazioni cliniche nella terapia di alcuni traumi cerebrali nei bambini.
Quello che oggi sappiamo su questo gruppo di molecole è solo la punta di un iceberg e per capirne al meglio il funzionamento è necessario studiare anche tutto quello che vi ruota attorno, come ha ricordato Elliot Mufson, professore di Neurobiologia e direttore del laboratorio di ricerca sulla malattia di Alzheimer presso il Barrow Neurological Institute. «Abbiamo passato decenni a fare un minuzioso lavoro e ora iniziamo ad avere un quadro molto più chiaro, al punto di pensare di arrivare a terapie concrete in vari settori». Nel suo intervento Mufson ha discusso il ruolo che il fattore di crescita nervoso ricopre nel mantenimento delle cellule colinergiche situate in profondità nel cervello. Si tratta di cellule che producono un neurotrasmettitore chiave per le capacità cognitive, la cui degenerazione contribuisce all’insorgenza della demenza nelle persone con malattia di Alzheimer, Parkinson e Sindrome di Down. «In questo senso la ricerca su l’NGF potrebbe sviluppare strategie per raggiungere la popolazione di neuroni colinergici influenzandone positivamente la sopravvivenza e il mantenimento», ha sottolineato Mufson. «La strada della ricerca è complessa, ma sono molto ottimista ascoltando quello che ho sentito negli ultimi due giorni, perché il bisogno medico è enorme e le condizioni neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson riguardano centinaia di milioni di persone in tutto il mondo».

Dompé: crediamo nella ricerca

Dalle malattie della retina alla depressione, passando per il controllo del peso e l’Alzheimer, l’NGF sta dunque portando a numerose applicazioni concrete. Dompé è stato il primo gruppo a credere nelle possibilità di questi studi. Come ha spiegato Sergio Dompé, presidente esecutivo Dompé Farmaceutici, dalle pagine del Corriere della Sera, è «un lavoro che crediamo ci possa portare ancora più lontano. È per questo che abbiamo pensato di riunire a Roma oltre 100 scienziati di tutto il mondo per fare il punto sugli studi, le esperienze cliniche, le ricerche sulle potenziali applicazioni ai disturbi del sistema nervoso centrale». Aggiungendo poi come la proteina NGF sia oggi ancora molto attuale nonostante la veloce evoluzione delle biotecnologie – campo in cui l’Italia occupa tra l’altro un posto di primissimo rilievo.

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