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Agenda 2030: la fotografia di ASviS

LA SOSTENIBILITÀ

Agenda 2030: la fotografia di ASviS

Sviluppo sostenibile e salute al centro dell’intervista alla sociologa Carla Collicelli, responsabile delle relazioni istituzionali dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e referente del gruppo di lavoro sull’Obiettivo 3 “Salute e benessere per tutti”

12 gennaio 2024

di Rossella Gemma

Alla base dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile c’è la promozione di un modello basato su un approccio integrato rispetto alla salvaguardia delle risorse ambientali, sociali ed economiche. Secondo questo approccio, l’Obiettivo 3 dell’Agenda (Salute e benessere per tutti) è strettamente connesso con tutti gli altri 17 Obiettivi, in quanto la salute dipende solo in parte dalla disponibilità di servizi sanitari per la prevenzione e la cura delle malattie, ma è in larga misura legata al contesto economico, sociale e politico nel quale si vive. 
La crisi generata dalla pandemia di Covid-19 ha richiamato drammaticamente l’attenzione sulla necessità di reimpostare rapidamente le strategie relative al perseguimento degli obiettivi di salute e benessere secondo il nuovo modello di sostenibilità, e dunque a partire da azioni e politiche intersettoriali che tengano in debito conto tutti i “determinanti della salute”
Cerchiamo di delineare gli scenari presenti e futuri dell’Agenda 2030 su questi temi parlandone con la sociologa del welfare e della salute Carla Collicelli, responsabile delle relazioni istituzionali e referente del gruppo di lavoro sul Goal 3 “Salute e benessere” dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) 

Dottoressa Collicelli, in Italia l’alfabetizzazione sanitaria (health literacy) è carente. Rischiamo seriamente di bucare l’Agenda 2030 anche su questo versante?
In effetti l’alfabetizzazione sanitaria costituisce uno dei punti critici degli attuali assetti della sanità e della salute. Tanto è vero che ASviS ha voluto dedicare a questo tema l’evento organizzato dal Gruppo di Lavoro dell’Obiettivo 3 (Salute e benessere per tutti) dell’Agenda Onu, nell’ambito dell’ultimo Festival della sostenibilità nel maggio scorso. Tra empowerment e tendenze al “fai da te”, sempre più persone sviluppano atteggiamenti di sfiducia nei confronti della medicina ufficiale e pretendono di poter gestire in autonomia la propria salute
La iperspecializzazione che caratterizza sempre più il quadro delle competenze e dei ruoli dei professionisti sanitari concorre a determinare una situazione di incertezza e confusione. La cosiddetta “infodemia”, vale a dire la ridondanza e scarsa chiarezza della comunicazione di massa sulle questioni sanitarie, particolarmente presente nel mondo dei nuovi media e in periodo pandemico e post pandemico, complica ulteriormente la situazione, accentuando l’asimmetria informativa e la ricerca di canali disintermediati di informazione da parte dei pazienti e dei cittadini. 

Come si può intervenire in questo senso?
ASviS, insieme ad altri, sta svolgendo un ruolo importante nel cercare di contrastare questa deriva, segnalando attraverso le proprie analisi statistiche e strategiche i punti di debolezza della cultura della salute e della sanità in Italia e le azioni da sostenere per contrastare le criticità e i rischi connessi, in particolare per quanto riguarda la disinformazione e le forme di negazionismo, per esempio rispetto al rapporto tra aspetti ambientali e salute. 

In un’ottica One health, che ruolo possono avere i farmacisti in questo processo di alfabetizzazione sanitaria?
Nel quadro di una sanità rinnovata, sostenibile e interrelata, un ruolo fondamentale viene giocato, e sempre più dovrà esserlo, da parte dei presidi più vicini alle persone, il medico di medicina generale e il farmacista. Il farmacista in particolare è spesso il primo punto di accesso quando si ha a che fare con patologie lievi, e per la sua presenza capillare e prolungata nella giornata sul territorio è una risorsa fondamentale per chi ha bisogno di un consiglio competente rispetto al percorso da intraprendere per affrontare una patologia. Anche rispetto al rapporto tra i diversi fattori ambientali e sociali che condizionano lo stato di salute, medico di base e farmacista dovrebbero essere sempre più i consulenti privilegiati delle famiglie. Ovviamente al farmacista vengono richieste non solo indicazioni rispetto ai farmaci e agli altri prodotti da usare, ma anche e soprattutto su altri aspetti di comprensione dei rischi e di possibilità di cura. Tutto ciò è prezioso e andrebbe incrementato ulteriormente. 

Dove si colloca e quali benefici può arrecare l’implementazione della telemedicina?
La telemedicina avrà un ruolo sempre più importante in sanità, per cure sempre più personalizzate e sofisticate, ma anche e soprattutto per rendere più fluidi i processi di diagnosi e cura, in particolare per i soggetti che hanno difficoltà di movimento e di compliance, nonché per alleggerire l’impatto della domanda di cure sulle strutture sanitarie e sugli studi medici. I passi avanti compiuti nel periodo più recente dalle tecnologie applicate alla salute sono stati numerosi e importanti, e continuano a produrre di giorno in giorno novità e applicazioni migliorative. Una parte di queste tecnologie, quelle di uso e di lettura più semplice, dovrebbero diventare sempre più appannaggio dei presidi territoriali più prossimi, in primis delle farmacie. 

Nel 2021, il Pnrr ha previsto uno stanziamento di 15,6 miliardi di euro per lo sviluppo della dimensione comunitaria della sanità, della continuità assistenziale e dell’integrazione socio-sanitaria e per la creazione di nuovi servizi sanitari di prossimità. La rete delle farmacie sui territori fa molto in questo senso…
Secondo le analisi condotte in ambito ASviS e non solo, l’impianto del Pnrr per quanto riguarda salute e sanità (Missione 5 e 6) risponde a molte delle criticità e delle sfide del nostro tempo. Non vi è dubbio che la nostra sanità, eccellente per quanto riguarda la competenza degli operatori, richiede un ripensamento importante in termini di risorse ma anche di organizzazione e di potenziamento della prevenzione e della riabilitazione. La continuità assistenziale, la prevenzione e l’integrazione sanitaria devono trovare nelle strutture di prima accoglienza e orientamento per i pazienti, le famiglie e gli individui un luogo fondamentale di supporto. Tutto dipenderà dalla capacità che sarà messa in campo di produrre forme di collaborazione adeguate tra tutte le parti del sistema della salute, pubbliche e private, residenziali e territoriali.  

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