Un piano Marshall di prevenzione sanitaria
IL CONVEGNO
Un piano Marshall di prevenzione sanitaria
Servono interventi immediati per sostenere il Ssn in un Paese che invecchia e si ammala di più, e per aumentare la produttività: le proposte al Forum Meridiano Sanità di The European House Ambrosetti partono da stili di vita, vaccinazioni e screening
7 novembre 2024
di Laura Benfenati
«Il dibattito sulla sanità è diventato centrale e per capire bene quello che serve a tutto il comparto della salute bisogna includere il contesto generale socio economico, quello ambientale e quello politico»: il giornalista Andrea Pancani ha introdotto così lunedì a Roma i lavori del XIX Forum Meridiano Sanità di The European House – Ambrosetti (Thea) “Health for all policies: verso una nuova visione strategica del sistema sanitario per la crescita del Paese”.
«La salute è driver di crescita, produttività e competitività del Paese» ha spiegato Valerio De Molli, managing partner e Ceo di Teha. «L’Europa contribuiva al 28,7 per cento nel 1992 al Pil mondiale e nel 2023 è scesa al 17,5 per cento. La produttività è fondamentale per la crescita ma in Italia siamo particolarmente fermi per diversi fattori: dall’apporto negativo della Pubblica amministrazione all’eccessiva burocrazia, alla dimensione delle aziende, troppo piccole. Per migliorare la produttività occorre partire da una nuova politica industriale e da una politica sanitaria che miri a migliorare la salute dei cittadini».
Salute: un ecosistema di valore
De Molli ha identificato cinque leve per incrementare la produttività: attrattività degli investimenti diretti esteri, politica industriale, capitale umano, crescita demografica, buona salute della popolazione. «Serve una politica industriale per diventare più competitivi e attrattivi per gli investimenti esteri, dobbiamo puntare su settori ad alta ricerca e sviluppo, che siano di grandi dimensioni, garantiscano occupazione qualificata e di alto livello: gli ambiti salute, scienze della vita, quello biotecnologico e farmaceutico rappresentano tutto questo».
De Molli ha proseguito raccontando quanto il settore farmaceutico italiano si inserisca in un ecosistema della salute che genera valori sia per i cittadini sia per il sistema Paese (figura 1). Gli abbiamo chiesto, a margine del convegno, come mai in quella slide non figurino le farmacie e ci ha risposto che per tutti gli attori del settore le farmacie sono il terminale naturale della filiera farmaceutica.
Più anni in cattiva salute
L’invecchiamento demografico che caratterizza il nostro Paese è accompagnato da un aumento delle malattie croniche, con maggiore pressione sui sistemi sanitari e di assistenza socio-sanitaria: a 65 anni una persona su due ha una patologia cronica, a 75 anni nove su dieci; solo negli ultimi 5 anni la spesa sanitaria pro capite media degli over 65 è aumentata del 9,2 per cento a causa di una più alta prevalenza di fattori di rischio e un numero maggiore di pazienti cronici (circa più 589.000 over 65).
A parità di modello di assistenza, la spesa sanitaria pubblica che oggi è al 6,30 del Pil (ampiamente inferiore a quella degli altri Paesi europei, nonostante la popolazione più anziana) arriverà nel 2050 al 9,55 per cento del Pil, insostenibile. «Gli anni vissuti in cattiva salute – ha raccontato il Ceo di Teha – sono aumentati da 10,8 nel 2004 a 15,7 nel 2023 (figura 2): sono causati da un’elevata prevalenza di patologie ad alto impatto (come malattie cardiovascolari, tumori, diabete) a loro volta causati da un’alta prevalenza di fattori di rischio (fumo, alcol, sedentarietà). E la cattiva salute pesa in modo incisivo sulla produttività del Paese. Per un vero cambio di marcia serve un Piano Marshall della prevenzione sanitaria che consenta di contenere la spesa e migliorare la qualità della vita dei cittadini e la produttività del sistema Paese».
Tre gli interventi che suggerisce Teha: riduzione dei fattori di rischio (gli italiani non sono virtuosi su fumo, alcol, alimentazione sana e attività fisica), vaccinazioni, adesione a programmi di screening oncologico. Il costo evitabile totale nei prossimi 10 anni di questi tre interventi può arrivare a 544,1 miliardi di euro.
Interventi strutturali, non spot
Il ministro Orazio Schillaci ci ha tenuto a ribadire che la Sanità è l’unica voce di spesa che non viene tagliata nella Legge di Bilancio: «Stiamo affrontando una situazione complessa, lo stiamo facendo in modo strutturale, non con misure spot come è stato fatto finora. L’obiettivo è avere un Servizio sanitario nazionale più equo, moderno e sostenibile. Se vogliamo che continui a essere universalistico dobbiamo investire in prevenzione, ricerca e innovazione. Siamo la nazione più longeva al mondo dopo il Giappone, dobbiamo investire su stili di vita corretti, screening oncologici – allargandone fasce di adesione e patologie – e vaccinazioni, e comunicare di più e meglio su questi temi con i cittadini, soprattutto grazie ai professionisti sanitari di cui le persone si fidano. È cambiato il concetto di salute, devono cambiare anche le strategie, la sinergia, il lavoro di squadra, per rendere il Ssn sempre più accessibile e innovativo».
La prevenzione al centro
«Nonostante gli investimenti in prevenzione siano in grado di migliorare la resilienza sociale ed economica del Paese, al centro delle nuove regole europee di programmazione economica, nel Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine 2025-2029 occupano uno spazio residuale» ha spiegato Daniela Bianco, partner di The European House – Ambrosetti e responsabile Practice Healthcare di Teha Group. «Nel nuovo regime di governance europea, la spesa sanitaria – e in particolare la spesa per la prevenzione – può essere considerata un investimento in sicurezza sociale, allo stesso modo degli investimenti in difesa, digitale e green, non concorrendo quindi al deficit e offrendo maggiore flessibilità agli Stati membri, a partire dall’Italia, caratterizzata da un elevato indebitamento».
Protagonisti del territorio
Al Forum è intervenuto il presidente della Fofi Andrea Mandelli: «I farmacisti sono protagonisti del territorio e hanno visto mutare la società che ha sempre più necessità di prossimità. L’Ssn è anche un ammortizzatore sociale, fare prevenzione significa dargli sostenibilità. In Lombardia sta partendo un progetto importante con la vaccinazione antipneumoccica in farmacia, i farmacisti sono pronti, si potrebbe consentire loro di fare una politica attiva in ambito vaccinale ma nella Legge di Bilancio non c’è una riga che ci consenta di proseguire con i servizi. Nelle nostre farmacie ogni giorno passano quattro milioni e mezzo di persone, noi siamo pronti ma abbiamo bisogno di stabilità e programmazione».
Non perdere di vista il capitale umano
Ed è proprio sulla parola programmazione che ha posto l’attenzione in chiusura del Forum l’assessore al Bilancio della Regione Lombardia Marco Alparone: «Oggi ci si concentra sulle risorse, la programmazione è solo legata al bilancio ma è necessario un cambio totale di strategia perché ogni cittadino ha diritto alla salute e a una salute fatta di innovazione. Il Pnrr è l’occasione persa più grande della storia: parliamo di transizione ecologica e digitale ma poco di capitale umano. L’innovazione è soltanto uno strumento: siamo capaci di sfruttarla, inserirla nei processi e farla diventare sostenibilità? Il privato, per esempio, oggi in sanità è indispensabile e il parternariato pubblico-privato significa contaminazione di competenze. L’industria è il nostro miglior partner per la sostenibilità del Ssn ma non sarà sufficiente continuare ad allocare risorse se non cambiamo i processi: purtroppo il livello della discussione politica su questi temi è sempre molto basso, legato strettamente ai numeri e poco agli obiettivi e ai contenuti».