Assosalute: Otc e Sop, una scelta consapevole
LA FILIERA
Assosalute: Otc e Sop, una scelta consapevole
Per i farmaci di automedicazione si conferma l’andamento positivo rilevato nel post pandemia. Sull’autonomia e sulla consapevolezza dell’utenza il presidente dell’Associazione nazionale farmaci di automedicazione Salvatore Butti commenta: «Ci adoperiamo per una cultura della salute»
3 marzo 2023
di Rossella Gemma
La pandemia da Covid-19 non ha solo messo in luce fragilità e potenzialità del Sistema sanitario nazionale, ma ha anche modificato le abitudini degli italiani in tema di utilizzo di farmaci di automedicazione. Secondo i risultati delle elaborazioni e delle analisi di Assosalute (l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che fa parte di Federchimica) su dati Iqvia, l’anno appena chiuso ha rafforzato l’andamento positivo, evidenziato già a partire da aprile 2021, dell’utilizzo di Sop e Otc.
Educazione alla responsabilità
Con una crescita del 5,7 per cento delle confezioni dispensate rispetto al 2019, i farmaci senza obbligo di prescrizione recuperano pienamente il gap rispetto al periodo pre-pandemico. Questo grazie a un incremento a doppia crescita sia dei volumi sia dei fatturati registratosi a fine 2022: le confezioni, pari a poco più di 287 milioni, fanno osservare un +15,9 per cento mentre i fatturati, di poco inferiori a 2,9 miliardi di euro, crescono del +19,0 per cento.
«È ormai acclarato che con la pandemia l’autonomia delle persone in tema di salute e cure è aumentata, parallelamente a una consapevolezza sempre più matura», ci spiega il presidente di Federchimica Assosalute, Salvatore Butti. «A tal ragione l’utilizzo dei farmaci, con particolare riferimento a quelli senza obbligo di prescrizione o da banco, come sono definiti, deve essere sempre più responsabile e passare attraverso una cultura della salute che sia davvero patrimonio comune».
Un settore, quello dei farmaci di automedicazione, che deve fare i conti da una parte con l’appropriatezza e dall’altra con il mercato. «Da oltre dieci anni – aggiunge Butti – in collaborazione con Cittadinanzattiva portiamo avanti e implementiamo progetti formativi che coinvolgono studenti, insegnanti, genitori, professionisti sanitari, con il preciso intento di sviluppare appieno il concetto di automedicazione responsabile. Non dobbiamo dimenticare che, parlando di farmaci, è d’obbligo che la scelta passi attraverso il consulto del medico o il consiglio del farmacista, soprattutto quando un medicinale viene usato per la prima volta».
Autoprescrizione, ma con parere competente
Dai dati di Assosalute si evidenzia anche che l’esperienza pandemica ha dato forte impulso alla crescita delle catene di farmacie/parafarmacie e all’incremento delle vendite on line di medicinali non prescription per i punti vendita autorizzati. «I dati del 2022 – precisa Butti su quest’ultimo caso – mostrano sì una crescita della richiesta on line dei farmaci senza obbligo di ricetta, ma con numeri non paragonabili a quelli di altri mercati della salute (integratori, prodotti per la cura della persona, dispositivi individuali di protezione), con una quota ancora esigua del fatturato del comparto (2,5 per cento a valori e 3,6 per cento a volumi)». Questa dinamica, per il presidente di Federchimica Assosalute, ha comunque una spiegazione. «L’Otc deve soddisfare un bisogno di salute immediato ed è probabilmente per questo che le persone preferiscono recarsi fisicamente in farmacia. A conferma anche del comportamento responsabile nei confronti della salute: si preferisce comunque avere un confronto con il farmacista».
Proprio l’esperienza pandemica ha evidenziato con forza come il settore dei farmaci di automedicazione abbia una forte valenza terapeutica oltre che economica, visto che sostiene, senza oneri per lo Stato, la salute quotidiana dei cittadini. «Abbiamo avuto la chiara dimostrazione di come questo settore, a costo zero per il Ssn, abbia la doppia valenza di non appesantire ulteriormente il medico di medicina generale e di liberare spazio per la cura di patologie più gravi. Detto questo – precisa ancora Butti – visto che il ricorso ai farmaci da banco deve essere fatto con responsabilità e con supporto di farmacista e medico in caso di dubbi, è arrivato il momento di vedere cosa succede in Europa in termini di offerta, non solo di molecole ma anche di dosaggi. Adeguarci a differenti standard permetterebbe un fortissimo risparmio di risorse da reinvestire per patologie più serie o veramente invalidanti. Mi riferisco, per esempio, ai pazienti con patologie croniche ma ancora non diagnosticate, che fanno ricorso a farmaci di automedicazione e che proprio grazie all’occhio attento dei farmacisti e dei medici di famiglia – che riescono ad accorgersi di un utilizzo insolito e non solo occasionale di certi medicinali – possono arrivare più velocemente all’individuazione della diagnosi e di un percorso di cura mirato».
«I numeri non lasciano dubbi – conclude Butti – su come il comparto dei farmaci di automedicazione sostenga in maniera netta la ricerca quotidiana di salute delle persone; un ruolo di primaria importanza, che andrebbe meglio riconosciuto, anche in vista di una più generale revisione della governance farmaceutica nazionale».