Locker: non è vendita ma solo consegna
LA GESTIONE
Locker: non è vendita ma solo consegna
Per favorire la diffusione dei locker come metodo di consegna dei prodotti è necessario aumentare la capillarità della loro presenza sul territorio. Cabine telefoniche ed edicole possono essere d’aiuto, secondo un’indagine Agcom ma si aprono anche nuove opportunità per i titolari di farmacia. Ne parliamo al nostro primo iFarma Pills, giovedì 4 febbraio alle 14
21 gennaio 2021
di Carlo M. Buonamico
Locker mon amour. Con i suoi 2.500 armadietti ad apertura controllata l’Italia è uno dei Paesi europei che ha registrato la maggiore crescita delle reti di locker negli ultimi anni. A evidenziarlo sono i dati della consultazione condotta a ottobre da Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che ha rilevato la presenza di tre principali reti in Italia. La più numerosa, con 2.150 armadietti è quella del marketplace del commercio on line Amazon, seguita dalla rete di InPost che conta 350 locker. In terza posizione Poste Italiane che possiede una rete di solo 50 locker.
Lasciando da parte un attimo i numeri assoluti, la ricerca mette a fuoco alcune interessanti considerazioni rispetto alle potenzialità e alle criticità della diffusione di questo tipo di sistema di consegna dei prodotti nel nostro Paese.
Ciò che colpisce maggiormente non è solo la grande disomogeneità di presenza dei locker sul territorio nazionale – il 22 per cento risultano concentrati nelle prime nove aree metropolitane con in testa Roma, Milano e Napoli – ma anche il rapporto tra popolazione residente e numero di locker. Un armadietto ogni 14 mila abitanti nelle grandi città a fronte di uno ogni 32 mila nelle aree extraurbane. Se a ciò si aggiunge l’analisi della distanza media che un cittadino italiano deve percorrere per raggiungere un locker, si comprendono bene le opportunità che gli operatori commerciali potrebbero cogliere se si riuscissero a risolvere alcune criticità. I dati internazionali indicano che la preferenza degli utenti all’utilizzo del locker rispetto ad altri metodi di consegna delle merci aumenta anche con il diminuire della distanza da percorrere per raggiungerlo – l’optimum è al di sotto dei 500 metri – e si scontrano con la realtà italiana, dove la distanza media tra utente e locker è di 9 chilometri, ma varia tra 600 metri e oltre 200 km a seconda della zona censuaria Istat considerata.
Le dinamiche dell’ultimo miglio
Guardando la situazione da un’altra prospettiva il quadro si fa ancora più nitido. Solo 7,2 milioni di italiani (12 per cento della popolazione) ha un locker a meno di 500 metri da casa, mentre circa 32 milioni di persone (il 54 per cento della popolazione) devono fare oltre due chilometri per raggiungerlo.
È chiaro, quindi, che quando la distanza da percorrere è troppa, la scelta del cliente-consumatore ricade su altre opzioni di consegna del prodotto più comode e anche più conosciute, come quella a domicilio. Ancor più se, come avviene sempre più spesso, è offerta gratuitamente dal player di riferimento.
Cosa potrebbe allora far cambiare le dinamiche del cosiddetto “ultimo miglio”? Prima fra tutte la diffusione più capillare dei locker anche nelle zone meno densamente popolate e remote.
Farlo, secondo quanto emerge dall’indagine Agcom, non sarebbe troppo complesso. Basterebbe riconvertire in pick up point alcune infrastrutture preesistenti e territorialmente molto diffuse. Per esempio, le care, vecchie e romantiche cabine telefoniche, che furono veicolo di parole d’amore sussurrate attraverso le cornette, potrebbero diventare spazi per la consegna di pacchi. Sarebbero oltre 5 mila le cabine che potrebbero assumere questa funzione secondo Tim. Così come potrebbero trovare una nuova giovinezza i moltissimi chioschi dei giornali, che oggi giacciono abbandonati nelle città e nei paesi con cartelli riportanti la scritta “vendesi” che nessuno considererà mai. Quest’ultima soluzione è già in fase avanzata dal momento che, secondo la società di distribuzione editoriale M-dis, si potrebbero installare armadietti per le consegne nelle oltre 4 mila edicole già abilitate al servizio di pick up point.
Certamente un intervento istituzionale potrebbe portare un grande giovamento nell’ottica di diffondere questa “nuova” modalità di consegna delle merci. Per esempio, l’inquadramento del posizionamento di locker in aree non profittevoli in qualità di strumento e risorsa per raggiungere obiettivi di coesione sociale e territoriale o come servizio di interesse generale. In questi casi la natura sociale del servizio implicherebbe il ricorso a bandi pubblici per l’aggiudicazione. E i tempi di realizzazione potrebbero essere più lunghi.
E in farmacia?
Cresce anche da parte dei titolari di farmacia l’interesse nei confronti di questi strumenti, che sono prettamente di consegna, non di vendita. Se da un punto di vista tecnologico le soluzioni ci sono, c’è ancora poca chiarezza sul fronte normativo. Quali prodotti si possono consegnare tramite sistemi locker e pick up? Perché, a differenza che in una vending machine posso caricarvi anche Otc, Sop e Rx? Esiste un problema di identità di chi ritira un prodotto presso il locker? Si può posizionare il locker all’esterno della farmacia, magari in una zona di forte passaggio e farlo funzionare 24 ore su 24? Di tutto questo discuteremo con l’avvocato Quintino Lombardo dello Studio legale Hwp – Franco-Lombardo-Cosmo al primo iFarma Pills, realizzato con la collaborazione di BD Rowa, giovedì 4 febbraio alle ore 14.
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