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“Batti lei”*. L’insostenibile leggerezza della fustella

LA VOCE DELLA BASE

“Batti lei”*. L’insostenibile leggerezza della fustella

(c) Freepik

L’evoluzione del gioco in farmacia, tra chi ci sta e chi dice no e decide di vendere. Alcune considerazioni di un farmacista che ancora ci crede, nonostante tutto

9 novembre 2023

di Alessandro Venturi, farmacista

Il farmacista titolare ha sempre lavorato da solo, come il tennista. Con tutto questo evolversi negli ultimi anni, si è ritrovato con un radicale cambio del campo da gioco. A un certo punto basta tennis, gli hanno detto: «Guarda che devi giocare a pallavolo gomito a gomito con tuoi compagni». Ah. Diritto o rovescio? rispondi. «No guarda, stai in panchina e vedi come si fa».

Immaginiamo la scena: Giovann* sol* in mezzo al campo, con una racchetta di legno che ha sempre usato perché l’usava il nonno dal quale ha ereditato la bottega. Ha sempre giocato bene a tennis, niente di eccezionale, ma era in grado di rispondere ai colpi con precisione. Sì, certo, ogni tanto qualche palla andava fuori, ma niente di preoccupante, bene o male si vinceva sempre.

Poi a un certo punto sono arrivate le racchette in materiale tecnologico, le palline viaggiano sempre più veloci, in sequenza, pam pam pam, diventa difficile. E poi? Poi il cambio di gioco.

Ora si gioca a pallavolo, gomito a gomito con altre persone. Devi usare le mani e non la racchetta. Quella racchetta che ti faceva sentire sicuro e forte, una sorta di coperta di Linus, martello di Thor. Questa racchetta non è utile contro la palla da pallavolo. La racchetta che ti ha accompagnato negli ultimi 20 anni la devi riporre nell’armadio. E questo armadio viene chiuso, per sempre.

Ok, si gioca. La farmacia dei servizi. La Gdo. Amazon. Le poste. Ricetta elettronica. VetInfo. Le case della salute. La Dpc. La Diretta con la 405. La lotteria degli scontrini. Il foglio registro. Non si trovano collaboratori. «PALLAAAA!». No, mi sposto così colpisce un altro. Bagher, la palla va in alto come un missile, non la vedo più, esce dal campo. Punto avversario. Ed è così per ogni palla che viene giocata.

Ogni tanto guardi l’armadio dove c’è la tua racchetta che per più di mezzo secolo ha giocato benissimo. Ma nel frattempo l’altra squadra fa punti su punti, e lì ti poni LA domanda: meglio giocare (male) o stare in panchina e guardare? Giocare male e rigiocare sempre più male, seguendo i più classici dei proverbi (sbagliando s’impara…). Se poi sei in un gruppo impari anche meglio, perché ti arrivano i consigli ma anche i rimproveri dei compagni, che il più delle volte te li ricordi meglio.

Il farmacista titolare deve confrontarsi con altri ma ragionare con la propria testa. Se hai un’idea (originale ma anche copiata va bene), mettila giù, realizzala, misurala e poi correggi. È vincente? Bene. Non lo è? Amen, ma almeno ci hai provato. Un detto che deve diventare come un mantra: la perseveranza vince sempre. A qualche consulente/esperto/guru/maestro di vita una frase del genere potrebbe far rizzare i capelli, pazienza, avrà modo di andare poi dal parrucchiere.

In questa epoca provare è sempre più difficile e gli sbagli sono più dolorosi del passato. Quindi cosa cambia? Che alcuni colleghi titolari hanno deciso di non giocare più e hanno venduto. Trasmettendo (mio personalissimo e insindacabile punto di vista) un messaggio di resa, fine, verso i collaboratori. Nei social trovo sempre più frequente post del tipo “Consigliereste di fare farmacia?”. La maggior parte delle risposte è propensa al no. Ma perché? È proprio ADESSO il momento di fare il farmacista. C’è una domanda che neanche negli annunci matrimoniali del dopoguerra si vedeva. Se non entri ora in campo, quando lo devi fare? Quando verranno farmacisti dall’estero?

«Stai facendo una confusione di concetti che si perde il filo»: per forza, sono romagnolo! E il romagnolo fa casino d’ufficio quando si deve esprimere. L’importante è che ci siamo capiti. Quindi riassumendo, i titolari rimasti hanno deciso di fare il sentiero in salita; le aziende devono decidere se stare con gli indipendenti o con i gruppi; chi si vuole impegnare lo deve fare con costanza; fai il farmacista, quello bravo, quello che sorride anche se ti mandano a quel paese; sii onesto; il collega della farmacia vicina è un collega, sostantivo che ha un grosso peso, ricordalo; rispetta i collaboratori più di qualunque cosa al mondo e fate gli aperitivi assieme.

* Ragionier Filini (Gigi Reder) in Fantozzi (Luciano Salce, 1975)

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