Il rumore che fa una farmacia venduta
LA VOCE DELLA BASE
Il rumore che fa una farmacia venduta
Di questi tempi, lo stesso clamore di un albero che cade nella foresta: nessuno. Anche se è sotto gli occhi di tutti. E però ora il mondo sembra più povero
18 gennaio 2024
di Aldo Cacco,
farmacista
In ultimi giorni sono venuto a conoscenza di due fatti che mi hanno turbato. Entrambi riguardavano la vendita di farmacie, una a Verona, l’altra a Portogruaro. Due non-notizie quindi, considerando che la cessione di una farmacia non fa più rumore.
Ma come può essere dunque che queste non-notizie siano state, per me, tanto destabilizzanti? Perché conosco un pochino la realtà di queste due farmacie? Forse proprio per questo.
Entrambe erano caratterizzate dalla forte presenza dei titolari, persone che si sono impegnate per raggiungere l’eccellenza nel proprio lavoro, capaci di dare un’identità preziosa alle loro imprese, tanto da averle rese punti di riferimento importanti nelle rispettive realtà.
La ricchezza della loro esperienza verrà perduta? Sarà mantenuta e sviluppata? Se non avvenissero queste due ultime ipotesi la categoria ne uscirebbe indebolita?
Dei due aspetti della farmacia contemporanea – quello dei servizi e quello delle competenze e della conoscenza – il primo è facilmente replicabile e alla portata di tutti, il secondo richiede un importante e faticoso impegno, e non tutti, come i colleghi di Verona e Portogruaro, saranno capaci di portare avanti questo plus valoriale della professione. Magari più creativo e certamente meno scontato.
Concludendo, oggi mi sento più povero, perché dei bravi colleghi hanno lasciato il posto al capitale. Ed è sempre più vicino l’avverarsi della profezia delle moléche fritte…