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Gare di acquisto regionali: la stima la dà un algoritmo

LA FILIERA

Gare di acquisto regionali: la stima la dà un algoritmo

(c) ermarca/it.123rf.com

Per calibrare gli approvvigionamenti farmaceutici, uno studio di Healthcare Datascience LAB della Liuc-Università Cattaneo ha permesso di realizzare un’interfaccia web gratuita per calcolare i reali fabbisogni. Massimiliano Rocchi, vicepresidente Egualia: «Servono accordi quadro con più fornitori, come per i biosimilari»

15 giugno 2023

di Rossella Gemma

Una web app come strumento previsionale per il calcolo realistico del fabbisogno farmaceutico nella gestione degli appalti pubblici, pensato per effettuare una previsione degli anni 2023, 2024 e 2025, ma che può essere aggiornato estendendone l’orizzonte temporale anno dopo anno. Lo strumento, utilizzabile gratuitamente dagli enti regionali appaltanti e dalle aziende farmaceutiche, è l’algoritmo sviluppato grazie allo Steinbocc Project (Stima dei fabbisogni di gara: variabili di impatto e predictive data analytics), uno studio realizzato dai ricercatori dell’Healthcare Datascience LAB della Liuc-Università Cattaneo – Daniele Bellavia, Francesco Bertolotti e Fabrizio Schettini – con la responsabilità scientifica di Emanuela Foglia, in collaborazione con Egualia (industrie dei generici, biosimilari e value added medicines).

Una incapacità previsionale molto onerosa

Lo studio, presentato lo scorso 7 giugno in un convegno a Roma, prende in esame dati Aifa e IHS (Information Hospital Service) per le gare bandite dal 2016 al 2021 e riferite a tre differenti principi attivi analizzati a livello regionale: daptomicina, midazolam e paclitaxel, tre principi attivi a brevetto scaduto, un grado di innovazione medio-basso e ambiti di applicazione diversi, la cui ottimizzazione dei consumi può rappresentare un’importante fonte di risparmio per il Sistema sanitario nazionale.
In effetti i dati riferiscono come le centrali di acquisto, per essere sicure di ricevere le forniture, sovrastimino il consumo. Oppure, peggio ancora, dichiarino abitualmente fabbisogni molto inferiori ai consumi reali, per poi ricorrere ad acquisti fuori previsione, più costosi. «Si rintracciano tante gare con una bassa quantità bandita di farmaco – hanno spiegato i ricercatori – e pochissime gare con alti volumi di acquisto, più efficienti, ma spesso “deserte”, perché la voglia di economie di scala, con prezzi troppo bassi, specie per le gare multiregionali, ha messo in fuga i fornitori».

Centralizzare gli acquisti, individuare i prezzi corretti

«Lo studio realizzato da Liuc – ha precisato il vicepresidente Egualia, Massimiliano Rocchi – offre la conferma scientifica di quanto le aziende farmaceutiche denunciano da tempo sulla frammentazione regionale e sulla insostenibilità economica dei modelli di acquisto pubblici in gare per farmaci fuori brevetto, basati su un unico aggiudicatario al prezzo più basso». Rocchi ha evidenziato come sia ormai indispensabile introdurre, anche per i farmaci fuori brevetto di sintesi chimica, come già accaduto per i biosimilari, la regola degli accordi quadro con più fornitori, con quote predeterminate. «Questo, nel panorama attuale – ha aggiunto – sarebbe l’unico elemento veramente innovativo capace di garantire razionalizzazione della spesa e nel contempo un’ampia disponibilità delle terapie, perché i pazienti avrebbero la possibilità di essere trattati con uno dei primi tre farmaci nella graduatoria dell’accordo-quadro, classificati secondo il criterio del minor prezzo o dell’offerta economicamente più vantaggiosa».
Dallo studio HD LAB emerge con chiarezza che due sono gli elementi cruciali per rendere efficienti i processi d’acquisto: il processo di aggregazione e accentramento delle gare a livello regionale o comunque la centralizzazione, nel tentativo di ridurre la complessità determinata dalla frammentazione delle richieste provenienti dalle singole ASL/AO e l’individuazione del prezzo ottimale al di sotto del quale aumenta la probabilità di gare deserte, con conseguente inefficienza per il Ssn.

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