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Concordato preventivo biennale: a chi conviene?

UNA DOMANDA A…

Concordato preventivo biennale: a chi conviene?

Per cominciare, non tutti possono accedervi. E se rappresenta una buona opportunità per le farmacie in crescita o quelle con redditi elevati, è anche certamente un'occasione per garantirsi una maggior “quiete accertativa”. La parola a Francesco Capri, commercialista e revisore legale dello Studio Guandalini di Bologna

16 maggio 2024

di Francesco Capri, commercialista e revisore legale,
Studio Guandalini (BO)

In cosa consiste il concordato preventivo biennale? E a un titolare di farmacia conviene farlo?

Prima di addentrarci nella valutazione del nuovo concordato preventivo, occorre verificare se la farmacia è nelle condizioni di poter aderire. In primis, questa possibilità si applica solo ai contribuenti per i quali si applicano gli ISA nell’anno precedente all’adesione: sono quindi escluse tutte le farmacie che hanno cominciato l’attività nel corso del 2023 (come avviene per esempio per le società costituite l’anno scorso per conferimento di azienda), o comunque rientrano in una causa di esclusione. Un secondo punto, altrettanto rilevante, riguarda gli eventuali debiti tributari in essere non rateizzati o sospesi superiori a 5.000 euro o eventuali debiti per contributi previdenziali, sempre non estinti e non rateizzati.

Chiarito chi può accedere, possiamo entrare nel cuore della questione: la convenienza. Poiché questo istituto è costruito in modo tale che sia l’Agenzia delle Entrate a formulare una proposta, cruciali sono i numeri che quest’ultima prevede, sotto un profilo prettamente “quantitativo” (senza trascurare che rimangono comunque deducibili o imponibili, oltre a quanto concordato, le componenti straordinarie del bilancio, ovvero le sopravvenienze attive e passive, le plusvalenze o minusvalenze, ovvero eventuali redditi di partecipazione). Certo è che per le farmacie in crescita (in seguito, per esempio, ad ampliamento dei locali o trasferimento di sede), o che possono beneficiare di un impatto consistente in base alla nuova remunerazione, potrebbe risultare vantaggioso, così come per quelle con redditi elevati, che hanno bisogno di un’accurata pianificazione fiscale. Attenzione però alle società: non dimentichiamoci che gli imponibili concordati da queste ultime diventano obbligatori per tutti i soci, e quindi un preliminare accordo diventa fondamentale.

In termini previdenziali, il concordato preventivo biennale non ha particolare appeal, se non in relazione alle imprese familiari con partecipanti non farmacisti (che versano contributi Inps con percentuali molto consistenti), che limiterebbero la loro contribuzione in riferimento alla quota parte del reddito concordato.

Venendo invece al profilo “qualitativo”, i vantaggi in capo sono, sotto il profilo formale, molto più contenuti, in quanto l’esonero da visto di conformità è un plus solo nel caso di crediti Iva elevati (che raramente riguardano il mondo della farmacia, che comunque li riesce a recuperare sull’Iva sulle vendite), e la riduzione di un anno del termine per l’accertamento non è un elemento dirimente. Più importante, sotto questo aspetto, è l’articolo 34 del decreto che disciplina il concordato preventivo: si specifica a chiare lettere che saranno incrementate, da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, le risorse destinate ai controlli per coloro che non hanno aderito. Quindi il principale vantaggio qualitativo potrebbe essere ricercato in una maggiore “quiete” accertativa nei propri confronti.

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