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Farmacisti, per andare avanti serve una retromarcia

COPERTINA

Farmacisti, per andare avanti serve una retromarcia

Silvio Garattini

di Giorgio Flavio Pintus

I titolari di farmacia devono scegliere, ci dice Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri: vogliono essere professionisti del Sistema sanitario oppure mercanti in fiera?

«Il problema di fondo delle farmacie non risiede tanto nella loro ambivalenza di esercizi dove si esercita una professione sanitaria e, al contempo, un’attività commerciale, quanto in un’altra e molto più critica commistione, che riguarda i prodotti in vendita: accanto a quelli che a pieno diritto appartengono alla scienza, ce ne sono infatti moltissimi che con la scienza non hanno alcun rapporto dimostrato e dimostrabile. E questo, in termini di credibilità e autorevolezza, è un serio problema».
Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri, torna ad affermarlo con grande pacatezza e non minore decisione, nel corso di un’intervista concessa al nostro giornale in pieno agosto, nell’immediata vigilia di un incontro del tavolo tecnico insediato dalla ministra della Salute Giulia Grillo per tentare di ridefinire la governance farmaceutica del nostro Paese, impresa di cui si parla da anni e con la quale hanno annunciato di volersi cimentare diversi governi, senza (almeno fin qui) apprezzabili risultati.
Il farmacologo, come è noto, fa parte del quartetto  di esperti (gli altri tre sono Giuseppe Traversa dell’Iss, Luciana Ballini, ricercatrice dell’Agenzia sociale e sanitaria dell’Emilia Romagna  e Giovanni Bissoni, già assessore alla sanità della stessa Regione) che, insieme ai rappresentanti dei ministeri della Salute e del Mise e delle Regioni  (Renato Botti, direttore della sanità piemontese, e Francesca Tosolini, responsabile dell’assistenza farmaceutica del Friuli Venezia Giulia), dovranno riscrivere le regole del settore del farmaco.
«I farmacisti e le farmacie devono scegliere», precisa Garattini. «O professionisti del sistema sanitario, e in quanto tali  rigorosamente rispettosi dei dettami della cultura scientifica, alla quale peraltro appartengono, oppure mercanti in fiera: non possono essere entrambe le cose, se non a prezzo di perdere una fetta molto consistente della loro credibilità, con tutto ciò che può conseguirne».
Abbiamo raggiunto il farmacologo  nel suo buen retiro sulla costa nord-orientale della Sardegna, di fronte all’isola di Tavolara, proprio nei giorni a cavallo dei primi incontri del gruppo di lavoro sulla governance farmaceutica, sui cui esiti, per vincoli di riservatezza, il professore è abbottonatissimo.  «Si è trattato in buona sostanza di incontri istruttori, serviti essenzialmente a inquadrare i termini del lavoro da fare», si è limitato a dire Garattini. «È comunque chiaro che la partita fondamentale per dare una nuova governance a un settore che pesa per 21 miliardi all’anno sui conti dello Stato è essenzialmente una: ridisegnare il ruolo e le funzioni dell’Aifa».
Una necessità che si impone anche alla luce del quadro di norme europee, che affidano all’Ema il capitolo della registrazione e dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei nuovi farmaci. «La necessità di definire meglio struttura e modalità di funzionamento di Aifa è oggettiva», spiega Garattini. «Cominciando con il verificare, per esempio, se l’attuale modello che attribuisce al direttore generale dell’Agenzia il grosso dei poteri gestionali sia ancora adeguato o non serva piuttosto una maggiore collegialità, con un ruolo più incisivo del Consiglio di amministrazione».
«Al di là di questo –  continua il presidente del “Mario Negri” – il mio pensiero personale è che sia necessario mettere mano a quei dossier che sono inspiegabilmente fermi da decenni, come per esempio una profonda revisione della classificazione dei farmaci del Prontuario nazionale, che non si fa da un quarto di secolo, visto che l’ultima risale al 1993. Le cose da rivedere sono molte, a partire dalle anomalie che consentono prezzi diversi per farmaci che sono sostanzialmente uguali».
Questione, questa, che riguarda mutatis mutandis anche il settore dei dispositivi medici, del quale il tavolo dovrà occuparsi oltre ai farmaci, per mettere ordine laddove non ce n’è mai stato davvero molto. A rilevarlo, negli anni, è stata la stessa Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, imbattutasi in situazioni che più di una volta hanno fatto gridare allo scandalo, rimbalzando con gran clamore sulla stampa di informazione, in particolare in ragione di differenze di prezzo superiori anche al mille per cento tra Asl e Asl nell’acquisto di un inserto tibiale, uno stent o una protesi all’anca in ceramica, solo per fare qualche esempio.

Per quanto difficile, bisogna trovare il sistema di tornare a una reconductio a unum della ricetta farmaceutica sull’intero territorio nazionale

UN NUOVO PRONTUARIO NAZIONALE

Pur senza entrare nel dettaglio delle due sedute agostane, Garattini ha comunque espresso la convinzione che l’attività del tavolo tecnico sulla governance entrerà nel vivo, con ogni probabilità, solo dopo la partita della nomina del nuovo direttore generale dell’Aifa.  
In realtà – ma  al momento della chiacchierata con il nostro giornale Garattini  non poteva certamente prevederlo – oltre a quella del direttore generale  per Aifa si renderà necessaria anche la nomina di un nuovo presidente, a seguito delle dimissioni di Stefano Vella, che ha rimesso il suo incarico per manifestare concretamente la sua distanza dalle controverse decisioni assunte dal ministro dell’Interno Matteo Salvini (con l’avvallo del Governo) a proposito dei 170 migranti tenuti a lungo a bordo del pattugliatore della Marina italiana “Diciotti”. 
«Ritengo che le linee di revisione dell’Agenzia regolatoria entreranno in una dimensione di concretezza propositiva solo dopo l’insediamento dei suoi nuovi vertici e credo che sia giusto così, non fosse altro che per una questione di opportunità», spiega  Garattini, che non si è però sottratto dall’esprimere alcune considerazioni su questioni che – ancorché di non stretta pertinenza della task force che dovrà ridisegnare la governance farmaceutica – hanno comunque molto a che fare con l’assetto complessivo del settore e il suo buon funzionamento. A partire, ovviamente e inevitabilmente, dai problemi della distribuzione.
Il presidente del “Mario Negri”, al riguardo, registra una prima e pesante criticità, relativa alla spendibilità della ricetta: «Dobbiamo trovare il modo di tornare alla ricetta Ssn valida in tutta Italia, anche se le diverse modalità di acquisto dei farmaci nelle varie Regioni rende l’obiettivo molto complicato», afferma. «Per quanto estremamente difficile, bisogna però trovare il sistema di tornare a una reconductio a unum della ricetta farmaceutica sull’intero territorio nazionale, condizione peraltro indispensabile per restituire in pieno all’assistenza farmaceutica la sua dignità di irrinunciabile livello essenziale di assistenza».
L’accesso al farmaco non omogeneo tra le varie Regioni  – che alla fine discrimina i cittadini sulla base della loro residenza – è una questione che dovrà essere affrontata, anche se a giudizio di Garattini allo stato è davvero difficile che le Regioni possano accettare di rinunciare alle leve di intervento sulla spesa farmaceutica attualmente in loro possesso. «È pressoché irrealistico anche solo pensare di poter tornare indietro dagli acquisti centralizzati tramite gara regionale», spiega il farmacologo, facendo un esplicito riferimento alle esperienze molto positive per i bilanci regionali condotte in Piemonte e Toscana, muovendosi nel recinto della bioequivalenza e delle categorie terapeutiche omogenee.
«Le resistenze quasi certamente continueranno», prevede Garattini, «in particolare sull’asse industria-medici, ma la strada è tracciata e non può che andare nella direzione della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale: gli interessi del nostro sistema di salute pubblica, solidaristico e universale, vengono molto prima degli interessi di questa o quella  categoria o gruppo di interesse».
Su come mettere ordine nel gran guazzabuglio di differenze tra Regione e Regione in materia di modalità distributive dei farmaci, prodotto dalle scelte diverse su quali farmaci assoggettare alla dispensazione diretta, quella per conto o quella convenzionata nelle farmacie territoriali, Garattini non si sbilancia, limitandosi a osservare che, in ogni caso, «l’impresa è possibile solo a partire dalla definizione di un nuovo Prontuario nazionale». 

UNA RETE FORMIDABILE

Il farmacologo, invece, si esprime volentieri sulle farmacie e ciò che rappresentano e ciò che, ancora di più, potrebbero rappresentare per il Ssn: «Sono una rete formidabile di presidi di salute che però bisogna valorizzare e utilizzare nelle giuste direzioni, declinandone pienamente le straordinarie potenzialità», afferma con convinzione Garattini, ribadendo un convincimento già più volte espresso in passato. Coerentemente suffragato, peraltro, da alcune iniziative del “Mario Negri” come il recente studio  per lo screening della fibrillazione atriale nella popolazione anziana mediante telemedicina proposto e coordinato dall’istituto di ricerca in collaborazione con l’Ordine dei Farmacisti e l’associazione dei giovani farmacisti di Lecco, con l’approvazione dell’Ats Brianza, allo scopo di valutare la fattibilità dell’erogazione in farmacia di prestazioni di elettrocardiografia in telemedicina, atte a individuare casi di fibrillazione atriale nella popolazione anziana.
«In passato ho sostenuto spesso, e non faccio fatica a ripeterlo ora, che le farmacie, grazie alla loro diffusione capillare che ne fa un riferimento di prima istanza per i cittadini, possono essere il primo e più agguerrito fronte per la prevenzione primaria» afferma Garattini.  «Non vanno certamente tralasciate altre potenzialità, come per esempio il contributo per estendere e razionalizzare le attività di sportello e i servizi di accesso alle prestazioni del Ssn, ma da medico e ricercatore con qualche anno di esperienza sulle spalle sono convinto che un ruolo davvero decisivo le farmacie possono recitarlo per combattere l’insorgenza delle malattie, dal momento che per almeno il 50 per cento sono autoinflitte, ovvero provocate dai nostri stessi comportamenti. Se la gente smettesse di fumare chiuderebbe l’80 per cento delle chirurgie toraciche del Paese, dal momento che l’80 per cento dei tumori sono dovuti alle sigarette». 
Il problema – che a Garattini ovviamente non sfugge – è che la prevenzione primaria in Italia è a dir poco negletta, anche per i cronici chiari di luna dei bilanci sanitari, da sempre primo alibi per la mancata destinazione di adeguate risorse economiche per quello che, secondo il presidente del “Mario Negri”, sarebbe invece il migliore investimento possibile per la sanità pubblica, soprattutto nella prospettiva di una sua sostenibilità di lungo termine.  «La farmacia, con alcune iniziative di Federfarma, ha già dato segnali di essere pienamente in linea con la necessità di impegnarsi su questo terreno», riconosce Garattini. Che torna però a battere sul tasto di scelte coerenti con la dignità scientifica e sanitaria di questo presidio di salute territoriale. «Non si può essere educatori sanitari da una parte e dall’altra vendere prodotti assimilabili all’acqua fresca», insiste il farmacologo, autentica bestia nera per chi produce, prescrive e vende alcuni prodotti. «In questo modo finisce per diluirsi fino a non lasciare più tracce anche la credibilità e l’autorevolezza del farmacista. Un rischio che, personalmente, eviterei di correre, anche alla luce di scenari su cui incombono le minacce della e-pharmacy, che per me è il vero nemico da cui debbono guardarsi le farmacie».

SCELTE RIGOROSE

Il ragionamento di Garattini è semplice e lineare: «Un gigante come Amazon ci mette poco a cannibalizzare il settore, mettendo in ginocchio la rete degli esercizi territoriali, come è già accaduto in altri mercati per una miriade di piccoli negozi», spiega il farmacologo.
«Un rischio che può essere contrastato solo accentuando la dimensione professionale e di servizio delle farmacie del territorio, senza equivoci o ambiguità. Anche per questo, secondo me, sarebbe il caso che le farmacie – nel loro interesse – facessero scelte rigorose».
Proprio lo sviluppo esponenziale e velocissimo di internet offre a Garattini l’occasione per un’ultima riflessione.
 «L’information technology ha cambiato il mondo in una manciata di anni e senza che molti quasi se ne accorgessero e si adeguassero, finendo in molti casi per essere travolti», osserva il professore. «È quello che succede se si ignora quel che accade nel mondo della scienza: si arranca, perennemente in ritardo, costretti a inseguire. Il lavoro che faremo tra 5-10 anni non lo conosciamo perché con ogni probabilità non esiste ancora, ma saremo in grado di cogliere in tempo quel che verrà e le sue opportunità solo investendo in sapere e conoscenza. Senza questo requisito, questa attitudine, questa volontà condanniamo il Paese alla mancanza di sviluppo, girando a vuoto perché non si sa e non si prevede cosa fare e in quali direzioni muoversi».
La chiacchierata finisce qui, con questa sottolineatura tutta rivolta al domani, la dimensione di tempo alla quale Garattini si è quasi esclusivamente riferito nelle sue considerazioni.
E sapendo che il signore dritto come un fuso al quale stringiamo la mano  per salutarlo compirà 90 anni nel prossimo novembre, ci rendiamo improvvisamene conto di capire fino in fondo quella frase di Nietzsche che sostiene che il futuro influenza il presente tanto quanto il passato. E saremmo disposti a scommettere
che, per Garattini, che pure ha alle spalle una storia monumentale, quel che conta di più è certamente tenere ben aperti gli occhi e la mente su quel che verrà, non su ciò che abbiamo alle spalle.  

Pubblicato su iFarma – Ottobre 2018

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