È promossa da alcune delle principali organizzazioni scientifiche e di tutela dei diritti dei malati cardiopatici europee, tra cui le associazioni Cuore Italia – Heart Valve Voice, la francese Alliance du Coeur, l’associazione di cardiologia e medicina interventistica europea PCR, la Società Italiana di Cardiologia Interventistica GISE e la sua Fondazione GISE, la Società Italiana di cardiologia geriatrica SICGe e il Gruppo Italiano di Cardiologia Riabilitativa e Preventiva GICR-IACRP.

Si tratta della prima Giornata Europea sulle Malattie delle Valvole Cardiache – European Heart Valve Disease Awareness Day- che si propone di aumentare la consapevolezza e la conoscenza di queste malattie così da poterne riconoscere i sintomi e quindi migliorarne la diagnosi e al cura. Target sia i pazienti che i medici e le istituzioni nell’ottica della messa a punto di azioni coordinate.

Le malattie alle valvole del cuore colpiscono oltre 1 milione di italiani. Sono strettamente correlate all’età e interessano il 10% delle persone con più di 65 anni.

Tuttavia un’indagine condotta in Austria, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Spagna, Svezia, Gran Bretagna e Italia su 8.860 persone sopra i 60 anni indica che la conoscenza del cuore e del suo funzionamento è molto ridotta: solo il 3% degli europei e degli italiani sa che il cuore ha quattro valvole e solo il 7% degli europei conosce le malattie delle valvole cardiache, percentuale che scende al 5% in Italia.

Queste malattie, dicono gli esperti, non sono da sottovalutare. Infatti, se non curate adeguatamente, provocano un serio peggioramento della qualità di vita del malato, possono causare scompenso cardiaco anche grave e portare a morte nel giro di pochi anni.

Vero è però, che sapendole riconoscere, si possono curare on interventi più o meno invasivi a seconda della gravità della malattia stessa.

Se una valvola cardiaca è molto deteriorata lo specialista può decidere un intervento di riparazione o di sostituzione della valvola. Attraverso un intervento a cuore aperto o, se le condizioni del paziente lo consentono, tramite procedura transcatetere meno invasiva della precedente.