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Industrie, farmacie e catene: dove stiamo andando?

THE NETWORK'S ROAD

Industrie, farmacie e catene: dove stiamo andando?

Un panoramica sulla situazione mette in evidenza la loro lenta evoluzione nel nostro Paese. Intanto stanno mutando i rapporti con l’industria: per tutti gli attori in campo la ricerca di partnership e di modelli condivisi permette di mantenere il focus sul consumatore

30 marzo 2023

di Rossella Gemma

Come sta cambiando il rapporto tra le industrie del farmaco, le singole farmacie e le reti? Se ne è discusso nel corso di The Network’s Road lo scorso 16 marzo a Roma, durante la tavola rotonda moderata dal direttore di iFarma, Laura Benfenati. Mentre i farmacisti lavorano per passare da un’ottica individualistica a una di aggregazione, catene e network si adoperano per offrire alle aziende di produzione servizi di go to market e per ottenere da esse le maggiori e migliori risorse dal punto di vista economico e progettuale. Ma cresce anche il ruolo dell’on line e le aziende avviano partnership sempre maggiori con le società di e-commerce farmaceutico. Tutto questo impatta su quelle reti che non riescono a stare al passo e, soprattutto, sulle farmacie indipendenti.
In apertura dei lavori, Gianluigi Pertusi di Chiesi Farmaceutici ha sottolineato come «l’industria vede nelle reti la possibilità di facilitare progetti di formazione per i farmacisti e una maggiore razionalizzazione della distribuzione e della logistica». Due processi che la pandemia ha dimostrato essere chiavi fondamentali della relazione industria-farmacia-paziente.
«In un paradigma che è in continuo cambiamento – ha evidenziato Amedeo Squillace di Esserre Pharma – bisogna dare valore alle partnership mettendo a fattor comune il network. Fare studi di real life fa sì che si crei valore su ricerca e innovazione per anticipare i trend di consumatori sempre più esigenti».
Per Davide Polimeni di Dompé, il segreto per una ricetta che funzioni è creare partnership che concilino sostenibilità aziendale e offerta personalizzata. «Uno dei temi chiave è concentrarsi sul “come” creare un modello condiviso che ci dia modo di scegliere il nostro campo di gioco».
Propositive e fiduciose, dal canto loro, le reti di farmacie che hanno partecipato ai lavori della tavola rotonda. «I farmacisti stanno capendo – ha detto Alessandro Orano di Cef-La Farmacia italiana – che è importante aggregarsi, che stare da soli è un limite, mentre stare insieme un valore. In quanto prima cooperativa italiana vediamo un’accelerazione della richiesta di cooperazione. L’anno scorso sono entrati quasi 300 soci nuovi, eravamo 3mila ora siamo 3.300 e quest’anno l’aggregazione sta accelerando ulteriormente. Questo – ha precisato ancora Orano – sia dal lato farmacie sia dal lato azienda. E molti di questi soci vogliono entrare nel nostro retail, quindi nel network più avanzato». Obiettivo per il 2023: completare la conversione delle vecchie insegne sotto un unico marchio.
Della necessità di uno sforzo progettuale per un cambio di passo, ha parlato Gianluca Strata di Apoteca Natura: «È necessario sempre di più affermare un modello di farmacia che pensi davvero alla salute delle persone, andando però di pari passo con l’aggregazione, per un vero e proprio “percorso di salute” del cittadino».
Umberto Gallo, di Farmacie Italiane, ha sottolineato che «per quanto in Italia si sia avanti sulle catene di proprietà, è debole la situazione dei network. E non dobbiamo ragionare in ottica numerica ma di valore: siamo presenti dove ce n’è bisogno».
Per Mirko De Falco, Farmá-Accento Salute, che ha chiuso gli interventi della tavola rotonda, la soluzione per gestire con successo le relazioni di questo sistema vanno ricercate nel «combinare le competenze del farmacista con le potenzialità degli strumenti di business intelligence nella raccolta e analisi di dati strategici».

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