Preservare i valori del tempo
COPERTINA
Preservare i valori del tempo
Questa è la casa dei valori che non sottendono numeri, ci dice il presidente del Nobile Collegio Giuseppe Perroni. I farmacisti da 600 anni si prendono cura di questo luogo unico al mondo.
01 aprile 2019
di Laura Benfenati
“Questa è la casa di valori che non sottendono numeri, che nella profondità del tempo riescono a superare ogni interesse politico ed economico, qui c’è la saggezza dell’umanità che si preserva nonostante le ondate di tempesta che spesso le ideologie abbattono su di essa”. Esordisce così Giuseppe Perroni, il presidente del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis. Ci conosciamo da molti anni, ci siamo incontrati in qualche occasione per parlare di informatica in farmacia, perché Perroni è di sicuro uno dei farmacisti più esperti su questo argomento, un antesignano. Che c’azzecca l’innovazione con questo straordinario angolo di Roma che è il Nobile Collegio? Abbiamo trascorso due ore parlando di storia, arte, cultura e dopo aver letto l’intervista concorderete con me: Giuseppe Perroni è il presidente perfetto per questa istituzione, di proprietà dei farmacisti, che ha 600 anni.
Tutto però iniziò molto prima, in epoca romana…
Adriano è stato il più romantico degli imperatori romani, parlava con la sua anima interpretandola come amica e ospite. Scelse come successore Antonino, perché lo riteneva un buon amministratore e scevro dalle passioni. In realtà aveva ragione al 50 per cento: durante l’impero di Antonino, infatti, Roma giunse al massimo splendore rispetto al resto del mondo. Il successore di Adriano era però tutt’altro che privo di passioni e questo tempio ne è una prova: Antonino si innamorò di una dodicenne, Faustina, la sposò ma lei morì giovane. Antonino chiese allora al Senato di Roma di poter edificare un tempio dedicato alla sua sposa di fronte al Palatino, il colle dove Romolo aveva fondato la città. Siamo nel 142 dopo Cristo, più o meno negli anni della costruzione del Colosseo. Dopo la morte dell’imperatore, nel 161, il tempio venne dedicato anche a lui, come risulta dall’iscrizione sull’architrave della facciata.
Il tempio è dunque un inno all’amore.
Antonino, denominato Pio dopo la sua morte, non ha solo amato la sua donna ma ha amato tutte le donne in generale, promulgando una legge che impediva al marito di accusare la moglie di adulterio se lui si era macchiato dello stesso peccato: per i tempi era assolutamente impensabile. Era uomo dall’animo buono, amava l’umanità e fece promulgare una legge che tutelava gli schiavi dai padroni, secondo la quale si poteva accusare di omicidio il padrone che attentava alla vita dello schiavo. Antonino diede a 200.000 romani indigenti olio, vino, pane e acqua gratis e abolì per loro parte delle tasse. Costruì poi in un anno il Mausoleo di Adriano e il ponte sul Tevere che va a Castel Sant’Angelo: era un imperatore veramente illuminato. Per costruire il Tempio per la sua Faustina fece portare dall’isola di Eubéa, nell’Egeo, dieci colonne di marmo cipollino alte 17 metri. E lo ha voluto qui, sulla Via Sacra che proprio davanti a noi è ancora originale e ben conservata in ciotoli, perduti invece verso l’arco di Settimio Severo e di Tito.
Come è arrivato poi ai farmacisti questo meraviglioso patrimonio?
La Grecia ha prodotto per l’umanità i massimi livelli di intelligenza, Roma ci ha messo le braccia ma ha rispettato la Grecia, perché sapeva che la culla della cultura era là. La Chiesa ha traghettato tutto questo ai tempi nostri, occupando il tempio, trasformandolo in chiesa e preservandolo. Quando venne nominato papa Ottone Colonna – Martino V – Roma era spopolata e povera, doveva essere ricostruita e il papa si rivolse alle corporazioni. Siamo nel 1429 e Martino V, con Bolla papale, donò in eterno il tempio alla Universitas aromatariorum, la corporazione degli aromatari, detti volgarmente speziali.
“Detti volgarmente speziali”: c’è scritto proprio così?
Sì, ho qui la Bolla papale. Io mi sono fatto l’idea che gli aromatari fossero all’epoca proprio coloro che si occupavano di ricerca, che scoprivano i principi attivi, mentre gli speziali allestivano i prodotti della ricerca in forma di medicamento. Il Nobile Collegio c’era già prima del 1429, probabilmente, ma in quell’anno si è insediato qui e ha chiesto al Vaticano di poterci rimanere. Nel 1535, quando è sceso in Italia Carlo V, è stato ripristinato il tempio imperiale, poi è stata ricostruita la chiesa, da Orazio Torriani: San Lorenzo degli Speziali, che venne inaugurata nel 1602. La chiesa barocca non è stata ritoccata, è originale. Il suo aspetto è simile al tempio: non si costruì neppure l’abside e si preservò la struttura della cella. Se i farmacisti non se ne fossero presi cura sarebbe diventata una cava di marmo a cielo aperto.
Perché San Lorenzo in Miranda, oltre che degli Speziali?
Siamo nella Controriforma, c’è un ritorno al Vangelo, non si sa se Miranda fosse una famiglia romana, una cortigiana o se il nome richiama la bella vista sul foro: non abbiamo prove scritte su questo. Quello che conta è che è dedicata a San Lorenzo, perché qui il Santo è stato condannato, per poi essere giustiziato nell’attuale via Panisperna. San Lorenzo era un centurione romano che si era convertito: gli promisero la salvezza se in 24 ore avesse portato tutte le ricchezze che i cristiani avevano raccolto. Si presentò alla scadenza con tanti cristiani, dicendo che erano loro il suo tesoro: fu quindi giustiziato. È sepolto dove oggi c’è la chiesa di San Lorenzo fuori le Mura.
All’interno della chiesa del Nobile Collegio ci sono dipinti importanti di Pietro da Cortona e Domenichino, tra gli altri.
Sì, abbiamo opere davvero preziose, come la pala della Cappella Porfirio del Domenichino e quella dell’altare maggiore di Pietro da Cortona. Sono stati fatti molti restauri, negli ultimi anni, che ci hanno restituito opere che erano state fortemente danneggiate. Ci sono dipinti secenteschi come I SS. Filippo e Giacomo che venerano la Vergine con il Bambino di Raffaello Vanni o la Decollazione del Battista. Oggi finanziamo la manutenzione non soltanto attraverso gli eventi scientifici e culturali, che si tengono qui periodicamente, ma anche attraverso il 5 per 1000 che i farmacisti possono devolvere al Nobile Collegio. Le risorse ci servono per conservare un bene che ha troppa storia di categoria per essere lasciato agli insulti del tempo e ha troppo tempo per non prendersene cura. Ogni anno che passa la vetustà della struttura la rende fragile e quindi diventa sempre più importante l’impegno di noi tutti, e dei farmacisti in generale, per preservare un bene così prezioso in un luogo così bello che nessuna corporazione di farmacisti al mondo possiede. Se Roma è Caput mundi e il Foro romano è il centro di Roma, la Via Sacra è il centro del Foro romano e noi siamo al centro della Via Sacra. Un tempio unico al mondo e il solo rimasto al centro del Foro romano. Ed è dei farmacisti.
Un tempo c’era anche un ospedale nel complesso?
Sì, fino all’Unità d’Italia, poi c’è stato un ridimensionamento perché il ruolo pubblico dell’istituzione è scomparso, l’ospedale è stato dismesso e la biblioteca è diventata privata. Abbiamo oltre mille manoscritti e farmacopee di diversi Paesi. Nel museo invece ci sono mortai, strumenti di laboratorio, albarelli, stampe antiche.
Chi sono oggi i Nobili collegiali?
Prevalentemente farmacisti o farmaciste romane e poi alcuni membri ammessi honoris causa. Per far parte del Collegio c’è bisogno di una presentazione di due membri effettivi, poi c’è un primo vaglio al Consiglio di reggenza e quindi un secondo all’assemblea, in cui siano presenti i due terzi dei collegiali. Si vota a scrutinio segreto. Io oggi mi sento un presidente con il punto interrogativo, non esclamativo. L’autorevolezza nasce da altro, non dal fatto di avere potere ed esercitarlo: il potere è utile solo quando si deve raggiungere un obiettivo valido. Ministero vuol dire per me amministrare: si lavora per gli altri. Il resto non conta.
Come tutto questo incredibile patrimonio può aiutare la categoria oggi, come può stimolarla?
Attraverso la tradizione la farmacia deve conservare identità e dignità. Nelle ondate di tempesta si devono preservare i veri valori, qui siamo in una bolla di sapone. È un’atmosfera incantata che si apprezza soltanto qui, poi uscendo si torna ai valori che si sommano, si sottraggono, si moltiplicano e si dividono. Il Nobile Collegio genera emozioni così forti che una soprano di Mosca, che ha tenuto un concerto qui a Natale, si è commossa a tal punto da scrivere una bellissima poesia su Faustina e Antonino, che è ora nel museo. Bisogna innamorarsi di certi valori per rimanere qui in maniera impegnata. Oggi ho la collaborazione di due bravissime storiche dell’arte specializzate in archivistica che ci sono state inviate dal ministero dei Beni culturali. Noi siamo qui per preservare i valori del tempo e i farmacisti in tutti questi anni lo hanno fatto in modo straordinario.
IL NOBILE COLLEGIO CHIMICO FARMACEUTICO UNIVERSITAS AROMATARIORUM URBIS
L’8 marzo 1429, papa Martino V donò alla Corporazione dei farmacisti romani, in virtù delle sue benemerenze, la Collegiata di San Lorenzo, eretta all’interno dell’antico tempio romano che l’imperatore Antonino volle edificare nel 142 d.C. in onore di sua moglie Faustina. Nel 1602 la Corporazione degli speziali volle erigere la chiesa, sempre all’interno del tempio romano: la chiesa prese il nome di San Lorenzo de’ Speziali in Campo Vaccino.
Il complesso del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis oggi comprende:
- Chiesa di San Lorenzo de’ Speziali. Custodisce quadri di Pietro da Cortona, Vanni, Domenichino, Alessandro Fortuna e altri maestri.
- Museo di Arte farmaceutica e di Storia della farmacia, in cui sono custoditi albarelli di varie epoche, mortai di bronzo, strumenti di laboratorio, vetreria antica, medaglie di varie epoche, stampe e quadri antichi.
- Biblioteca costituita da oltre mille tra manoscritti, antichi statuti, farmacopee antiche di vari Paesi, antichi testi del XVI secolo, testi di recente pubblicazione.
- Archivio nel quale è custodita la storia della Corporazione degli speziali romani dal 1430 a oggi.
Pubblicato su iFarma – Aprile 2019