Banca IFIS: acquisizione di Credifarma S.p.A. e partnership con Federfarma
MERCATO
Banca IFIS: acquisizione di Credifarma S.p.A. e partnership con Federfarma
Banca IFIS ha annunciato l’inizio del processo di acquisizione di Credifarma S.p.A. In parallelo partirà anche una partnership esclusiva con Federfarma a favore delle farmacie italiane
12 luglio 2018
di Redazione
Diventare il leader della finanza specializzata alle farmacie in Italia, questo l’obiettivo che si prefigge Banca IFIS con la sottoscrizione di accordi vincolanti per l’acquisizione di quote che poteranno l’istituto di credito ad avere il controllo di Credifarma probabilmente entro la fine dell’estate.
La società finanziaria, attualmente controllata al 67,5% da Federfarma, con quote di minoranza complessivamente pari al restante 32,5% detenute da UniCredit e BNL-Gruppo BNP Paribas, si occupa di finanziamenti a breve termine per le farmacie private.
L’operazione prevede anche un aumento di capitale, al termine del quale Banca IFIS – che investirà complessivamente circa 0 milioni di euro, deterrà il 70% di Credifarma, restando il 30% a Federfarma e aprendo le porte a una partnership strategica pluriennale con Federfarma per promuovere il ruolo di Credifarma in favore degli associati di Federfarma.
La strategia conseguente all’operazione comprenderà, tra l’altro, un ampliamento della base prodotti con nuove soluzioni per la farmacia con l’obiettivo di soddisfare la clientela in tutte le diverse fasi di attività (dai prestiti per acquisizioni ai debiti di fornitura) e l’offerta sul mercato della monetica per soddisfare le esigenze del sistema di pagamento dei farmacisti (POS, ATM evoluti etc.).
Ha commentato Giovanni Bossi, Amministratore Delegato di Banca IFIS. “Grazie alla forte integrazione ed alle rilevanti sinergie con la già consolidata divisione Farmacie del Gruppo, Credifarma potrà diventare il punto di riferimento per il supporto finanziario, lo sviluppo e l’utilizzo degli strumenti digitali al servizio del settore farmacistico italiano”.
INFORMAZIONI
Il database è consultabile all’indirizzo web databaseomeopatia.alfatechint.com e le istruzioni per l’uso sono reperibili su file PDF disponibile su internet
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«Il punto forte di un servizio di consegna a domicilio è sicuramente la fidelizzazione», dice Erika Mallarini, professor di Public management and policy della Sda Bocconi school of management. Una serie di vincoli normativi sulla gestione del farmaco etico rendono però più complessa, per la farmacia, l’entrata nell’e-commerce e la gestione dell’ordine on line, visto che c’è di mezzo una ricetta del medico e la consegna a domicilio (home delivery) di un medicinale. «Rispetto alla Grande distribuzione, la farmacia ha un elemento normativo che, proprio per i prodotti più importanti, blocca la consegna a casa del paziente», spiega Mallarini. Se la vendita on line del farmaco etico è praticamente impossibile, la farmacia può puntare sul servizio di consegna. Un colosso come il francese Carrefour, per esempio, non ha investito in e-commerce, ma il cliente può scegliere di farsi portare a casa la spesa che ha appena fatto in negozio. Sull’home delivery della farmacia ha aperto la strada Pharmap. «Si tratta», dice l’esperta, «di una app con cui il paziente prenota il servizio di un pharmaper, cioè di una persona che, dato l’indirizzo di consegna, quello del medico e della farmacia, si occupa di ritirare la ricetta, recarsi in farmacia e di portare il medicinale al paziente entro 45 minuti dall’ordine o in altro orario definito». Il servizio, simile al personal shopper di Supermercato24, può essere prenotato anche accedendo al portale web, o attraverso una chiamata telefonica al call center gratuito. L’esperienza è partita due anni fa su iniziativa di Federfarma Palermo e oggi è presente anche a Milano, Torino, Bologna e Firenze. «I costi sono sostenuti dalla farmacia, che sottoscrive un abbonamento con Pharmap», puntualizza Mallarini. A proposito di costi, per fare il salto nel digitale, bisogna fare bene i conti. L’e-commerce è un’organizzazione che ha alti costi e bassi margini. La Gdo può permettersi certi investimenti proprio per la vendita di grandi volumi dei prodotti più frequentemente acquistati. «Il mondo digital», ricorda la professoressa , «ha logiche diverse da quelle della farmacia». Accanto alla questione normativa, si devono quindi considerare anche quella organizzativa ed economica. Nel caso di Otc, farmaci di automedicazione e parafarmaci, il problema giuridico chiaramente non si pone, ma «per giustificare l’investimento si devono muovere volumi di merce in grado di sostenere gli alti costi di distribuzione e i bassi margini sui prodotti: su web i prezzi tendono a essere scontati rispetto al negozio», osserva Mallarini. Serve quindi un’organizzazione tipo “hub”, cioè un unico punto di raccolta da cui far partire gli ordini, un po’ come le piattaforme della Gdo. Chiaramente questo modello non è proponibile alla singola farmacia, ma a una rete sì. In Italia, questo approccio è già stato attivato dal gruppo di farmacie Lloyds. Unica eccezione al sistema, è la farmacia Serra di Genova che ha puntato fortemente sul digitale. «Non ci si può improvvisare», ricorda Mallarini, «il digital ha altre logiche, tempistiche di evoluzione e aggiornamento. Nella maggioranza dei casi, se si vuole entrare nell’e-commerce, meglio pensare in rete».