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Differenziarsi per reggere l’evoluzione del mercato

LA FILIERA

Differenziarsi per reggere l’evoluzione del mercato

Le tante opportunità offerte dal digitale sono un mezzo per offrire servizi innovativi che coniughino esigenze di farmacisti e pazienti. E a ogni marchio deve corrispondere un’identità riconosciuta dal mercato. A colloquio con Domenico Barletta, managing director di Comifar

12 novembre 2020

di Carlo M. Buonamico

Comifar detiene il network di farmacie “Valore Salute”. Qual è la vostra interpretazione del concetto di aggregazione?

Comifar fa parte del gruppo Phoenix che anche nelle altre nazioni in cui è presente possiede sia gruppi retail di proprietà sia gruppi di aggregazione, cioè network di farmacie con brand dedicati. Anche in Italia ci siamo mossi in questa direzione. C’è una storicità: Valore Salute nasce parecchi anni fa evolvendo poi insieme al mercato e ai bisogni dei pazienti e dei farmacisti. Il nostro modo di lavorare è improntato a interpretare i bisogni futuri e quindi a fornire al farmacista tutto il supporto necessario per rispondere alle esigenze del mercato e allo stesso tempo consentendogli di differenziarsi dalle altre insegne presenti a livello nazionale. Infatti, è fondamentale che a un marchio corrisponda una vera e propria identità riconosciuta dal mercato stesso, fatto dai cittadini.

Parliamo di innovazione digitale: cosa significa per un distributore farmaceutico?

Tengo a chiarire innanzitutto che il digitale è un mezzo e non un fine. La digitalizzazione ha dei costi e bisogna capire se questi costi sono giustificati da un ritorno. Anche per la farmacia. L’accelerazione avuta durante gli ultimi mesi si è sviluppata in modo non sempre predeterminato e non è stata sempre ordinata. Chi era già pronto ne ha tratto un grande vantaggio e lo si vede analizzando i numeri dell’e-commerce e dell’home delivery. In questo scenario il distributore deve avere un ruolo perché entra in farmacia più volte al giorno e tocca con mano la realtà quotidiana del territorio. L’importante è saper scegliere gli strumenti e gli operatori più adatti e preparati a seconda dei casi. C’è stato un fiorire di partner, che però a un’analisi approfondita si sono dimostrati troppo approssimativi e poco affidabili.

A inizio anno avete lanciato la partnership con Carepy, un’app dedicata all’aderenza terapeutica. Quali i risultati raggiunti finora?

Carepy è un’applicazione che mette in relazione farmacista, medico e paziente, cioè tutti gli attori responsabili dell’aderenza terapeutica. Questa interazione è il vero valore aggiunto, specialmente in questo periodo di difficile contatto fisico tra paziente e caregiver con il proprio medico. Il vantaggio di Carepy è dato dall’ambiente integrato in cui tutti questi soggetti possono trovare il loro ruolo. È un ambiente digitale, che può avere delle appendici cartacee utili a supportare con informazioni e comunicazioni anche chi ha poca familiarità con il digitale. Per noi come distributore sarebbe stato molto difficile sviluppare in autonomia un progetto come questo. Ma abbiamo avuto la fortuna di trovare una start up fatta da giovani di rara bravura con cui abbiamo stretto una partnership esclusiva, anche perché in grado di fornire un supporto concreto pre e post vendita. Oggi hanno aderito già 450 farmacie. L’obiettivo è di arrivare a circa 2.000 farmacie entro il prossimo anno.

Quali sono, dal vostro punto di vista, le criticità attuali della distribuzione farmaceutica?

In primis l’erosione dei margini che continua da vari anni, legata alla forte competizione del mercato in cui gli operatori usano la leva prezzo per mantenere e guadagnare volumi.

Facciamo insieme un esercizio di fantasia: come immagina sarà il mondo della distribuzione farmaceutica nel 2025?

Ciò che stiamo vivendo avrà impatti anche finanziari. Probabilmente ci saranno ulteriori consolidamenti. Solo attraverso il completamento del servizio, attraverso il digitale e offrendo ai farmacisti servizi accessori a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle che potrebbero avere acquistandoli singolarmente, la distribuzione potrà evolvere nell’ottica di diventare sempre più partner di supporto al farmacista. Chi come Comifar si pone in relazione al farmacista come partner d’elezione, deve mettersi in condizione di differenziarsi dagli altri distributori per consentire alla farmacia di differenziarsi a sua volta nei confronti dei consumatori. In Comifar abbiamo un’agenda digitale che esisteva già prima del Covid. Oggi abbiamo l’opportunità di accelerare la sua attuazione, usando il digitale per supportare il business e garantire la sostenibilità della nostra azienda.

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