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Aree interne: potenziare la sanità territoriale

IL CONVEGNO

Aree interne: potenziare la sanità territoriale

In un convegno tenutosi a Roma la scorsa settimana alla presenza del ministro Schillaci, si è parlato della necessità di riqualificazione dei tessuti urbani minori e più vulnerabili, di potenziamento del Ssn nelle località disagiate, delle opportunità di ridisegno della rete assistenziale offerta dal Pnrr e del ruolo fondamentale delle strutture di prossimità, come le farmacie

25 luglio 2024

di Claudio Buono

Le aree interne costituiscono una parte preponderante – oltre il 60 per cento – del territorio italiano. Si tratta di 4mila Comuni, spesso di piccole dimensioni, che con i loro 13 milioni di abitanti complessivi rappresentano poco più del 22 per cento della popolazione italiana. Centri, questi, che in molti casi non sono in grado di garantire ai residenti una piena accessibilità ai servizi primari, a partire da quelli inerenti alla salute. In questi territori l’esistenza di presidi sanitari diffusi è un punto cruciale, che si collega alle politiche di prossimità legate alla difficoltà dei collegamenti, alla lontananza dai servizi essenziali e al progressivo invecchiamento della popolazione e all’incremento delle malattie croniche non trasmissibili.

Un’occasione importante per riflettere sulle necessità delle aree interne è stata offerta, lo scorso 17 luglio, dal convegno “La nuova sanità territoriale, le emergenze e le aree interne” che si è svolto presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, su iniziativa del senatore Guido Quintino Liris, membro della quinta Commissione permanente del Senato (Bilancio). Il convegno è stato anche l’occasione per la presentazione dell’Intergruppo parlamentare sulla prevenzione e le emergenze sanitarie nelle aree interne, di cui sono presidenti lo stesso senatore Liris e la senatrice Daniela Sbrollini, vicepresidente della decima Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale).

Obiettivi per una nuova sanità territoriale

Lo sviluppo della nuova rete di sanità territoriale previsto dal Pnrr rappresenta un’opportunità fondamentale di riqualificazione dei tessuti urbani più vulnerabili e di potenziamento del Ssn per queste località disagiate. Secondo quanto dichiarato da Guido Quintino Liris, «il nuovo scenario emergente si basa sulla concezione della spesa sanitaria non più come costo ma come investimento, scardinando un preconcetto che ritiene la spesa stessa incompatibile con gli equilibri finanziari del Paese. Prevenzione, territorio e prossimità sono le parole chiave per costruire una sanità sempre più vicina e aderente ai bisogni della popolazione, in un contesto di progressivo invecchiamento delle persone e contestuale aumento delle aspettative di qualità di vita. Risulta strategico, pertanto, lavorare per potenziare la sanità territoriale nelle aree interne, affrontando il tema in termini di investimenti in ricerca, assistenza e cura del paziente».

Per Daniela Sbrollini, «l’obiettivo centrale degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza è costruire una rete di servizi sanitari di prossimità, con ospedali e case della comunità diffuse sul territorio, con punti facili di digitalizzazione, con un ruolo alla telemedicina, alla farmacia dei servizi, ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, in modo da non creare fenomeni di digital divide e promuovere un’effettiva equità socio-sanitaria per la popolazione in tutto il Paese, tanto nelle città maggiori quanto nelle aree interne marginali, nelle comunità montane e nelle piccole isole».

Le parole del ministro

Da parte sua, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha dichiarato: «Ai milioni di italiani che vivono nelle aree interne dobbiamo dare la possibilità di curarsi vicino a casa, senza più dover percorrere lunghe distanze, e anche a domicilio. Penso soprattutto agli anziani e ai più vulnerabili, che hanno bisogni sociali accentuati da una condizione di solitudine, e bisogni sanitari legati all’insorgenza di patologie croniche e di comorbilità, che vanno intercettati in strutture sanitarie di prossimità. In questo scenario, la realizzazione nelle aree interne del 30 per cento delle case di comunità e di più del 20 per cento degli ospedali di Comunità previsti dal Pnrr permetterà di rafforzare anche in queste zone la capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale. Senza contare che con la rimodulazione del Piano abbiamo aumentato di 250 milioni di euro le risorse destinate all’assistenza domiciliare e di 500 milioni quelle per la telemedicina».

Il ruolo dele farmacie

Al convegno ha partecipato, tra gli altri, anche il presidente di Federfarma Marco Cossolo, che si è soffermato sul ruolo delle farmacie, ribadendo come il Pnrr, con uno stanziamento di 100 milioni di euro, abbia dato spazio alle rurali affinché si attrezzassero a fornire servizi in modo omogeneo sul territorio. Cossolo ha anche affermato come il ruolo della farmacia, assieme a quello dei medici di medicina generale, rappresenti una sorta di demoltiplicatore che va a collocarsi tra il domicilio del paziente e la casa di comunità, garantendo continuità assistenziale alla popolazione. «Vedo sostanzialmente un paziente che anziché rivolgersi al pronto soccorso – almeno nei casi non urgenti – viene accolto, curato e dimesso dalla casa di comunità. Dopodiché spetterà al medico di medicina e al farmacista farsene carico, ciascuno nel rispetto delle proprie competenze». Altro aspetto importante evidenziato dal presidente Cossolo è l’aderenza alla terapia, dove solo il lavoro congiunto del farmacista e del medico di medicina generale può fare la differenza, grazie alla quota di fiducia di cui godono entrambi da parte dei cittadini.

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