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Augusto Luciani: Federfarma e il Fondo di investimento, discutiamone prima di dire no

MONDO FARMACIA

Augusto Luciani: Federfarma e il Fondo di investimento, discutiamone prima di dire no

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«Siamo sicuri che un tale progetto non potrebbe contribuire ad aggregare la categoria, creando di fatto i presupposti per un suo rafforzamento e consolidamento, sia in termini di immagine che sotto il profilo economico?» dice il presidente di Federfarma Umbria in una circolare inviata a tutte le associazioni provinciali.

17 marzo  2021

di Redazione

In queste ore ed in questi giorni si sta sviluppando un intenso dibattito all’interno della categoria in ordine all’opportunità che Federfarma possa approfondire prima e poi eventualmente partecipare a progetti che vedano la costituzione/attivazione di una sorta di Fondo di Investimento che abbia nelle sue corde l’acquisto di farmacie in vendita o sottoposte a procedura e la loro gestione. Comprensibile, anzi doveroso, il desiderio di confronto e spiegazioni sul tema.

Di seguito alcune personali e sintetiche considerazioni.

In questi anni, seppure a ritmi meno rapidi di quanto avessimo inizialmente immaginato, assistiamo anzi subiamo come categoria la “campagna acquisti” di players che intendono cogliere l’opportunità di investimento prevista dalla norma che ha aperto la proprietà delle farmacie anche a non titolari. Le logiche di tali operazioni sono finanziarie, dirette o indirette, mancando invece di quel respiro strutturale e professionale che, seppur in maniera molto autonoma, la rete delle farmacie ha fino ad ora dato e garantito all’istituzione Farmacia ed ai Cittadini.

Questo è già un primo consistente ed interessante spunto di riflessione e di differenziazione nel momento in cui, come ci apprestiamo a fare, cerchiamo di approfondire le ragioni per cui il coinvolgimento e la “scesa in campo” di Federfarma sarebbe auspicabile:

  • la presenza di Federfarma, ed in posizione non ancillare nel progetto, certificherebbe e qualificherebbe l’operazione, spogliandola di qualsiasi illazione speculativa, operando di fatto una selezione dei possibili investitori.
  • la presenza del Sindacato permetterebbe di porre con autorevolezza sul tavolo alcune istanze di salvaguardia e tutela quali, ad esempio:
    1. limitare l’adesione al fondo a determinate categorie di investitori, come farmacie e/o titolari di farmacie così come ad Enti o Istituzioni chiaramente riconducibili alla Categoria;
    2. prevedere una serie di paletti che sostanzialmente consentano l’ingresso negli assetti proprietari delle farmacie acquisite in misura ordinariamente non superiore al 49%, così da lasciare la proprietà della farmacia al Titolare, salvo sua diversa determinazione. In tal caso occorrerebbe prevedere una preventiva serie di deleghe forti, lato gestionale/amministrativo, che permettano di intervenire concretamente nella gestione economico finanziaria e commerciale delle farmacie;
    3. prevedere l’impossibilità esplicita che il fondo possa essere ceduto in tutto o in parte a soggetti che perseguano finalità non coerenti con l’interesse della cultura del servizio pubblico della Farmacia.
  • l’intervento di Federfarma consentirebbe pertanto di dare un “respiro di sistema” all’operazione, grazie al coinvolgimento ampio della categoria che viene messa in grado di rispondere ad iniziative di carattere commerciale-finanziario, quando non meramente speculative, con una proposta complessiva di natura strutturale/professionale e quindi di lungo periodo.
  • Tale operazione determinerebbe, a nostro giudizio, un incremento del valore delle farmacie, di tutte le farmacie, con l’effetto indiretto, ma non secondario, di contribuire al miglioramento dell’outlook delle stesse rispetto al mondo finanziario e bancario.
  • Tale miglioramento di riflesso si trasferirebbe anche nei bilanci delle aziende della distribuzione intermedia riconducibile alla categoria. Il valore delle farmacie è spesso infatti un elemento di garanzia non secondario rispetto alle loro posizioni debitorio/commerciali.
  • L’esistenza di un interlocutore/investitore istituzionale, rappresenterebbe a sua volta elemento di garanzia per quei colleghi che dovendo o essendosi determinati a vendere potrebbero farlo con maggiore serenità laddove sapessero che la farmacia nella quale e per la quale si sono spesi resterebbe legata ad un modello operativo professionale e comunque riconducibile alla categoria, creando nel mercato un operatore di investimento, espressione di stakeholders delle farmacie, alternativo ad un mero investitore privato di capitali finanziari, magari estero, orientato unicamente a generare plusvalore a favore dei propri investitori in ottica di breve periodo.

Riteniamo quindi, come già abbiamo avuto modo di dire in passato per altre questioni, che la forza di tale progetto risieda nella sua capacità di aggregare la categoria nelle sue molteplici declinazioni operative ed istituzionali, creando di fatto i presupposti per un suo rafforzamento e consolidamento, sia in termini di immagine che sotto il profilo economico.

Di più, riteniamo che anche il sistema Paese, e quindi i cittadini e le istituzioni, possano trarre un beneficio immediato e riscontrabile dal progetto che rafforza una rete professionale e crea i presupposti per proiettarla anche nel futuro. Del resto uno tra gli insegnamenti più chiari che ci ha trasmesso quest’anno di lotta al Covid consiste nella certezza che le migliori e più efficaci risposte alle istanze di salute e benessere dei cittadini, si trovano nel territorio e attraverso la messa a sistema dalle reti già esistenti.

 

Augusto Luciani – Presidente Federfarma Umbra

Silvia Pagliacci  – Presidente Federfarma Perugia

Maurizio Bettelli – Presidente Federfarma Terni

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