Integratori alimentari: il traino della farmacia cerca riconoscimento formale
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Integratori alimentari: il traino della farmacia cerca riconoscimento formale
Il segmento dell'integrazione alimentare vale 3,3 miliardi di euro. Per l'acquisto, il 57% degli italiani segue il consiglio del medico o del farmacista. Il 95% del mercato di settore si sviluppa proprio in farmacia. I risultati Censis e Iqvia presentati alla XX Convention Federsalus.
24 giugno 2019
di Carlo Buonamico
Gli integratori alimentari utilizzati da 32 milioni di italiani, continuano a far volare questo segmento di mercato: secondo lo studio Censis presentato alla XX Convention di Ferdersalus il giro d’affari del 2018 è stato di circa 3,3 miliardi di euro.
Si tratta di un fatturato molto importante soprattutto per la farmacia, canale che copre il 95 per cento delle vendite di questi prodotti (dati Iqvia). Questo perché il farmacista, insieme al medico, sono le figure di riferimento per i consumatori che vogliono sapere come e quando assumere un integratore alimentare. Ben il 57 per cento dei connazionali, infatti, non effettua un acquisto di impulso per quanto riguarda questi prodotti, ma lo fa dietro consiglio di un professionista della salute.
Dato di particolare interesse, il fatto che la maggior parte (58,1 per cento) di coloro che assumono integratori gode di buona o ottima salute; segnale che il ruolo degli integratori è votato alla prevenzione.
Studi di nutrieconomia, la scienza che studia il rapporto costo-efficacia dell’impiego degli integratori alimentari in ambito medico, evidenziano come questi prodotti possano svolgere un ruolo importante nei processi di prevenzione primaria, contribuendo alla gestione dei costi delle cronicità del Ssn, che costituiscono attualmente il 70 per cento della spesa sanitaria e andranno aumentando nel futuro in ragione delle tendenze demografiche. “Si deve cambiare il paradigma della medicina generale e specialistica: dalla medicina d’attesa bisogna dirigersi verso quella d’iniziativa. E gli integratori alimentari possono essere un valido strumento per raggiungere questo scopo”, ha dichiarato Giorgio Colombo, del dipartimento di Scienze del Farmaco dell’università di Pavia.
Il ruolo dell’integrazione alimentare per la prevenzione è stato sdoganato anche da parte delle assicurazioni sanitarie integrative. “Nelle nostre polizze, abbiamo già inserito come rimborsabili alcuni integratori contenenti ad esempio le vitamine B e C. Siamo i primi a farlo. Ma occorre che la classe medica, anche in virtù di un riconoscimento formale e normativo di questa classe di prodotti, sia sempre più consapevole del ruolo che gli integratori alimentari possono svolgere per prevenire le acuzie”, ha specificato l’amministratore delegato e direttore generale di Rbm Assicurazione Salute, Marco Vecchietti.
Dello stesso avviso anche il presidente di Ferdersalus Marco Fiorani che ha evidenziato come sia “necessario il riconoscimento della specificità degli integratori alimentari, che non sono né farmaci né alimenti, ma che ancora oggi fanno riferimento alle normative sul food“. “Tra i principali obiettivi che intendiamo raggiungere come Federazione – continua – quello di promuovere un quadro normativo ad hoc è sicuramente uno dei più importanti”.