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Riequilibrio o taglio della spesa farmaceutica territoriale?

MONDO FARMACIA

Riequilibrio o taglio della spesa farmaceutica territoriale?

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Un taglio di 800 milioni è quanto prospetta la bozza della manovra per il 2021 esaminata dalla Ragioneria Generale di Stato per ridistribuire le risorse destinate alla spesa farmaceutica.

16 novembre 2020

di Redazione

Un ulteriore taglio dal 7,96% al 7.30% sulla spesa farmaceutica convenzionata in favore di quella ospedaliera e diretta è inaccettabile sia per il virtuosismo della spesa in convenzione, che nel 2019 è rimasta sotto il tetto di spesa di 913,71 milioni di euro contro una spesa incontrollata che sfora il budget previsto di 2,6 miliardi per l’acquisto diretto di farmaci, sia per la consapevolezza, che l’attuale pandemia ha evidenziato, dell’importanza del presidio territoriale delle farmacie e dei medici di medicina generale.

La stima del taglio di 800 milioni di euro mette a rischio di sfondamento della spesa convenzionata con l’attivazione obbligatoria del ripiano da parte delle farmacie che sui farmaci dispensati tramite ricetta non hanno quasi margine e consentirebbe invece alle Regioni un incremento del budget di spesa per gli acquisti diretti disincentivando ulteriormente lo spostamento dei farmaci dalla diretta alla convenzionata.

È la prosecuzione di un sistema che impoverisce la professione del farmacista non fornendo la farmacia di tutti i medicinali non soggetti a particolari controlli clinici e favorendo la distribuzione diretta dei farmaci senza pensare minimamente alle necessità dei pazienti e dei loro familiari.

Un trend impietoso che da anni non vede curvature positive, e mai come in questo momento lascia oltre che amareggiati anche un po’ sorpresi. Dall’inizio della pandemia ci si è resi conto ampiamente dell’importanza della medicina territoriale e del ruolo delle farmacie come presidio imprescindibile insieme ai medici di medicina generale. Occorrerebbe un piano esattamente opposto, che preveda il ritorno alla prescrizione dei farmaci oggi dispensati direttamente da parte dei medici di medicina generale, della loro distribuzione in farmacia e di un nuovo modello di remunerazione non solo basato sui farmaci venduti e sugli sconti progressivi in base al costo (che riduce il margine all’aumentare del costo del farmaco) ma anche sulla prestazione professionale del farmacista. Argomento che FarmacieUnite ha sempre sostenuto.

Proseguire con questi tagli porta soltanto ad un ulteriore impoverimento della medicina del territorio con la probabile chiusura di farmacie, soprattutto rurali. Medicina del territorio tanto ricercata e acclamata durante questa pandemia che ha visto le farmacie in prima linea, sempre a disposizione dei pazienti fornendo un servizio continuativo e capillare ai cittadini.

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