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Come si leggono i numeri della farmacia?

IL WEBINAR

Come si leggono i numeri della farmacia?

Il terzo webinar di approfondimento di Numbers ha trattato di riclassificazione dei dati e analisi del conto economico, presentando come best practice i risultati di tre farmacie di diversa tipologia

9 novembre 2023

di Rossella Gemma

Come si fa attraverso i dati del conto economico (costi e ricavi) a capire come va la farmacia? Se ne è parlato nel terzo appuntamento con i webinar di approfondimento di Numbers, il progetto ideato da iFarma con Federfarma e il supporto non condizionato di Dompé, che si pone l’obiettivo di accrescere la cultura economica, gestionale e finanziaria della categoria.

Dopo i saluti di Paolo Betto, vicedirettore di Federfarma, e Giulia Taddei, Head of Trade & Go To Market Director di Dompé, l’incontro on line dedicato alla “Riclassificazione e analisi del conto economico – Best practice” ha visto come sempre al centro gli interventi di Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, commercialisti dello Studio Guandalini di Bologna.

Primo: riclassificare e analizzare i dati

L’analisi del conto economico, secondo gli esperti, deve prima di tutto partire da una corretta riclassificazione dei dati relativi ai costi e ricavi di una farmacia.

«Il conto economico e lo stato patrimoniale, ricatalogati secondo le esigenze della farmacia – ha detto Marcello Tarabusi – rappresentano degli strumenti molto utili in mano al farmacista al fine di prendere decisioni non avventate ma consapevoli, proprio perché basate sui numbers. Riorganizzando i dati da una forma grezza a una riclassificata e più dettagliata, il titolare riesce a capire quali aspetti migliorare: se agire quindi sui costi, fissi o variabili, oppure sui ricavi, prezzi di acquisto o di vendita, e se fare investimenti utili a rendere più efficiente la gestione di alcuni costi».

Tarabusi ha poi sottolineato come sia necessario analizzare gli aspetti della gestione finanziaria della farmacia: «Per esempio, nell’analisi è importante separare i costi di funzionamento della farmacia dall’ammontare degli interessi che il farmacista paga per debiti contratti, e quanto questi incidono sul margine della farmacia».

«Partendo dal fatturato – conclude Tarabusi – si possono calcolare diversi risultati intermedi, partendo dalla marginalità commerciale (ricavi meno costo del venduto) e togliendo via via alcune tipologie di costi per evidenziare risultati intermedi. Sottraendo al margine commerciale tutti i costi che generano uscite finanziarie si ottiene l’EBITDA (o MOL). Sottraendo anche gli ammortamenti, l’EBIT, e così via. Le sigle che iniziano per “EB” sono sempre risultati al lordo di alcuni costi: infatti EB sta per “Earnings (utile) Before (al lordo di)”, I sta per Interest/interessi e T per Taxes/tasse; quindi, EBIT è il risultato al lordo degli oneri finanziari e delle imposte. La D e la A dell’EBITDA sono ammortamenti e svalutazioni (ossia costi a cui non corrisponde un’uscita finanziaria), quindi l’EBITDA indica approssimativamente il flusso di cassa entrate correnti / uscite correnti».

Secondo: confrontarsi con i benchmark di riferimento

A mettere in guardia sul rischio di fare scelte dettate dall’opinione comune interviene Giovanni Trombetta: «Il farmacista, a volte, incontra i predicatori sensazionalisti, cioè quelli che arrivano in farmacia e pretendono di essere portatori di verità assolute, non considerando invece quello che i numeri del bilancio ben catalogati e analizzati potrebbero indicargli. Non si può ragionare in termini assoluti, ma è necessario avere come parametro di confronto dei benchmark su cui fare delle analisi». Per valutare la bontà della gestione di una farmacia, in sostanza, è necessario il confronto con altre farmacie con caratteristiche simili (i benchmark di riferimento).

Sul tema nel webinar sono state analizzate tre farmacie di diversa tipologia: rurale, rurale sussidiata e urbana. «Le abbiamo valutate tenendo conto dei valori assunti da alcuni indici di redditività calcolati proprio dai dati riclassificati del conto economico, e il dato più evidente è che il risultato di esercizio di una farmacia, misurato dall’EBIT, deve essere almeno del 7 per cento».

Ma basta solo ragionare di margine operativo e/o di risultato di esercizio per capire come va una farmacia? «Quelli bravi, ma non i predicatori sensazionalisti, aggiungono qualcosa in più e introducono indici di redditività e di liquidità che ci dicono, per esempio, se la farmacia sia più remunerativa di un investimento finanziario e se il confronto con altre farmacie o addirittura altre attività mi mostra più o meno performante».

In chiusura, Trombetta ha parlato dello stato patrimoniale, evidenziando come alcune scelte che lo modificano (acquisto immobilizzazioni tecniche e correlato indebitamento bancario di medio/lungo periodo, per esempio) possano incidere sul conto economico, non necessariamente in termini negativi.

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