L’industria farmaceutica italiana ha i numeri
LA FILIERA
L’industria farmaceutica italiana ha i numeri
Nel corso dell’Assemblea annuale, Farmindustria mostra la fotografia del settore: primo posto a livello mondiale per crescita dell’export (2021- 2023), primo posto per competitività nel manifatturiero, un welfare all’avanguardia e altro ancora. Ma, come ricorda il presidente Cattani, la competizione globale corre e bisogna creare le condizioni per poter essere sempre più veloci
11 luglio 2024
di Rossella Gemma
Un’industria farmaceutica, quella italiana, che, grazie alle imprese internazionali e nazionali che continuano a investire nel Paese, tra il 2021 e il 2023 si attesta al primo posto a livello mondiale per crescita dell’export. Questi i numeri della fotografia scattata da Farmindustria nel corso dell’Assemblea annuale, dello scorso 4 luglio, all’Auditorium Conciliazione di Roma: farmaci e vaccini sono il secondo settore made in Italy per saldo estero, 17 miliardi di euro nel 2023, e la quota dell’export farmaceutico sul totale manifatturiero è passata dal 3,8 per cento all’8,3 per cento in 20 anni. La nostra industria del farmaco si conferma un settore hi-tech strategico per la Nazione. La produzione ha toccato i 52 miliardi di euro nel 2023, con oltre 49 di export, nonostante le difficoltà causate dall’aumento dei costi del 30 per cento rispetto al 2021. Gli investimenti sul territorio sono di 3,6 miliardi, di cui 2 in R&S. Gli addetti sono 70.000 (+2 per cento nel 2023 e +9 per cento in 5 anni), con un incremento di quasi il 20 per cento di under 35 negli ultimi cinque anni, e con un’elevata presenza di donne, il 45 per cento del totale, con un welfare aziendale all’avanguardia. Secondo Istat, quello farmaceutico è il primo settore per competitività tra quelli manifatturieri, con il più alto valore aggiunto per addetto, parametro di produttività per cui siamo migliori degli altri Big UE.
Essere veloci e recuperare competitività
Ma la competizione globale corre sempre di più: ecco perché per Farmindustria bisogna essere veloci, attrarre investimenti e offrire innovazione facendolo diventare un must delle politiche dell’Unione Europea e dell’Italia. Come ha sottolineato il presidente Marcello Cattani presentando i dati: «Bisogna proseguire nel dialogo tra Istituzioni e industria collaborando nell’ottica di una visione condivisa dell’interesse nazionale. Perché solo insieme è possibile vincere in Europa e nel mondo». Recuperare competitività significa cambiare in fretta la rotta e la prospettiva: la salute deve diventare prioritaria ed essere considerata un investimento che genera anche risparmi sociali ed economici, evitando altri costi, mentre l’industria farmaceutica deve essere percepita come un’alleata su cui contare, perché trasforma le conquiste scientifiche in cure per i cittadini.
Farmindustria chiede per l’Italia, poi, una governance farmaceutica «davvero moderna», con regole nuove, chiare, adatte alla rapidità dell’innovazione, superando il sistema del payback, «tassa iniqua e aggiuntiva che grava sulle aziende per quasi 2 miliardi nel 2024».
Fondamentale è anche ridurre i tempi di accesso all’innovazione per i cittadini, ancora troppo lunghi e con evidenti differenze sul territorio, che generano disuguaglianza e disomogeneità.