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Diamo un futuro alle rurali

L'ATTUALITÀ

Diamo un futuro alle rurali

«I tentativi di modernizzare la ruralità la snaturerebbero», ci dice Pasquale Sechi di Farmacie rurali d’Italia. «Dobbiamo pretendere per le piccole farmacie un riconoscimento di centri della salute e salvarle dalla legge sulla concorrenza che le sta uccidendo»

22 ottobre 2020

di Laura Benfenati

Conosciamo Pasquale Sechi da molti anni, anima da tempo un gruppo Facebook molto seguito, La casa dei farmacisti. Ora con alcuni colleghi ha fondato una nuova associazione di farmacisti rurali e lo abbiamo intervistato per capire lo spirito, gli obiettivi e i progetti di questo nuovo gruppo.

Perché con tre colleghi ex Sunifar avete dato vita a una nuova associazione di farmacisti rurali, peraltro aderente a Confesercenti?

Spero non si pensi che il tutto sia nato per voglia di apparire. Se così fosse stato avremmo tutti scelto strade diverse e più semplici e apparentemente più redditizie. Siamo un ex presidente, un ex vice presidente e due ex segretari del Sunifar che in tempi diversi hanno toccato con mano le realtà, anche differenti, siano esse politiche e sindacali.
Ogni periodo ha avuto i suoi pregi e anche i suoi difetti.
Abbiamo avuto forse periodi più prolifici per il Sunifar e, indirettamente anche per la Federfarma stessa.
Non sto a elencare il cosa e il quando perché è tutto agli atti della federazione.
Oggi sarebbe impossibile la replica positiva non tanto perché i nostri rappresentanti siano meno bravi, quanto perché le interferenze politico sindacali attuali impediscono il dialogo e soprattutto il sano contradditorio.
Noi crediamo che le decisioni che riguardano il Sunifar dovrebbero essere prese dal sindacato dei rurali dopo studio, analisi e coinvolgimento anche di chi ha idee differenti.
Il confronto con Federfarma è necessario ma non deve influire, solo vigilare che quanto si decide non crei danno all’insieme delle due anime. Non chiediamo poltrone (non ci interessano proprio) ma essere ascoltati almeno nella miriade di commissioni che oggi soffocano il percorso e affannano Federfarma.
Noi non abbiamo creato un nuovo sindacato e non è attualmente nelle nostre intenzioni. E nemmeno un gruppo di opposizione. Ricordo però che l’opposizione costruttiva è quanto di meglio possa sperare qualsiasi direttivo che si propone alla tutela degli interessi di tutti. Noi, che non siamo più quattro gatti, siamo presenti in ogni luogo e in ogni argomento e il confronto ci arricchisce e mai ci separa.

Quali sono, a vostro parere, le priorità nella difesa della farmacia rurale?

La farmacia rurale è stata ben definita dalla legge sulla provvidenza, la legge 221/68, e toccarla sarebbe il peggior regalo a essa. I tentativi di modernizzare la ruralità la snaturerebbero. Legarla ai fatturati prodotti per il Ssn è un errore. Sarebbero rurali anche le farmacie storiche di Roma. Pretendere un riconoscimento di centro della salute sarebbe il fondamento e poi salvarla dalla legge sulla concorrenza che la sta uccidendo.
La piccola farmacia è perdente. Non può competere con le grosse strutture che però non danno garanzie ai piccoli centri. Meglio sarebbe favorire i dispensari con norme di tutela da studiare insieme.

Vi siete opposti alla vaccinazione in farmacia: la farmacia dei servizi è incompatibile, secondo voi, con la farmacia rurale?

I servizi si fanno gratis quasi sempre. La consegna a domicilio la fanno i tanti giovani del paese per racimolare qualche soldo. Per gli altri servizi si attende un chiarimento con i medici, evitando scontri e incomprensioni.
Roma è lontana dai nostri paesi.

Le aggregazioni di medicina generale stanno penalizzando molto le piccole farmacie: quali soluzioni proponete? 

Il nostro gruppo, con in testa il Molise, ha dimostrato come si possono superare le situazioni penalizzanti per i piccoli Comuni. I piccoli Comuni, privati dai tanti servizi muoiono perché qualcuno ha interesse a farli morire.
Eppure esistono ancora in Italia Comuni con 29 abitanti con il proprio sindaco e il proprio consiglio comunale.
Manca la farmacia? Agevoliamo il dispensario. Aggiungerei di pensare a “una fiscalità agevolata ” al pari di altre strutture o piccoli negozi che ancora sopravvivono nei paesi (ormai desertificati). Sarebbe a nostro avviso, l’unico modo concreto per non far chiudere le piccole farmacie che presiedono territori con un esiguo numero di abitanti.

L’adesione a una “rete” a vostro parere può essere un mezzo per tutelare la ruralità?

Tutto è possibile e tutto deve essere discusso, chiarito e tentato. Ci serve la buona volontà e la voglia del fare.

Come vedi la farmacia rurale fra cinque anni?

Chiederei volentieri aiuto a Nostradamus. Sono certo che mi direbbe la verità anche se non comprensibile se non a cose fatte. Ovviamente spero che, prevalendo il buon senso, Sunifar per le sue competenze e Federfarma si rendano conto che non è in gioco la fine della farmacia rurale ma la fine della farmacia intesa come centro della preparazione e della dispensazione del farmaco. Questo è ciò di cui dovremmo riappropriarci: il farmaco.

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