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Egualia: sono necessari nuovi modelli di approvvigionamento

LA FILIERA

Egualia: sono necessari nuovi modelli di approvvigionamento

L’Europa si è scoperta troppo dipendente dai Paesi extra-europei per l’acquisizione delle sostanze intermedie per sintetizzare i principi attivi e quindi produrre i farmaci. Le aziende aderenti a Egualia chiedono catene più corte, più sicure e meno soggette a fluttuazioni

26 novembre 2020

di Claudio Buono

L’edizione 2020 dell’Osservatorio sui farmaci generici, rapporto realizzato dalla società di studi economici Nomisma per Egualia (già Assogenerici) e presentato di recente in un evento streaming, ha consentito di fare un bilancio sugli effetti che l’emergenza pandemica ha avuto sul comparto e ha fornito spunti per le indicazioni di policy che ne derivano, mettendo in luce le prospettive dello scenario competitivo per il prossimo decennio. Sotto la lente, in una survey che ha coinvolto direttamente le imprese associate a Egualia, le strategie utilizzate per gestire l’alto grado di complessità e l’urgenza produttiva registrata tra febbraio e aprile.
Nella prima fase emergenziale, corrispondente al periodo di massima criticità, il 58 per cento delle imprese ha visto aumentare la domanda di farmaci e, di queste, ben il 93 per cento è riuscita a soddisfare completamente o parzialmente tale aumento; inoltre, il 58 per cento del totale ha riorientato la produzione verso le categorie di prodotti a maggior rischio di carenza.
Riguardo al grado di intensità con cui le aziende hanno messo in atto diverse strategie per incrementare la produzione, il 71 per cento ha indicato di aver fatto ricorso alle scorte di magazzino, il 57 per cento di aver usufruito di deroghe emergenziali da parte delle autorità per velocizzare la disponibilità di prodotto sul mercato, ancora il 57 per cento di aver aumentato i turni di lavoro e previsto straordinari per il personale, il 21 per cento di aver impegnato nuovo personale per la produzione, il 50 per cento di aver utilizzato la leva dell’importazione e, infine, il 14 per cento di aver dovuto acquistare nuovi macchinari.

I colli di bottiglia

La survey mette anche chiaramente in evidenza i colli di bottiglia che hanno aggiunto criticità al percorso: oltre il 57 per cento delle imprese facenti parte del campione ha indicato di essere stata ostacolata dalla penuria o assenza di elementi necessari alla produzione; il 73 per cento di aver avuto problemi ad approvvigionarsi di principi attivi; il 54 per cento ha avuto la stessa difficoltà ma con gli intermedi di sintesi; il 43 per cento ha lamentato interruzioni anomale della supply chain.
Farmaci e principi attivi “dimenticati”, per lo più iniettivi, funzionali alle prestazioni erogate nelle terapie intensive, sono venuti improvvisamente alla ribalta dei fabbisogni farmaceutici regionali. E hanno registrato un aumento della domanda tra il 128 e il 782 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mettendo a dura prova la capacità di risposta delle imprese degli equivalenti e accendendo i riflettori su un’esigenza vitale per il settore sanitario: mantenere in vita una “biodiversità di produzione” indispensabile alla sostenibilità del Ssn non solo in casi straordinari come quello della pandemia.

La spesa ospedaliera

In ospedale i farmaci generici rappresentano circa il 30 per cento delle forniture a volumi e solo il 2,4 per cento a valori, ma sia l’andamento della percentuale dei lotti non aggiudicati (23 per cento del totale dei banditi nel 2019) sia il tasso di partecipazione alle gare (ovvero il rapporto tra offerte presentate e lotti banditi, in diminuzione e fermo a 1,15) testimoniano la crescente difficoltà da parte delle aziende a trovare condizioni sufficienti per l’avvio della competizione.
Rispetto ai farmaci di vecchia generazione, per il 38 per cento delle aziende intervistate sarebbe necessaria una revisione dei criteri di prezzo per questi prodotti da parte degli ospedali. Altre (27 per cento) sono favorevoli all’introduzione di meccanismi per l’abbattimento dei costi di produzione attraverso sgravi fiscali. Infine, una parte ridotta indica la possibile soluzione nella destinazione di sovvenzioni statali per le imprese.

Le richieste delle aziende

«Non è un caso se le richieste delle aziende convergono su un limitato numero di correttivi ritenuti però indispensabili», ha spiegato Lucio Poma, capo economista di Nomisma. «La quasi totalità reclama catene di approvvigionamento più sicure e meno soggette a fluttuazioni, un numero di fonti di approvvigionamento adeguato lungo tutte le fasi produttive per diversificare il rischio, l’accorciamento della catena grazie all’incremento della produzione europea».
C’è da riflettere sul concetto di globalizzazione della produzione farmaceutica – ha aggiunto Enrique Häusermann, presidente di Egualia. «L’intera Europa si è scoperta ancora troppo dipendente, soprattutto nei momenti critici come quello che stiamo ancora vivendo, dai Paesi extra-europei in merito all’approvvigionamento delle sostanze intermedie per sintetizzare i principi attivi e quindi produrre i farmaci. Ma è necessario anche ripensare la struttura distributiva e individuare nuovi modelli di approvvigionamento pubblico dei farmaci, perché non può e non potrà esserci sostenibilità del Ssn senza garantire sostenibilità alle imprese che lo riforniscono dei prodotti essenziali alla prosecuzione delle sue attività».

In conclusione…

Le attese degli operatori per l’immediato futuro si concentrano nel rendere la catena di approvvigionamento più sicura e meno soggetta a fluttuazioni (96 per cento del campione) cui si aggiunge il desiderio di moltiplicare il numero delle fonti di approvvigionamento lungo ogni fase produttiva per diversificare il rischio (88 per cento degli interpellati).

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