Il manifesto per la sanità di Assosalute
LA FILIERA
Il manifesto per la sanità di Assosalute
Migliorare la sinergia medico di medicina generale e farmacista per ottimizzare l’uso dei farmaci di automedicazione e la sanità del territorio. Nell’ottica di favorire l’accesso alle cure e un uso più efficiente delle risorse e delle professionalità
19 novembre 2020
di Carlo M. Buonamico
Definizione di nuovi modelli di collaborazione tra medici di medicina generale (Mmg) e farmacisti. Creazione di nuove sinergie per contribuire al processo di educazione del cittadino al corretto uso dei farmaci. Allargamento dell’offerta dei farmaci di automedicazione per concentrare le risorse laddove servono di più. Sono le tre proposte che compongono il manifesto per la Sanità del futuro presentato da Assosalute lo scorso 12 novembre in occasione del webinar “Il valore dell’automedicazione nella riqualificazione del Ssn”, scaturite incrociando i dati di un’indagine che ha visto protagonisti proprio gli operatori della sanità territoriale (Mmg e farmacisti) e quelli del Censis e di Oms relativi all’impatto dei farmaci di automedicazione sul Servizio sanitario nazionale (Ssn). «Se l’Italia si allineasse alle opportunità terapeutiche europee in termini di utilizzo dei farmaci Otc, avremmo un risparmio di circa 844 milioni di euro diretto per il Ssn e 548 milioni di risparmi per i contribuenti (10,5 euro pro capite)», ha ricordato il presidente di Assosalute Maurizio Chirieleison, evidenziando anche la differente penetrazione del farmaco di automedicazione nel nostro Paese, che va dal 16,3 per cento del Nord al 12,7 del Sud a fronte di una media nazionale del 14,9.
Valorizzare l’uso degli Otc
La possibilità di ampliare il ricorso all’uso di questi medicinali come avviene nel resto d’Europa passa anche attraverso una maggiore collaborazione tra Mmg e farmacisti, che si dichiarano favorevoli a una cooperazione più ampia e stretta rispettivamente nel 50 per cento e nell’80 per cento dei casi. A patto che si riescano a risolvere alcune criticità come la mole di incombenze burocratiche che schiacciano il medico e la percezione che la professione del farmacista sia sottovalutata dalla società. E se da più parti si dice che l’imperativo categorico è la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale, è anche vero che il «56 per cento dei farmacisti non riesce a partecipare a iniziative di supporto all’aderenza terapeutica per le cronicità perché manca una retribuzione adeguata per questo tipo di servizio», ha evidenziato il direttore Area Innovazione dell’Istituto per la competitività (I-Com), Eleonora Mazzoni.
Camera e Senato allineati sulla sanità territoriale
Urge allora una revisione del quadro normativo di riferimento proprio per la sanità del territorio nell’ottica di prendere in carico il cittadino in modo preventivo. «Incardineremo diverse proposte di legge anche relative al farmacista di comunità e alle sue attività sul territorio», ha detto la senatrice Paola Boldrini attualmente vicepresidente della commissione Igiene e Sanità Pubblica di Palazzo Madama. Obiettivo: avere team multidisciplinari che lavorano sinergicamente per prevenire le patologie e procrastinare l’eventualità che il cittadino diventi paziente. «Solo con la capillarità delle farmacie si può dare un vero supporto alla salute sul territorio», ha aggiunto Boldrini. Come ha specificato l’onorevole Nicola Stumpo, anche la Camera è allineata rispetto a quanto avviene in Senato: «Bisogna avvicinare i cittadini alla sanità», e per farlo la ricetta passa attraverso la digitalizzazione e la telemedicina. Strumenti per semplificare l’accesso dei cittadini stessi alle cure. Ma si badi, «semplificare equivale a una riorganizzazione positiva del sistema in modo trasversale all’appartenenza politica. Partendo dalle reali necessità dei cittadini e non da quelle che la politica pensa che siano. Non occorre un aumento dell’uso dei farmaci, ma l’ottimizzazione del loro utilizzo, nell’ottica dell’appropriatezza terapeutica. Ed è ora che in questo processo le farmacie diventino veramente parte del Ssn». Così da renderlo «sempre più vicino alla porta di casa e sgravando la rete ospedaliera», ha aggiunto la senatrice Elisa Pirro.
Mmg e farmacista: ruoli ben definiti ma sinergici
Quale tipo di interazione dovrà esserci tra Mmg e farmacista è uno dei veri nodi da sciogliere secondo il vicesegretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Domenico Crisarà, secondo cui «Il problema non è l’uso degli Otc, ma l’individuazione della figura che possa identificare e valutare i sintomi prima e dopo l’assunzione di questi farmaci, nonché le eventuali interazioni con altri trattamenti o le allergie». Sarebbe quindi proprio il medico che conosce il paziente a essere deputato a questa funzione, ma «se ci fosse una reale possibilità di comunicazione con il farmacista, ancora molto frammentaria, sarebbe un grande valore aggiunto, soprattutto elle aree disperse e rurali», dove la farmacia offre orari di accesso molto estesi. «Basterebbe la condivisione del database del medico con la farmacia...», ha aggiunto Crisarà.
Certamente i 21 diversi Sistemi sanitari regionali e i relativi differenti modi di concepire l’assistenza sanitaria non aiutano in tal senso. Ma le istituzioni centrali potrebbero venire in soccorso. «La commissione Sanità del Senato vuole indicare un modello di medicina territoriale valido su tutto il territorio nazionale nonostante l’autonomia regionale data dal Titolo V», ha detto la senatrice Anna Maria Parente. Secondo la quale una prassi utile potrebbe essere quella di «favorire il consiglio fiduciario del farmacista avendo cura di raccomandare il ricorso al medico di medicina generale qualora il disturbo non si risolva e per la verifica delle interazioni e delle allergie».
Insomma bisogna ragionare con «mentalità diverse dal passato, ridisegnando gli algoritmi per riprogettare la nuova sanità del territorio», ha chiosato il presidente Fofi Andrea Mandelli. «Occorre cambiare molto per non essere travolti dalla forza dei tempi che imprimono una pressione inarrestabile. Il farmacista è una risorsa sempre più valorizzata in tutta Europa, andrebbe fatto anche qui da noi. Senza dovere e volere fare il medico o l’infermiere, ma con leggi nuove al passo con i tempi», ha aggiunto. Perché, in alcuni casi, la professione del farmacista è regolamentata addirittura da Regi decreti degli anni Trenta del secolo scorso.