Settembre 2021
EDITORIALE
Settembre 2021
La linea del Piave
Le due interviste che abbiamo realizzato prima della pausa estiva sulla redditività della farmacia (La farmacia è ancora un’azienda sana, La redditività delle rurali) hanno scatenato ampi dibattiti sui social. Abbiamo affrontato l’argomento dal punto di vista dei commercialisti (Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta), che vedono con regolarità i bilanci, e da quello dei rappresentanti di categoria (Marco Cossolo e Gianni Petrosillo), che stanno lavorando a un modello di farmacia in cui la sostenibilità sarà garantita dalla nuova remunerazione e dai servizi. Filo conduttore di entrambe le interviste è stata la consapevolezza che le farmacie non sono e non saranno mai più un monolite e che la loro differenziazione è sempre più evidente: contano la localizzazione e le condizioni del mercato e, sempre di più, la capacità gestionale del titolare.
«Da settembre tutte le farmacie avranno un maggior margine sul mercato Ssn in base alla nuova remunerazione aggiuntiva», ha detto il presidente Cossolo. «In modo strutturato però quel fatturato non terrà in piedi la farmacia. Parlando di servizi, d’ora in poi, bisogna creare un Ebitda differenziato, non si possono misurare nella logica della compravendita di prodotto, con un mark up commerciale, bisogna distribuire i costi fissi e variabili in base a quel nuovo tipo di attività. Al netto di questa analisi, bisogna valutare anche costi emergenti e costi cessanti ovvero se, per esempio, per fare i tamponi devo assumere un collaboratore in più oppure licenziarne uno se non li faccio». Anche perché un collaboratore costa 46 centesimi al minuto, lo sanno i titolari?
«Ci saranno più modelli di farmacia e molto differenti tra loro in base alle capacità di chi le gestisce», ha spiegato Marcello Tarabusi. «E quello di cui parla il presidente è il cosiddetto conto economico a bandiera, la costruzione dei margini differenziati per linea di prodotto, è un problema che non ci si è mai posti in farmacia. Quanta parte dei margini oggi è assorbita dai costi? Nel 2010 il 44 per cento andava nel costo del personale e il 76 per cento era l’incidenza dei costi complessivi sul margine. Oggi i costi sono differenziati in base alle diverse farmacie, quelli complessivi variano dal 75 al 90 per cento del margine». Le farmacie, tutte ma in particolari le più fragili, hanno continuato a garantire il servizio sul farmaco perdendo margine: oggi la nuova remunerazione recupera una parte della perdita ma non rende certo l’azienda più redditizia.
«Stabilizzerà la situazione, non pensiamo che possa far tornare la redditività del farmaco a quella che era un tempo», ha detto il presidente del Sunifar Gianni Petrosillo. «Ogni farmacia avrà un incremento percentuale inversamente proporzionale alla sua debolezza». «Bene che l’aumento di margine sul farmaco sia calibrato sulle farmacie di piccolissima dimensione perché il mare delle rurali è troppo ampio e differenziato. Non si può paragonare la situazione di una con 4.800 abitanti con quella di una sussidiata piccolissima, anche se nella nostra Regione quest’ultime hanno dimostrato reattività nell’allestire i servizi». L’organizzazione del lavoro e una buona digitalizzazione consentono già di rendere produttivi quei 46 centesimi al minuto di costo di un collaboratore. Considerato tutto questo, oggi i titolari hanno però bisogno di un punto fermo su cui fare fronte comune.
Un rurale ha chiesto di poter essere remunerato a quota fissa, come i medici, se gli tocca stampare 100 Green Pass gratuiti al giorno come una copisteria e fare tamponi a prezzi calmierati. Una provocazione? Forse, ma se non si vuole andare in quella direzione, ripartendo dalla nuova remunerazione che stabilizza la redditività sul farmaco si fissi ora, conti alla mano – e con i costi aumentati ben chiari – una linea del Piave oltre la quale la farmacia non può più permettersi di dire sempre sì gratis.
LAURA BENFENATI
Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore