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Generici: a rischio la sostenibilità

MERCATO

Generici: a rischio la sostenibilità

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In sei anni ricavi a +67%, ma costi a +69%. Risultato di gare che puntano al prezzo più basso e di maggiori spese per le materie prime e per garantire la qualità. Una possibile exit strategy attraverso l'Industria 4.0.

03 luglio 2019

di Carlo Buonamico

Spendere di più di quanto si ricava e il conto economico che stenta a quadrare. Le aziende produttrici di medicinali generici rischiano di non tenere. Il rapporto dell’osservatorio sul “Sistema dei farmaci generici in Italia”, realizzato da Nomisma per Assogenerici, traccia un profilo netto di questo comparto industriale che, pur se di alto impatto per l’economia del Paese potrebbe non riuscire più a reggere.

A fronte degli otto miliardi di euro generati, tra produzione diretta, indiretta ed effetto indotto tra redditi e consumi delle famiglie, e dei 33 mila occupati totali, il comparto produttivo di medicinali generici deve fare i conti, è il caso di dirlo, con il rapporto tra ricavi e costi. I primi, cresciuti del 67 per cento tra il 2010 e il 2016 grazie alla sempre maggiore diffusione della cultura degli equivalenti tra cittadini e medici; i secondi di 69 punti percentuali a causa dell’incremento del 4,2 per cento in un solo anno, tra il 2015 e il 2016, dei costi per le materie prime e dell’aumento del 7,6 per cento dei costi necessari per assicurarsi le migliori risorse umane per garantire la qualità del prodotto.

Tra le criticità che maggiormente affliggono questo segmento di mercato, il rapporto segnala la continua rincorsa al prezzo più basso insita nei meccanismi delle gare per le forniture ospedaliere. Dinamiche così penalizzanti che rischiano di escludere le imprese che per motivi diversi, tra cui la dimensione, non possono sostenere una competizione così forte. Un aspetto, questo, che rischia di rivelarsi tutt’altro che benefico per il mercato e per i pazienti. Un restringimento del numero dei possibili fornitori del Ssn può tradursi, infatti, nell’impossibilità di riuscire a rispondere adeguatamente alle richieste di medicinali della Sanità pubblica.

Una possibile exit strategy per le aziende è rappresentata dalle risorse dell’Industria 4.0, che però solo il quattro per cento delle imprese ritengono strategiche: se oltre metà dei player non ha utilizzato nessuna delle azioni previste dal piano nazionale per l’impresa 4.0, le scelte di quelle che invece vi hanno fatto ricorso sono ricadute principalmente su iper e superammortamento. Diversamente, il 30 per cento delle società di questo comparto giudica competitivamente rilevanti per i prossimi cinque anni le nuove tecnologie 4.0 individuate dal Mise – quali Internet of things, big data, cloud computing e cybersecurity.

E allora, auspicando che le politiche farmaceutiche da un lato e i bandi di gara per l’assegnazione delle commesse per la farmaceutica ospedaliera dall’altro tengano in maggior considerazione la necessità di garantire la sopravvivenza e la crescita delle aziende produttrici di medicinali generici, il rapporto suggerisce ai player di sfruttare quanto più possibile il ricorso alla deroga agli Spc e alle risorse del piano per l’industria 4.0. Anche se, evidenzia Nomisma, “dal momento che le tecnologie abilitanti 4.0 costituiscono un’innovazione dirompente, prima devono essere culturalmente assimilate dalle imprese e dalla filiera produttiva nel suo complesso”.

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