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Intelligenza artificiale, una leva per favorire la salute di genere?

L’INNOVAZIONE

Intelligenza artificiale, una leva per favorire la salute di genere?

(c) macrovector/freepik.com

Sull’attuazione di un accesso alle cure più inclusivo e sensibile alle differenze di genere la strada è tracciata ma molto resta da fare. L’AI si candida come fattore di accelerazione del processo di focalizzazione gender-oriented nella ricerca, nella diagnosi e nella cura delle patologie

7 novembre 2024

di Lorenzo Spadoni

Si è recentemente svolta, nell’ambito della Milano Digital Week, la conferenza Mi Curo Digitale: il linguaggio della salute di genere per l’AI, promossa da PwC. Obiettivo dell’incontro, fare il punto su come gli strumenti digitali e l’intelligenza artificiale possono coniugare l’approccio gender-oriented con il principio di accesso alle cure, e favorire condizioni di salute e benessere sempre più inclusive.

Differenze importanti da cui non si può prescindere

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il concetto di “medicina di genere”, o Gender-specific Medicine, come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socioeconomiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni individuo. Le evidenze risultanti da dati clinici, sperimentali ed epidemiologici indicano chiaramente l’esistenza di differenze associate al genere nell’insorgenza, progressione e manifestazioni cliniche di molte patologie, oltre che negli effetti indesiderati delle terapie farmacologiche. Risulta quindi decisivo tenere conto, a ogni età, di tali differenze sia nella fase di diagnosi sia in quella di cura di una patologia.

Esiste infatti una disparità tra uomini e donne anche nell’accesso alle cure e alle possibilità di diagnosi e trattamento, in particolare per alcune condizioni come le malattie autoimmuni o le malattie cardiache. Per esempio, una donna ha una probabilità di sette volte superiore rispetto a un uomo di accedere al Pronto soccorso e ricevere una diagnosi errata per una condizione cardiaca. Inoltre, le donne sono a maggior rischio (1,5 volte) di sviluppare effetti collaterali associati alle terapie, e la probabilità che i prodotti siano ritirati per rischi legati alla sicurezza è, per le donne, più alta di circa 3,5 volte rispetto agli uomini.

La ricerca scientifica da sempre si è concentrata prevalentemente sugli uomini; a questi era riservata, fino al 1993, l’adesione agli studi clinici. Oggi il numero delle donne coinvolte negli studi è aumentato, e compreso tra il 25 e il 40 per cento dei soggetti arruolati. Manca tuttora, quindi, una reale panoramica delle differenze tra individui di diverso genere, di cui sarebbe invece necessario tenere conto per garantire l’equità delle cure; farmaci e dispositivi medici, soprattutto per quelle malattie che non hanno una specificità legata al genere, sono stati testati sugli uomini, con risultati dipendenti dalle caratteristiche fisiologiche del genere maschile.

Il possibile ruolo dell’AI

L’erogazione di livelli di assistenza differenziati, in base alle caratteristiche individuali, richiede in primo luogo la preparazione dei professionisti sanitari sul tema, oltre che la diffusione delle conoscenze rispetto alla salute di genere.

Secondo quanto emerso dalla discussione, l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare un acceleratore per favorire la trasformazione verso l’attuazione della medicina di genere. Attraverso gli strumenti dell’AI, è infatti possibile combinare enormi quantità di dati provenienti da fonti diverse, e con differenti caratteristiche, quali documenti, video, informazioni derivanti dal mondo dei Big data, da utilizzare negli ambiti di ricerca, diagnosi e trattamento. L’integrazione di dati diversificati può portare a una maggior precisione e personalizzazione dei risultati, e giocare quindi un ruolo strategico per garantire l’equità, supportando l’innovazione di prodotto e di processo. Al professionista sanitario, il cui ruolo sarà sempre quello di sovraintendere alla funzionalità degli algoritmi, spetta il compito di interpretare i risultati in vista di una più corretta e mirata applicazione nella pratica clinica.

Fiducia nell’AI da parte delle aziende della salute

In base alla 27a Annual Global Ceo Survey di PwC, l’indagine che viene condotta ogni anno coinvolgendo, a livello globale, i Ceo delle aziende che operano nel settore sanitario, l’AI può rappresentare una leva per la trasformazione.

I Ceo italiani, oltre a dichiarare livelli di adozione dell’AI generativa superiori alla media globale (il 34 per cento degli intervistati ha dichiarato di averla introdotta in azienda negli ultimi 12 mesi, contro il 25 per cento riscontrato a livello globale), considerano tale tecnologia il principale motore della trasformazione delle proprie aziende nei prossimi anni. Per il 53 per cento degli intervistati l’intelligenza artificiale migliorerà, nel corso dei prossimi 12 mesi, non solo la qualità di prodotti e servizi, ma anche la capacità dell’azienda di avere un rapporto di fiducia con i propri stakeholder. In una visione a medio termine, il 69 per cento ritiene che l’AI modificherà in modo significativo i modi in cui l’azienda crea, distribuisce e acquista valore, e che aumenterà il grado di concorrenza. A fronte di tutto questo, per il 75 per cento sarà necessario sviluppare nuove competenze da parte della maggior parte del personale. Non mancano infine, preoccupazioni rispetto ai possibili rischi, prima fra tutti la cybersecurity, con la necessità di attuare le opportune misure atte a garantire protezione e sicurezza dei dati in tutte le fasi.

Il settore della salute, soprattutto in Italia, è caratterizzato da solide attività di investimento e da una forte vivacità nel numero di transazioni, rispetto ad altri comparti. È tuttavia riconosciuta la necessità di sviluppare e far evolvere i propri modelli di business, al fine di fornire risultati sostenibili per gli stakeholder e la società. In particolare, secondo i Ceo del settore della salute, i cambiamenti nelle preferenze dei pazienti/clienti, le modifiche alla regolamentazione e le trasformazioni tecnologiche attesi nei prossimi tre anni avranno un impatto sulla creazione di valore da parte delle aziende e renderanno necessari nuovi modelli di business affinché queste possano restare economicamente sostenibili.

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