Fentanyl: in Italia nessuna emergenza, ma ancora per quanto?
L’INTERVISTA
Fentanyl: in Italia nessuna emergenza, ma ancora per quanto?
Non ancora diffuso nel nostro Paese, questo potente oppioide sintetico, nato per la gestione del dolore ma divenuto protagonista di una “tossicodipendenza diffusa” negli Usa, ha più di una caratteristica che lo rende molto pericoloso ed estremamente appetibile al mercato illegale. Ne abbiamo parlato con Marco Pistis, farmacologo del gruppo “Dipendenze patologiche” della Sif
11 aprile 2024
di Rossella Gemma
L’istituzione nel nostro Paese del Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl anticipa un problema che altrove è già un’emergenza conclamata. Mentre negli Usa, infatti, la sostanza è di facile reperibilità, il sistema di prescrizione di oppioidi italiano è regolamentato in maniera stringente dalla legge 15 marzo 2010 n. 38, quindi una casistica di abuso come quella che si registra negli Stati Uniti è davvero poco probabile. Il rapporto OsMed del 2021 ha mostrato che in Italia le dosi di oppioidi si assestano a circa 8 dosi giornaliere per 1.000 abitanti, contro le 20 che si registrano per esempio in Austria e Germania.
Dunque, c’è da preoccuparsi o possiamo stare tranquilli, almeno per ora? Lo abbiamo chiesto a Marco Pistis, docente di farmacologia presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Cagliari e membro del Gruppo di lavoro “Dipendenze Patologiche”, costituito nel febbraio 2013 dalla Società Italiana di farmacologia (Sif), che vanta tra i suoi iscritti esperti di fama mondiale le cui ricerche hanno contribuito in modo sostanziale alla conoscenza del fenomeno delle dipendenze, dei meccanismi d’azione sottesi e all’individuazione di strategie terapeutiche innovative.
Dottor Pistis, in Italia il sistema di prescrizione degli oppioidi è severamente regolamentato: quali sono però gli elementi di rischio che emergono?
Gli elementi di rischio legati al fentanyl riguardano alcune caratteristiche specifiche della molecola. Per prima cosa l’elevatissima potenza rispetto agli oppioidi “classici” come morfina o ossicodone: sono sufficienti piccolissime dosi di fentanyl per dare effetti molto intensi potenzialmente letali. Proprio l’elevata potenza rende questo farmaco gestibile con difficoltà sia da parte degli utilizzatori (che possono facilmente arrivare a overdose letali) sia da parte degli operatori di pubblica sicurezza impegnati nel contrasto al mercato illegale. Poi, c’è il fatto che le dosi necessarie sono molto piccole e quindi appetibili per il commercio illegale.
Altre debolezze?
Sicuramente la difficoltà nella rilevazione nei test tossicologici ordinari e la facilità nella sintesi chimica, che permette ai laboratori illegali di produrre molto facilmente il fentanyl come anche diversi suoi derivati ancora più pericolosi.
Fentanyl a parte, quali sono i farmaci di cui si registrano i maggiori abusi e quali le differenze negli effetti collaterali e nelle modalità di somministrazione?
Il fentanyl e i suoi derivati sintetici non sono ancora molto diffusi in Italia, ma se restiamo nell’ambito degli oppioidi, un rilievo particolare ha sempre l’eroina, insieme a una quota marginale di ossicodone o di metadone da “diversione” (cioè utilizzati al di fuori dalla prescrizione legale o su soggetti a cui non è stato prescritto). Tutti gli oppioidi hanno gli stessi effetti, che dipendono dalla dose: sedazione, sonnolenza, confusione mentale, miosi, nausea, vomito, costipazione, vertigini fino ai sintomi pericolosi per la vita, quali rapida depressione respiratoria, incoscienza, coma e morte. Nell’uso cronico il problema più grave è legato alla dipendenza.
Invece, nell’ambito delle Nps (Nuove Sostanze Psicoattive) sono molto utilizzati i cannabinoidi sintetici e i farmaci psichedelici, soprattutto derivati della ketamina o della fenciclidina. Questi farmaci danno effetti diversi, generalmente non mortali ma sempre pericolosi: allucinazioni, deliri, stato di dissociazione, alterazioni delle percezioni e della cognizione, sintomi psicotici (simili alla schizofrenia). Sono possibili degli effetti tossici anche letali, soprattutto convulsioni o alterazioni del ritmo cardiaco.
In che modo e in quali canali si può incrementare la comunicazione e l’informazione sui rischi che l’abuso di queste sostanze può comportare?
È fondamentale l’informazione e l’educazione soprattutto in ambito scolastico. Ma è anche fondamentale l’aggiornamento e la formazione degli operatori sanitari e di PS, che spesso non hanno una preparazione adeguata riguardo alle Nps, soprattutto nella gestione delle emergenze. È importante, come anche indicato nel Piano nazionale di prevenzione dell’abuso di fentanyl, diffondere capillarmente la disponibilità dell’antagonista degli oppioidi (naloxone), in grado di risolvere rapidamente le situazioni di overdose. Meno efficace è la semplice repressione del fenomeno, se non accompagnata da interventi educativi e formativi appropriati.