L’incontro di due solitudini
IL LIBRO
L’incontro di due solitudini
Due vite allo specchio, opera prima del farmacista Marco Florita, racconta di due generazioni, di un vecchio e di un ragazzo, vicini per caso, che vivono una risonanza inaspettata, fatta di sensazioni, percezioni ed emozioni
12 novembre 2024
a cura della Redazione
«Il mio è un libro sui sogni e i ricordi», ci ha detto Marco Florita a PharmEvolution a Catania, all’evento dedicato ai farmacisti scrittori, raccontandoci la sua opera prima, Due vite allo specchio (Log Edizioni), nata da una poesia scritta in età adolescenziale e più tardi rielaborata in prosa. Marco è socio direttore in una farmacia di Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese, e il suo è un romanzo di formazione che racconta l’incontro di due solitudini, di due persone di età molto diverse ma vicine nell’anima. Tiziano, Paolino, la Jo, il signor Giorgio: ci sono molti personaggi che Marco ha incontrato nel suo percorso e altri che ha creato lui. A Catania ci ha detto che la scrittura cura, la scrittura aiuta anche a «impedire che le persone che passano nelle nostre vite, magari per breve tempo, poi svaniscano e ne escano definitivamente». Ora è al lavoro sul suo secondo libro.
Ognuno di noi ha un suo livello di presa di coscienza e credimi non siamo tutti sullo stesso piano, è come una sorta di piramide a scalini, enorme, gigantesca, più in alto riesci a salire più lontano riesci a vedere, se sali vedi sempre qualcosa di più di coloro che stanno nel gradino immediatamente sottostante al tuo, e così è, l’orizzonte aumenta sempre di più per chi arriva verso la cima (…)
Tutti noi ci disponiamo negli spazi che ci competono e che riteniamo a nostra disposizione, o alla nostra portata, chi si ferma al primo gradino ha molto spazio su cui muoversi, e ha anche molti compagni di viaggio, molte opportunità di condivisione e di relazione.
Chi invece, spinto da virtù, necessità o dalla sua determinazione, comincia a salire respira un diverso piacere: in qualche modo dilata l’orizzonte, ma perde gradatamente l’ampiezza degli spazi sui cui potersi muovere, e perde numericamente anche le possibilità di trovare compagnia, di interagire coi propri simili.
Salendo sale sia la presa di coscienza che la sensazione della solitudine, sino ad arrivare in cima, dove questa sensazione forzatamente è totale.