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Oppioidi: preziosa strategia terapeutica, non solo abuso

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Oppioidi: preziosa strategia terapeutica, non solo abuso

Questa categoria di farmaci è riconosciuta come essenziale nella gestione del dolore oncologico (e non solo). Un convegno a Milano ha fatto chiarezza sulla necessità terapeutica di principi attivi come il fentanyl, che scontano la cattiva nomea causata dal consumo illegale

3 ottobre 2024

di Claudio Buono

Il dolore è spesso una delle componenti più invalidanti di una malattia oncologica: si stima che in forma cronica ne soffra circa il 50 per cento dei malati oncologici, percentuale che raggiunge il 90 per cento nelle fasi di malattia più avanzate. Inoltre, in circa il 70 per cento dei pazienti al dolore cronico di base si aggiunge il cosiddetto Breakthrough Cancer Pain (BTcP), che si manifesta con riacutizzazioni transitorie ma estremamente intense, una sorta di “dolore nel dolore” che causa un ulteriore peggioramento della qualità di vita.

L’importanza degli oppioidi

Appare evidente, quindi, che la lotta al dolore rappresenti, oggi più che mai, una priorità clinica ed etica. Come sottolineato da Arturo Cuomo, direttore S.C. Anestesia, rianimazione e terapia antalgica, Istituto nazionale tumori – IRCCS Fondazione Pascale, Napoli – intervenuto a Milano in occasione dell’evento “Gestione del dolore e oppioidi. Gli usi terapeutici dei farmaci oppioidi verso consumi illegali”, organizzato grazie al contributo non condizionante di Istituto Gentili – «il trattamento del dolore è un aspetto prioritario per i pazienti, per i benefici sulla qualità di vita ma anche per una migliore aderenza alle terapie. Ne consegue che la terapia del dolore deve essere ritenuta a tutti gli effetti una terapia adiuvante alla cura del tumore, che può contribuire a ottimizzare le terapie antitumorali e ad aumentare la sopravvivenza».

In tale contesto, l’utilizzo dei farmaci oppioidi, molecole in grado di produrre analgesia quando i sistemi endogeni non sono più sufficienti, rappresenta una strategia terapeutica fondamentale, come evidenziato dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalle linee guida delle principali società scientifiche nazionali e internazionali. Sta di fatto, però che su questa classe di medicinali, e in particolare sul fentanyl, pesa la conoscenza ormai diffusa a livello mondiale degli effetti catastrofici provocati dall’uso illecito e dall’abuso della molecola, ormai nota nell’ambito delle tossicodipendenze come “la droga degli zombie”.

Un farmaco potente ed essenziale

Impiegato da decenni in ambito anestesiologico, il fentanyl è uno degli analgesici oppioidi più utilizzati al mondo, tanto che l’Oms l’ha inserito nella lista dei farmaci essenziali per il trattamento del dolore nei pazienti affetti da tumore. La sua potenza analgesica di circa cento volte superiore alla morfina lo fa rientrare nei cosiddetti “farmaci del terzo scalino”. secondo la scala dell’Oms.

«Fentanyl è la molecola analgesica più potente di cui disponiamo per il trattamento del dolore moderato-grave, e le sue caratteristiche uniche ne fanno la soluzione migliore per curare il dolore episodico intenso oncologico», spiega Diego Fornasari, professore ordinario di Farmacologia, Università degli Studi di Milano, e presidente eletto dell’Associazione italiana per lo studio del dolore (AISD). «Inoltre, rispetto ad altri farmaci, ha una spiccata liposolubilità e questo ne consente la somministrazione attraverso varie modalità che garantiscono un’azione immediata della molecola. Per esempio per via transdermica, tramite un cerotto, il che permette di curare anche quei pazienti che non possono deglutire a causa della malattia. Oppure per via sublinguale o, ancora, sotto forma di spray nasale, che ha una velocità e un’efficacia di azione paragonabile alla somministrazione endovena e rappresenta una soluzione ottimale per i pazienti sofferenti di attacchi di dolore episodico. Da aggiungere che fentanyl viene rapidamente metabolizzato una volta assorbito a livello intestinale, ha un’emivita breve (circa due ore) e tende a non accumularsi in circolo».

Pochi gli effetti collaterali seri

Circa la sicurezza del farmaco, purché utilizzato sotto stretto controllo medico, si esprime anche Vittorio Guardamagna, direttore Cure palliative e terapia del dolore dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano: «I pazienti che necessitano del fentanyl per il controllo del dolore non rischiano di andare incontro a gravi effetti collaterali. Tutt’al più possono sperimentare sintomi minori come mioclonie (tremori), leggera sonnolenza o stipsi, che possono essere opportunamente gestiti adeguando il dosaggio della terapia o con appositi farmaci».

Una popolarità che fa danni

Purtroppo, la reputazione del fentanyl rischia di essere danneggiata dall’innalzamento dell’attenzione mediatica sull’uso illecito del farmaco come sostanza stupefacente. Proprio dagli esperti arriva il monito a evitare che questo possa condizionare la percezione dell’opinione pubblica su un farmaco indispensabile per il trattamento del dolore, a garanzia dell’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore e a tutela della dignità della persona, come sancito dalla legge 38 del 15 marzo 2010.

«Rispetto a quindici anni fa, è aumentata la consapevolezza nella classe medica dell’importanza e della sicurezza di questo strumento per la cura del dolore, non solo nel paziente oncologico, anche se ci sono ancora diversi aspetti da migliorare», dichiara Franco Marinangeli, professore ordinario di Anestesia e rianimazione, Università degli studi dell’Aquila e direttore del Dipartimento emergenza e accettazione ASL 1 Abruzzo. Un aspetto importante da sottolineare nello scenario nazionale è il ruolo svolto dalla classe medica a garanzia dell’appropriatezza d’uso del fentanyl come di tutti i farmaci oppioidi: «I medici prescrittori vigilano sulla terapia e rivalutano periodicamente dosaggio e modalità di assunzione dei farmaci analgesici. Anche perché l’efficacia della terapia del dolore dipende dall’adattamento al singolo caso, in una modalità che si potrebbe definire “su misura”».

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