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Relazione e prossimità per la farmacia del futuro

L'OPINIONE

Relazione e prossimità per la farmacia del futuro

Due asset immateriali di bilancio che fanno grande l’impresa e il suo imprenditore e due valori economici a valere nel tempo: le due parole chiave per capire come le farmacie devono evolvere e trasformarsi per il bene comune.

24 giugno 2020

di Franco Falorni, commercialista

Il presidente di Federfarma Marco Cossolo afferma che il futuro della farmacia, alla luce dell’esperienza Covid 19, è in due parole: relazione e prossimità. Lo ha dichiarato ad Avvenire del 17 giugno sottolineando come nel momento di crisi la farmacia si è resa molto utile con la sua presenza capillare (19 mila farmacie sul territorio, 46 mila professionisti) nell’essere sempre accessibile in sicurezza, nel distribuire i farmaci con la ricetta elettronica (entrando con efficacia e rapidità in un sistema di trasmissione virtuale) e consegnando a domicilio, dove necessario, seguendo i pazienti cronici o con particolari esigenze farmacologiche.

La rete delle farmacie, il primo presidio della salute sul territorio, ha confermato il proprio ruolo strategico che è stato ben descritto da Cossolo.

La relazione è cruciale perché per quanto i processi possano essere automatizzati o semplificati grazie alla tecnologia (ben vengano per certo), abbiamo, e avremo, sempre bisogno di avere un servizio personale e personalizzato, ossia di qualcuno che, a fronte di un problema di salute, sappia indirizzare, oppure che, consegnando il farmaco, sappia capire chi ha di fronte. Non solo la cura, ma anche la tutela e la prevenzione della salute, nasce dalla relazione tra le persone, perché le conoscenze devono essere verificate da chi sa, ma pure perché la varietà delle situazioni e delle persone necessita di un costante aggiustamento alle circostanze, come abbiamo visto in questo periodo. Allora la relazione è cruciale, ancor più in una società come la nostra che si caratterizza per essere frammentata e individualizzata, al punto che “perdersi” ed “essere lasciati soli” sono sinonimi.

La relazione, a partire dalla competenza tecnica e dall’organizzazione, è ciò che la rete delle farmacie può dare (sempre di più e meglio) per promuovere e difendere il bene della salute sul territorio, arrivando letteralmente dappertutto, a non più di “cinque minuti a piedi” da casa. Il secondo termine che ha usato Cossolo, prossimità, è, a mio avviso, parente stretto di relazione. Perché le relazioni a distanza rischiano di indebolirsi, di trasformarsi in qualcos’altro. Prossimità perché c’è la relazione, ma anche relazione perché c’è prossimità. I due termini risuonano e, oltre a essere descrittivi già oggi del servizio della rete delle farmacie, hanno il potere di essere anche un orizzonte di sviluppo del lavoro, un piano di progettualità, dalle ampie ricadute e conseguenze. Insomma le due parole chiave per capire come le farmacie debbono evolvere e trasformarsi per il bene comune. Naturalmente tutto ciò deve essere integrato e armonizzato con gli altri soggetti che insieme, servizio sanitario territoriale e ospedaliero, concorrono a creare un sistema e un servizio per il cittadino.

Relazione e prossimità sono due comportamenti umani e professionali, che per la loro  promozione e applicazione devono trovare, nei capitoli di spesa sociosanitaria dei governi centrali e territoriali, delle risorse che contribuiscano a sostenere  economicamente l’attività richiesta e svolta (da sempre, ma è occorsa la pandemia per capirla meglio e in modo congrego) dalla farmacia; solo così è possibile rendere sistemica l’azione per migliorare e difendere la dignità della persona umana e in particolare della persona fragile.

Relazione e prossimità sono due asset immateriali di bilancio che fanno grande l’impresa e il suo imprenditore non dimenticando che, relazione e prossimità, sono due valori economici a valere nel tempo.

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