informazione, partecipazione, condivisione

La nuova frontiera del Ssn? La sanità di prossimità

L'ATTUALITÀ

La nuova frontiera del Ssn? La sanità di prossimità

«La pandemia ci ha insegnato che la salute è un elemento indispensabile per il benessere e la crescita economica e sociale del Paese e che investire in sanità è una priorità», ha sottolineato al Forum Meridiano Sanità Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House Ambrosetti

12 novembre 2020

di Laura Benfenati

La riorganizzazione della sanità territoriale è stata la protagonista del 15esimo Forum Meridiano Sanità, consueto appuntamento, quest’anno on line, organizzato da The European House – Ambrosetti, che si è tenuto nel giorno in cui nel mondo si è arrivati a 50 milioni di casi di Covid-19.
Un’emergenza sanitaria definita da Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e immunologo di fama internazionale, non pandemia ma sindemia, per gli effetti drammatici a livello non solo sanitario ma anche sociale, per le rinunce involontarie alle cure che sta comportando, basti pensare all’ambito oncologico e al numero spaventoso – 1,4 milioni di screening nei primi cinque mesi del 2020, secondo l’Associazione italiana di oncologia medica – che non sono stati fatti in questo periodo.
L’Italia ha dimostrato, nella prima ondata della pandemia, un’ottima capacità di risposta, secondo il Meridiano Sanità Covid-19 Responsive Monitor, che in base a 30 parametri ha analizzato la capacità di resilienza di 15 Paesi di fronte all’emergenza sanitaria. Se il nostro Paese si è rivelato al terzultimo posto per numero di medici ed infermieri, ha prontamente attivato politiche per incrementarne le assunzioni. Non siamo riusciti ad adeguare in modo congruo il numero delle terapie intensive, però abbiamo stanziato risorse più di tutti gli altri Paesi, limitato rapidamente la mobilità e gli assembramenti e “chiuso” subito scuole e aziende.

La casa primo luogo di cura

Un’Italia virtuosa, dunque, ma che ha davanti sfide enormi, una in particolare, come ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza: «La sfida presente è avvicinare il Servizio sanitario nazionale al paziente, puntando innanzitutto sull’assistenza domiciliare. L’Italia deve diventare il primo Paese d’Europa per assistenza domiciliare, ora dobbiamo avere il coraggio di  realizzare una rivoluzione copernicana in cui la casa diventa il primo luogo di cura. La prossimità è una delle chiavi della sanità del futuro, è la nuova frontiera del Ssn. Con il decreto Rilancio abbiamo stanziato tre miliardi e 250 milioni di euro, una cifra senza precedenti e in questi ultimi mesi abbiamo investito più che nei cinque anni precedenti. Pochi giorni fa, con l’approvazione della manovra di bilancio, sono stati stanziati altri quattro miliardi per il Servizio sanitario nazionale. È la strada giusta. Perché da questa crisi, dobbiamo avere la forza e il coraggio di costruire una possibilità di rilancio. Che passa necessariamente attraverso la tutela del “bene salute».
Purtroppo, però si è arrivati a questa sfida dopo anni di tagli alla sanità, il Paese ha sì dimostrato efficienza ma anche forti criticità, spesso dovute dalla frammentazione dei sistemi sanitari. Tutti i limiti della riforma del Titolo V della Costituzione sono stati messi in evidenza dal Covid-19: «Un virus particolarmente intelligente, che si muove con la mobilità delle persone, versatile e con grande capacità di trasmissione, che rischia di compromettere ancora di più l’equità in ambito sanitario e l’accesso alle cure», ha spiegato Ranieri Guerra, vice direttore generale delle Iniziative strategiche di Oms. «Basti pensare al vaccino: se sul fronte della ricerca e dello sviluppo siamo a buon punto, i veri problemi saranno di natura industriale e logistica, dobbiamo essere in grado di produrre miliardi di dosi che devono arrivare a tutti. Non possiamo permettere che, come temo, questa epidemia si trasformi in una grande battaglia per avere privilegi e non per garantire l’universalità delle cure. Difficile però, nel nostro Paese, riconvertire rapidamente un sistema che ha subito tagli impressionanti in questi anni».

Digitalizzazione ed efficienza sul territorio

«Un ruolo di rilievo lo avrà di sicuro il digitale che è stato sdoganato a partire dal 20 marzo 2020, con la dematerializzazione delle ricette», ha spiegato Americo Cicchetti, docente di Organizzazione sanitaria dell’università Cattolica. «È mancata però una programmazione, basti pensare alla gestione dei pazienti cronici a domicilio, che si è vista a macchia di leopardo, su iniziative talvolta di singole Asl. E ci sono stati anche seri problemi di approvvigionamento: la centralizzazione degli acquisti in sanità non dà una risposta efficiente nei momenti di emergenza. I processi di acquisto spesso non sono stati guidati da logiche di valore ma soltanto di prezzo». E qui la nota dolente che riguarda anche le farmacie, che oggi si trovano ad affrontare pazienti che non riescono a vaccinarsi: «Fin da febbraio si dovevano programmare gli acquisti dei vaccini antinfluenzali, le gare si fanno a cavallo dell’estate, in quattro Regioni il 24 luglio mancava ancora la programmazione per l’acquisto delle dosi necessarie per la campagna 2020-21».
Una delle soluzioni per rendere più efficiente il Servizio sanitario è sicuramente il potenziamento della rete territoriale, lo ha sottolineato Antonio Gaudioso, segretario di Cittadinanzattiva, con un’amara considerazione: «Stiamo parlando da 20 anni di riorganizzazione dei servizi territoriali e invece ci sono stati tagli progressivi che hanno avuto impatto sulle fasce più deboli della popolazione e su quei 12 milioni di cittadini che vivono nelle aree interne e montane e che hanno subito la rarefazione dei servizi sul territorio. Dobbiamo riorganizzare, valorizzare competenze, misurare i risultati. Medici di medicina generale e farmacie di comunità devono avere un ruolo da protagonisti, abbiamo uno dei sistemi di gestione del farmaco più efficienti a livello internazionale, perché all’interno delle farmacie non si possono fare, con precisi protocolli, i vaccini come in tanti altri Paesi d’Europa?».
Le farmacie più volte si sono messe a disposizione, durante l’emergenza sono state sempre state a battenti aperti, a differenza di molti studi di medicina generale. «La risposta del territorio ai bisogni dei pazienti cronici sarebbe stata ben differente se il nostro modello della farmacia dei servizi fosse già stato operativo: basti pensare all’impatto che avrebbero avuto i servizi di telemedicina e di telesorveglianza», ha spiegato Andrea Mandelli, presidente Fofi. «Esiste una questione logistica cruciale, con grandi disparità tra le Regioni nella disponibilità dei vaccini che avrebbe potuto essere risolta se, come avevamo proposto al Ministero, questo vaccino fosse stato posto a carico del Ssn per tutti i cittadini. Domani le difficoltà saranno aggravate dal fatto che i vaccini contro il Sars-Cov2 richiedono una gestione particolare e la questione deve essere affrontata subito».

Le priorità

«La pandemia ci ha insegnato che la salute è un elemento indispensabile per il benessere e la crescita economica e sociale del Paese e che investire in sanità è una priorità», ha sottolineato Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House Ambrosetti.
L’Italia ha ancora uno dei sistemi sanitari più efficienti del mondo e lo stato di salute della popolazione risulta tra i migliori d’Europa, al terzo posto dopo Svezia e Spagna. Alcuni indicatori del Meridiano Sanità index però, che si basa sull’analisi dei dati dei sistemi internazionali e regionali, destano preoccupazione per la tenuta del sistema nel tempo. Durante Meridiano Sanità abbiamo visto illustrate alcune delle criticità in ambito di prevenzione vaccinale, informatizzazione dei servizi e accesso all’innovazione farmaceutica e De Molli ha sottolineato che nel 2050 per far fronte a tutti i bisogni di salute e di assistenza si stima un’incidenza della spesa sanitaria sul Pil del 9,5 per cento e oggi siamo al 6,5: «È urgente puntare sull’ecosistema delle life sciences per il rilancio e la crescita della competitività dell’Italia, che può affermare il suo ruolo di hub farmaceutico innovation driven a livello mondiale.
E si devono utilizzare con urgenza le risorse europee a disposizione, in primis quelle previste dal Recovery Fund, per finanziare una riforma strutturale del sistema sanitario, partendo dal potenziamento del personale, dall’ammodernamento degli ospedali e dalla riorganizzazione della rete del territorio. La sanità territoriale va strutturata in un modello di connected care in cui medicina generale e farmacie di comunità siano snodi centrali del percorso dei cittadini e dei pazienti sia per le attività di gestione delle cronicità sia per quelle di prevenzione».

0 Condivisioni

Altre news

12 Novembre 2020