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Equivalenti: un italiano su tre ancora da convincere

L’INDAGINE

Equivalenti: un italiano su tre ancora da convincere

Cresce la spesa privata per i farmaci mentre il ricorso agli equivalenti è ancora basso, soprattutto al Sud. Per Cittadinanzattiva occorre puntare su una campagna di informazione istituzionale per superare le resistenze culturali, ma anche agire per rimuovere gli ostacoli operativi ancora presenti

30 maggio 2024

a cura della Redazione

Quasi un cittadino su tre nutre ancora dubbi sul fatto che i farmaci equivalenti abbiano la stessa efficacia di quelli cosiddetti “di marca” e uno su cinque dichiara che il medico indica sul ricettario solo quest’ultima tipologia. Il 47 per cento dei cittadini sarebbe predisposto ad acquistare l’equivalente, mentre resiste un 19 per cento che prediligerebbe comunque il brand.
Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine realizzata da SWG, tra aprile e maggio, su un campione di 2.500 cittadini maggiorenni rappresentativi della popolazione italiana, presentata la scorsa settimana presso il ministero della Salute, nel corso dell’evento “Farmaci equivalenti: conoscere per scegliere” promosso da Cittadinanzattiva, nell’ambito della campagna Ioequivalgo, con il contributo non condizionato di Egualia.

Oltre all’indagine SWG, sono stati presentati i dati di una ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che per la prima volta ha scelto di introdurre tra gli indicatori di valutazione delle performance regionali ed aziendali anche il ricorso agli equivalenti e i dati sul differenziale di prezzo versato di tasca propria dai cittadini per ritirare in farmacia il brand invece degli equivalenti. Nel 2022 la spesa a carico dei cittadini, comprendente la quota della compartecipazione (ticket regionali e differenziale), l’acquisto privato dei medicinali di classe A e la spesa dei farmaci di classe C, è stata pari a 9,9 miliardi, con un aumento del 7,6 per cento rispetto al 2021. Il tutto con una costante: la spesa per la compartecipazione risulta generalmente più elevata nelle Regioni a basso reddito.

Il progetto Ioequivalgo

Dal 2016 Cittadinanzattiva porta avanti la campagna di sensibilizzazione, coinvolgimento e informazione sui farmaci equivalenti Ioequivalgo, realizzata con il sostegno non condizionato di Egualia (inizialmente Assogenerici). Negli anni Ioequivalgo ha raggiunto tutte le Regioni d’Italia con i suoi villaggi allestiti nelle piazze e negli atenei, dove le persone hanno potuto ricevere informazioni attraverso colloqui con professionisti della salute, leaflet, il sito www.ioequivalgo.it e un’app dedicata. L’edizione attualmente in corso ha indagato le ragioni per cui al Sud, e in particolare nelle Regioni pilota Campania e Sicilia, il ricorso ai farmaci equivalenti sia così ridotto, a fronte di un reddito pro capite mediamente più basso rispetto alle Regioni del Nord, dove il consumo degli equivalenti è ormai pratica consolidata.

Come emerge in effetti dall’ultimo Report realizzato dal Centro Studi di Egualia, il ricorso alle cure equivalenti continua a essere privilegiato al Nord (39,8 per cento delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29 per cento) e al Sud (23,7 per cento), a fronte di una media Italia del 32 per cento. L’incidenza maggiore di consumo è nella Provincia autonoma di Trento (44,7 per cento), in Friuli Venezia Giulia (41,9 per cento), in Piemonte (40 per cento). In coda per consumi di equivalenti ci sono Sicilia (22,7 per cento), Campania (21,9 per cento), Calabria (21,7 per cento).

Le “raccomandazioni civiche” di Cittadinanzattiva

«Con i villaggi itineranti della campagna Ioequivalgo abbiamo fatto tappa in 22 città, toccando tutte le Regioni d’Italia. Abbiamo sottoscritto protocolli di intesa con alcune Regioni – Campania, Sicilia, Marche e Sardegna – per costruire alleanze volte a semplificare l’accesso ai farmaci equivalenti. Crediamo che a questo punto sia necessaria una grande campagna di informazione e comunicazione istituzionale rivolta alla cittadinanza e agli operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri), per superare le resistenze di tipo culturale ma anche gli ostacoli pratici nella domanda e nell’offerta di questi farmaci», ha dichiarato Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva. Da un tavolo di confronto promosso dall’associazione con le figure interessate – medici prescrittori, infermieri, società scientifiche, figure istituzionali e pazienti – sono nati due documenti sul taglio della raccomandazione civica che, come recita il comunicato di Cittadinanzattiva, “ci auguriamo possano rappresentare il calcio di inizio per la stesura di una vera e propria mappa di percorso capace di consentire che il flusso dalla prescrizione all’assunzione del farmaco equivalente scorra senza criticità”.

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