Luglio 2019
EDITORIALE
Luglio 2019
Incompatibili
Qualche spiraglio per il titolare di farmacia che potrà forse inserire nella società di capitali anche la figlia farmacista che lavora in un’agenzia di pubblicità. Finora infatti la partecipazione alla società le era preclusa e vi era entrata soltanto la sorella, paradossalmente laureata in giurisprudenza e non in farmacia. L’avvocato Quintino Lombardo a pagina 34 ci spiega invece che, grazie a una recente sentenza del Tar Lazio, il farmacista che svolge un altro mestiere potrà forse partecipare a una società di capitali ma non operare in farmacia.
La questione dell’incompatibilità innervosisce quasi quanto quella delle pensioni, di cui vi parliamo nell’articolo a pagina 18. Di alcuni “semafori rossi”, come era il caso citato, non si comprende davvero la ratio, in altre circostanze invece, per esempio per le cariche istituzionali, le incompatibilità dovrebbero essere molte di più. Per questioni di opportunità e di correttezza. Di recente Federfarma ha approvato un Codice etico, di cui evidentemente si sentiva il bisogno, secondo il quale ci si impegna a “rimettere il mandato ogni qualvolta si presentino cause di incompatibilità” nonché a “non ricevere compensi per la partecipazione a iniziative o attività organizzate da soggetti che forniscono beni e servizi alle singole farmacie, ovvero a Federfarma in tutte le sue articolazioni”. Le incompatibilità di chi ricopre cariche istituzionali sono semplicemente imbarazzanti. Di recente sui social si è parlato anche di accumulo di cariche nel nostro mondo: non ci sono magari incompatibilità ma forse sarebbe bene prevederle e fare un po’ di piazza pulita.
Si possono svolgere bene due o tre incarichi contemporaneamente? Probabilmente no, si tende a delegare e quindi mantenere certe cariche rientra nel modus vivendi tutto italiano di non mollare mai nessuna “poltrona”. Non parliamo poi degli emolumenti, che magari (speriamo) non sono imbarazzanti ma sommati tra loro diventano stipendi importanti che offendono la rendita annuale – frutto di un lavoro di sacrificio – degli iscritti più deboli, per esempio i ruralissimi. Insomma, ci sono incompatibilità e incompatibilità. Quelle che hanno a che fare con la rappresentanza di categoria dovrebbero essere inappellabili, per una questione di rispetto nei confronti della base. Non è necessario essere pluripresidenti, non è opportuno che chi è a capo, per esempio, di una società che in questo momento richiede più che mai dedizione come Promofarma – era questo l’oggetto di un post che è stato censurato sul web – abbia altre cariche.
Anche perché se poi i risultati non arrivano a livello di rappresentanza, si può essere accusati di non aver dedicato abbastanza energie alla categoria, impegnati in altre attività più o meno redditizie. Lasciamo spazio ai giovani, dunque, a menti nuove che darebbero sicuramente un contributo originale alla discussione sulla professione. E che magari possono impegnarsi in altri settori e tenere un piede come soci nella società di famiglia. Che è appunto di famiglia, non della categoria, e la differenza è sostanziale.
LAURA BENFENATI
Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore