Con l’AI cambierà il modello di business del commercio elettronico
L'E-COMMERCE
Con l’AI cambierà il modello di business del commercio elettronico
Presentato ieri a Milano l’annuale Rapporto Ecommerce Italia 2024 della Casaleggio Associati. Il mercato vale 80 miliardi e continua a crescere il settore farmacie, caratterizzato prevalentemente da operatori italiani
11 aprile 2024
di Laura Benfenati
Ieri al Centro Svizzero di Milano è stato presentato il diciottesimo Rapporto sull’e-commerce della Casaleggio Associati, focalizzato quest’anno su “AI-Commerce: le frontiere dell’e-commerce con l’intelligenza artificiale”. «Senza innovazione non è possibile tenere il passo – ha esordito Davide Casaleggio – toccheremo molte volte durante la giornata il tema dell’intelligenza artificiale, che sta cambiando le regole del gioco, che cambierà il modello di business del commercio elettronico».
Nel Rapporto si analizzano i primi 6.000 operatori italiani in modo puntuale, con stime in dettaglio su tutti i settori. «La stima del fatturato e-commerce 2023 in Italia è di 80 miliardi, con un incremento del 27 per cento sul 2022 (Figura 1) e questo 27 per cento non è stato influenzato dall’inflazione, lo è stato solo per il 6,16 per cento. Dominano viaggi e turismo (21 miliardi) e tempo libero (16 miliardi), marketplace e moda». In cima alla lista dei Top 100 siti e-commerce più popolari in Italia ci sono i marketplace che investono costantemente sul servizio (Amazon, subito.it, eBay, Booking.com).
Le opportunità di crescita per l’e-commerce italiano ci sono, perché la spesa on line a utente è 1.400 euro in Italia, a Hong Kong e Stati Uniti tre volte tanto. La metà degli operatori italiani oggi vende all’estero, soprattutto in Europa.
Cresce il settore farmacia
Le farmacie raggiungono i 988 milioni di euro (Figura 2) con una crescita del 17 per cento totale e del 14 per cento per pezzi venduti (senza inflazione). Colpisce la slide sull’italianità (Figura 3) dell’e-commerce, dove il settore farmacie si distingue – per le specifiche tutele che ben conosciamo e ci auguriamo tengano nel tempo – con un valore del 99 per cento (viaggi e turismo al 53 per cento). Gli operatori non italiani sono di nazionalità francese e tedesca.
«Il tema vero è avere un servizio di alta qualità, che richiede grandi investimenti e quindi spesso gli operatori esteri li hanno già ammortizzati», ha spiegato Casaleggio. «Molti operatori nel nostro Paese arrivano da Germania e Stati Uniti. Nei Top 10 il 30 per cento sono però italiani».
Per quel che riguarda la distribuzione regionale degli operatori, la Lombardia domina il mercato, bene la Campania, mentre Regioni come Liguria, Molise e Sardegna sono in fondo alla classifica.
Per quel che riguarda la logistica, in Italia i clienti si aspettano una consegna al massimo entro due giorni se non prima, e i magazzini rimangono ancora in azienda nel 68 per cento dei casi: «Servono investimenti importanti per gestire la logistica in modo diverso: la presenza di un magazzino interno spesso impedisce la crescita», ha spiegato Casaleggio.
I marketplace
«Alcuni operatori si affidano ai marketplace: il 51 per cento di loro li utilizza. Una scelta che può accelerare il fatturato, ma se poi la gestione del cliente ha troppi intermediari può essere un problema a lungo termine». Il 24 per cento degli operatori in Italia usa Amazon, il 9 per cento eBay, poi ci sono i retailer diventati marketplace, come Leroy Merlin e Decathlon. Amazon è sicuramente il “best marketplace”: l’Italia è un Paese importante per numero di utenti e crescita, mentre in Europa il suo primo mercato è la Germania.
Il marketing
Per quel che riguarda i sistemi di acquisizione dei clienti, gli operatori non sono soddisfatti. La ripartizione del budget promozionale vede il 38 per cento di investimenti sul Sem, il 18 per cento sul Seo, il 12 per cento su email marketing, l’11 per cento sui social media. La soddisfazione nei confronti dei social media non è più così alta: è scesa da 50 al 37 per cento la quota di chi vuole incrementare gli investimenti in questi canali, anche perché non si è trovato un metodo di misurazione adeguato per valutare l’impatto delle attività di social media sulle vendite. Più efficaci rispetto alle altre risultano le campagne su Facebook, Instagram e Whatsapp, tutto mondo Meta.
L’impatto dell’intelligenza artificiale
Davide Casaleggio ha raccontato che per il 32 per cento delle aziende interpellate ritiene che nell’e-commerce si stia già riscontrando un impatto dell’intervento dell’intelligenza artificiale e oltre la metà pensa che ci sarà entra il 2024: «Il cambiamento sarà epocale ed è il momento di iniziare a pensarci: non comporterà soltanto accelerazione di processi interni ma un nuovo modo di interfacciarsi con il cliente. Ci potrà essere un soggetto tecnologico che farà il lavoro di un operatore, potrà conoscere le esigenze del cliente e interfacciarsi con gli operatori e-commerce che forniscono determinati prodotti o servizi. Si tratta di qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che conosciamo». I principali utilizzi dell’AI sono riassunti nelle figure 4 e 5: al primo posto creazione e gestione content/immagini dei prodotti, analisi dati e previsioni, automazione delle attività di advertising, automazione dei processi.
Il campo di gioco
In conclusione di mattinata, un tema molto importante posto da Casaleggio e poi sottolineato da Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera, è stato quello della proprietà di dati e processi: «Oggi ci si concentra prevalentemente su taglio dei costi e velocizzazione dei processi, la AI generativa è invece strutturazione di senso. Il primo è campo facile, è tecnologia non trasformativa. L’AI generativa invece trasforma, e non è già qui in Italia come si sente dire. Se ci si affida ad Amazon e Microsoft che addestrano le macchine, i nostri dati di chi sono? Io posso far gestire i 30.000 articoli di economia che abbiamo al Corriere della Sera da Open IA oppure da una società italiana che lavora con il supercomputer Leonardo, che garantisce che i dati rimangano di proprietà del Corriere. I processi devono essere difesi, i software delle aziende devono essere protetti: la battaglia sulle regole che l’Europa sta conducendo è fondamentale perché senza questa nessuna azienda si sarebbe posta il problema della protezione di ciò che sta facendo». Manca ha concluso che non si tratta soltanto di una questione economica ma di campo di gioco: «Se l’Europa non avesse fatto il Gdpr non avrebbe investito nei quattro supercomputer più veloci al mondo. Dobbiamo capire il salto tecnologico, è questione di investimenti ma non solo: se riusciremo a lavorare con i supercomputer europei usciremo dall’angolo dove vogliono metterci i grandi colossi internazionali». Una storia, insomma, ancora tutta da scrivere e dunque ricca di incognite ma anche di grandi opportunità.