informazione, partecipazione, condivisione

Facciamo il punto sul patto di famiglia

TRE DOMANDE A…

Facciamo il punto sul patto di famiglia

Quintino Lombardo

Nato per agevolare il passaggio generazionale, questo contratto vuole garantire stabilità e continuità all’impresa farmacia, oltre che il mantenimento della serenità nei rapporti familiari. Ma è stato apprezzato dai titolari? Quali sono le condizioni per poterlo realizzare? Ci sono esempi “virtuosi” con cui confrontarsi? Abbiamo girato i quesiti all'avvocato Quintino Lombardo, dello studio legale HWP Franco, Lombardo, Cosmo

25 gennaio 2024

di Quintino Lombardo

Il patto di famiglia, che ha ormai quasi una ventina d’anni ed è nato per agevolare la transizione generazionale nelle imprese familiari, ha avuto tra i titolari di farmacia il successo che ci si aspettava?

Il patto di famiglia è il contratto con cui l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote a uno o più discendenti, con l’obiettivo di agevolare la soluzione dei problemi di diritto successorio connessi al trasferimento generazionale dell’azienda e del rimanente patrimonio familiare. Qui prevale l’obiettivo di stabilità e continuità dell’impresa e, per questa ragione, si può disporre dei beni aziendali o delle partecipazioni societarie in sostanziale deroga al tradizionale divieto di patti successori. Stipulato il patto di famiglia, salvo casi particolari, tutti i legittimari, cioè i parenti più stretti del titolare di farmacia ai quali la legge riserva obbligatoriamente una quota del patrimonio di quest’ultimo, dovrebbero essere soddisfatti nei loro diritti, prevenendo così le più comuni ragioni di contenzioso alla morte del titolare. Ha avuto il successo che ci si aspettava? Il confronto con le aspettative non è mai facile e i problemi applicativi non sono mancati, ma direi che in determinate situazioni, quando abbiamo potuto utilizzarlo, è stato uno strumento utile sia per il buon andamento della farmacia trasferita che per la serenità dei rapporti familiari.

Quali sono allora le condizioni necessarie per poterlo realizzare?

Il Codice civile stabilisce che “al contratto devono partecipare anche il coniuge e tutti coloro che sarebbero legittimari ove in quel momento si aprisse la successione nel patrimonio dell’imprenditore”, ai quali è dovuta, da parte degli assegnatari dell’azienda o delle partecipazioni societarie, ove i legittimari non vi rinuncino in tutto o in parte, la liquidazione degli importi corrispondenti al valore delle quote di legittima mediante il pagamento di una somma o l’attribuzione di beni in natura, che per l’appunto “sono imputati alle quote di legittima loro spettanti”. Serve insomma che tutti i legittimari (coniuge e figli e, in mancanza di figli, gli eventuali ascendenti) siano d’accordo a partecipare al patto di famiglia e che vi sia anche un accordo sul valore da attribuire alla farmacia o alle partecipazioni e sulle modalità di liquidazione dei legittimari. È un lavoro impegnativo, però quando riesce e si trova il consenso di tutti il trasferimento aziendale è stabile e quanto ricevuto dai contraenti non è soggetto a collazione o riduzione, cioè è sottratto alle possibili future doglianze dei familiari. Stabilità e continuità, per l’appunto, prima di tutto.

Ci racconta una vicenda in cui il patto di famiglia si è rivelato la giusta soluzione per consentire un sereno passaggio generazionale?

Le vicende in cui abbiamo utilizzato il patto di famiglia con successo (e per “successo” intendo la soddisfazione di tutti) sono quelle nelle quali si è potuto lavorare partendo da un solido rapporto tra i familiari e aiutando ciascuno a rendere esplicito il proprio progetto di vita. Il desiderio della nuova generazione di proseguire nell’esercizio della farmacia deve magari assecondare quello del titolare a “sganciarsi” progressivamente e con adeguate garanzie; i progetti personali o professionali di chi non è interessato a subentrare nella farmacia (e dopo la riforma del 2017 anche chi non è farmacista, come sappiamo, potrebbe essere coinvolto) devono essere chiariti con sincerità e devono trovare corrispondenza nelle obiettive capacità patrimoniali familiari quanto alla liquidazione della quota di legittima. Parlare di soldi e di progetti per il futuro può non essere facile ma, se tutti i tasselli vanno al posto giusto, il risultato è: titolare soddisfatto, passaggio dell’azienda nelle mani solide di uno o più figli ben motivati all’impegno che assumono, opportunità diverse anche per chi non subentra (che non deve sentirsi “escluso”), il tutto per l’appunto in un contesto di assoluta serenità dei rapporti familiari.

0 Condivisioni

Altre news

25 Gennaio 2024 ,