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Siamo prima di tutto farmacisti

LA FILIERA

Siamo prima di tutto farmacisti

Ventuno farmacie di proprietà e trentaquattro in totale, con quelle in fase di ingresso: l’amministratore delegato Andrea Riva ci racconta il modello di rete di NeoApotek, che affonda le sue radici nel mondo della farmacia

5 novembre 2020

di Carlo M. Buonamico

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ATTENZIONE: Data l’emergenza Covid-19, questa intervista è stata realizzata in remoto tramite software di videochiamata. Ciò può comportare talvolta problemi di connessione indipendenti dalla nostra volontà: ce ne scusiamo con il nostro ospite e con i lettori.

Come è nata Neo Apotek?

Siamo una realtà nata relativamente da poco, nel 2019, ma si tratta di un progetto che si innesta su una realtà di famiglia che esiste da generazioni. Negli ultimi due anni ci siamo strutturati per avere un approccio industriale legato a soluzioni finanziarie. Ciò significa che mantenendo la nostra anima imprenditoriale abbiamo accolto nella compagine societaria nuovi azionisti. Si tratta di famiglie di imprenditori che hanno deciso di sposare il nostro progetto.

Quali sono i suoi numeri?

Ci troviamo in un percorso in continua evoluzione e in una fase di investimento importante. Oggi abbiamo 21 farmacie di proprietà e siamo a 34, considerando quelle nella fase di ingresso nel nostro network. Abbiamo superato i 130 dipendenti, generiamo un fatturato vicino ai 40 milioni di euro.

I network di farmacie sono tanti, ormai anche in Italia: quali sono i tratti distintivi di Neo Apotek rispetto alle altre reti?

Guardiamo con rispetto alle altre reti, ma crediamo di essere un network diverso dagli altri, per caratteristiche e soprattutto per approccio e cultura. Affondiamo le nostre radici nel mondo della farmacia e continueremo a farlo. Il mio personale approccio al business, così come quello della mia famiglia, è quello del farmacista, perché siamo farmacisti. Il nostro modello prevede di continuare a investire sulla farmacia italiana intesa come tale. Non vogliamo stravolgere nel modo più assoluto ciò che di buono fa la farmacia italiana. Non crediamo che la farmacia sia un bancomat, anzi siamo pienamente consapevoli delle difficoltà di performance di questo periodo. Per questo ci proponiamo come partner flessibile per i titolari. Possiamo attivare tanti progetti con loro, a seconda che vogliano cedere una quota o tutta la farmacia. Chi cede una quota può persino reinvestire con noi sul territorio, acquisendo altre realtà e creando così piccoli polmoni indipendenti che possono esprimere le peculiarità del territorio, avendo alle spalle un partner come noi che garantisce la solidità finanziaria e la progettualità. Crediamo che questo sia il modello da seguire in questo momento di fortissimo cambiamento del mercato che potrà definirsi nei prossimi anni.

State realizzando accordi con altri player del settore?

Vorremmo riuscire a portare un cambiamento a partire da basi molto solide e chiare. È totalmente inutile e sbagliato stravolgere una realtà che nel suo micro territorio ha dei punti di forza e delle espressioni di eccellenza. Dobbiamo partire da queste eccellenze e valorizzarle ulteriormente con la forza del nostro gruppo. Ciò si realizza anche attraverso accordi con altri player del settore. In questo momento stiamo dialogando con la sanità privata, con strutture che offrono servizi integrati nel mondo assicurativo e in quello collegato all’aderenza alla terapia e siamo in contatto con aziende impegnate nella gestione di piattaforme della salute on line. Tengo a precisare che non si tratta di player in campo e-commerce.

La pandemia sta cambiando la percezione dei farmacisti nei confronti dell’aggregazione?

Non sono ancora riuscito a capirlo. Mi aspettavo una maggiore sollecitazione del mercato in termini decisionali. Sto percependo un clima di attesa.

È vero che state aprendo un nuovo concept store? Può anticiparne ai nostri lettori le principali caratteristiche?

In questo momento abbiamo iniziato un processo di rinnovamento delle nostre farmacie, a partire da quelle che avevano esigenze concrete di essere rinnovate. Abbiamo studiato un modello molto vicino alla nostra anima, che non prevede uno stravolgimento della farmacia. Su di una farmacia in particolare stiamo ragionando di fare qualcosa di molto innovativo. Tutte cose che vedranno la luce all’inizio del prossimo anno.

Guardando al futuro, come immagina sarà il mercato farmacia tra 5 anni?

Ci vorrebbe la famosa sfera di cristallo… si può stimare che nei prossimi 3-5 anni si verificherà il consolidamento di questo mercato. Si pensa che arriveremo ad avere un 20-30 per cento delle catene reali e il resto del mercato sarà diviso tra farmacie individuali e reti virtuali. Non credo che la singola farmacia sia destinata a scomparire. Molti colleghi sono veramente in gamba e lungimiranti e possono fare la differenza. Dovranno però essere più aperti alla condivisione e alla collaborazione a livello istituzionale o a livello di micro territorio, dove potranno aggregarsi.

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