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Aderenza terapeutica, si può fare di più

IL CONVEGNO

Aderenza terapeutica, si può fare di più

Aderenza terapeutica, Palazzo Ferrajoli, Roma

Livelli ancora troppo bassi, con costi in salute per i cittadini e per le tasche del Ssn: sulla base di queste considerazioni si è discusso a Roma con tecnici ed esperti della sanità per formulare raccomandazioni e proporre nuove strategie da attuare nei diversi ambiti di interesse

18 aprile 2024

di Rossella Gemma

Sensibilizzare i pazienti, gli operatori sanitari e le istituzioni affinché inneschino un nuovo circolo virtuoso che faciliti i livelli di aderenza terapeutica, ancora troppo bassi, soprattutto per malattie importanti come quelle cardiovascolari o dislipidiche. Se ne è discusso lo scorso 10 aprile a Roma nel corso della presentazione della pubblicazione “Il valore, attuale e prospettico, dell’aderenza alla terapia. Scenario e proposte di raccomandazioni”. All’evento, organizzato da Edra con il supporto non condizionante del Gruppo Servier in Italia, hanno preso parte esperti clinici, farmaco-economici e di sanità pubblica.

Viviana Ruggieri, responsabile delle Relazioni Esterne del Gruppo Servier in Italia, ha innanzitutto evidenziato come il tema dell’aderenza abbia una grande rilevanza in termini di responsabilità sociale. «Ci siamo impegnati negli ultimi sette anni a sensibilizzare i pazienti, gli operatori sanitari e le istituzioni su questo argomento perché ci sentiamo parte della soluzione, grazie anche al nostro attuale portfolio in ambito cardio-metabolico, frutto di una strategia di innovazione incrementale in grado di aumentare i livelli di aderenza nei pazienti cronici poli-trattati affetti da patologie cardiovascolari. Guardando al futuro, però, abbiamo la consapevolezza che tutto questo non basti: è necessario percorrere un ultimo miglio che richiede l’implementazione di soluzioni non solo di monitoraggio ma soprattutto di misurazione a disposizione dei sistemi sanitari regionali. Visti i costi evitabili, anche da questo dipenderà la futura sostenibilità del nostro Ssn».

Modulare la terapia sul paziente

I trattamenti farmacologici possono ridurre la morbilità e la mortalità, ma la loro efficacia è limitata nei casi di scarsa aderenza alla terapia e di interruzione precoce. Un fenomeno che già vent’anni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità definiva un “problema mondiale di portata impressionante” che si riverbera sul paziente – con un aggravamento della malattia – e sul Sistema sanitario nazionale, con un aumento dei costi legati all’assistenza, soprattutto nel caso di patologie croniche come per esempio le malattie cardiovascolari. Secondo l’Oms sono molteplici gli ostacoli che portano a una scarsa aderenza alla terapia farmacologica, riconducibili a fattori socioeconomici, al tipo di terapia, al paziente, alla patologia e al sistema/team sanitario.

Proprio a questi fattori ha fatto riferimento il presidente della Società Italiana di Farmacologia (Sif), Giuseppe Cirino, nel suo intervento. «Quando si parla di aderenza terapeutica bisogna prima di tutto valutare chi si ha davanti e tener conto dell’età del soggetto, della sua estrazione sociale e dell’area geografica in cui vive. Cosa diversa, infatti, è trattare un paziente ultrasettantenne o un giovane adolescente che, sicuramente, recepirà la terapia in maniera diversa». «Riconoscere chi si ha di fronte – ha continuato Cirino – è di per sé già un passo in avanti verso la possibilità di una maggiore aderenza alla terapia del paziente, che è soggetto complesso, al quale dedicare tempo di qualità e non solo in quantità». In conclusione, il presidente Sif ha sottolineato come in questo ambito siano due le parole chiave da tenere in considerazione: «Concordare (con il paziente) e misurare, ricordando come nelle scienze quello che non è misurabile non esiste».

Il ruolo importante del farmacista

Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), ha osservato che il miglioramento dell’aderenza terapeutica è un aspetto di estrema importanza che interessa in prima persona il farmacista, coinvolto nella presa in carico del paziente cronico in un lavoro di squadra con il medico di medicina generale. «La centralità del farmacista nella promozione e nel monitoraggio della corretta assunzione delle terapie è stata ulteriormente affermata con la recente riforma del sistema di distribuzione dei medicinali che valorizza la prossimità e le competenze del farmacista e il rapporto fiduciario con i pazienti».

Cittadinanzattiva: otto punti chiave per agire

Di impegno comune e condiviso fra pazienti e professionisti sanitari ha parlato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, che ha evidenziato come «incrementare l’aderenza alle terapie è un obiettivo che richiede un impegno comune e condiviso fra pazienti e professionisti sanitari, nell’ottica di una vera e propria alleanza». Per farlo, Cittadinanzattiva ha presentato alcuni mesi fa un Action Plan in otto punti: «Personalizzare le cure, puntare sul coinvolgimento dei caregiver, accrescere la formazione di sanitari e cittadini, incrementare la telemedicina e la digitalizzazione, semplificare il rinnovo dei piani terapeutici, rispettare gli ambiti territoriali di garanzia, dare impulso alla somministrazione di cure e farmaci a domicilio, inserire nei Lea terapie e prestazioni oggi ancora non disponibili».

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