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Uno sguardo ottimista sul futuro della professione

LA PREVIDENZA

Uno sguardo ottimista sul futuro della professione

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Numeri incoraggianti dall'Enpaf. Emilio Croce: «Disoccupazione ai minimi storici ma assistiamo a un progressivo aumento di professionisti che abbandonano il rapporto di lavoro dipendente in favore della libera professione con partita Iva»

16 febbraio 2023

di Rossella Gemma

«Con un tasso di disoccupazione molto contenuto, che si attesta sul valore più basso mai registrato, e una platea di professionisti sempre più al femminile, con oltre il 71 per cento di iscritte, la professione del farmacista si conferma vitale e integrata a 360 gradi all’interno del Sistema sanitario nazionale»: il presidente dell’Enpaf Emilio Croce guarda con ottimismo al futuro della professione e fa un bilancio a partire dai numeri registrati dall’Ente.
Alla data dello scorso 15 gennaio si contano 101.848 iscritti, ben il 20 per cento in più rispetto a dieci anni fa quando erano 83.000 e, nell’intera platea, si evidenziano tre grandi categorie contributive: un 30 per cento che versa la quota intera (titolare di farmacia, socio, titolare di parafarmacia o farmacista con partita Iva); un altro 30 per cento che beneficia della riduzione dell’85 per cento (dipendenti che esercitano attività professionale con altra copertura previdenziale obbligatoria, come il collaboratore di farmacia) e il restante 30 per cento che versa la quota di solidarietà al 3 per cento (dipendenti che esercitano attività professionale con altra copertura previdenziale obbligatoria, neoiscritti dal 2004 in poi). L’ultimo 10 per cento è composto da coloro che, complessivamente, beneficiano delle altre aliquote contributive (disoccupati, chi versa aliquota doppia o tripla e i non esercenti attività professionale). È bene precisare che per superare la criticità riguardante l’onere per un iscritto all’Ordine di contribuire sia all’Enpaf sia alla previdenza obbligatoria prevista per i dipendenti (Inps) serve un’azione legislativa, perché l’obbligatorietà Ordine-Cassa è prevista da una legge dello Stato.

Contributi di solidarietà, spie sull’occupazione

Croce invita poi a una riflessione sul contributo di solidarietà. «Nel comparto sanitario il nostro Ente prevede un contributo che è il più basso in assoluto, di gran lunga inferiore a quello di altri Enti. Tale contributo pari – per i dipendenti esercenti attività professionale con altra copertura previdenziale – al 3 per cento della quota intera, ha registrato dal 2004, anno della sua introduzione, a oggi un costante e progressivo aumento. «Negli ultimi 4 anni, infatti –  aggiunge Croce – i contribuenti di solidarietà al 3 per cento sono cresciuti di più di 10.000 unità. Discorso a parte merita, invece, la contribuzione di solidarietà all’1 per cento, riservata ai disoccupati con iscrizione al centro per l’impiego; negli ultimi anni, rispetto a tale categoria di iscritti si è riscontrata una tendenza diametralmente opposta». Di fatto, dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2022 coloro che versano l’1 per cento all’Enpaf sono diminuiti di più di 2.000 unità, a conferma del fatto che, per la categoria, la disoccupazione è molto contenuta, «attestandosi su un livello dell’1,6 per cento, valore più basso in assoluto mai registrato e, di fatto, fisiologico per il sistema».

Professionisti cercasi

Se la buona notizia è che il dato occupazionale per i farmacisti è molto incoraggiante, quella cattiva è che si fa molta fatica a reperire professionisti disponibili a lavorare sia nelle farmacie sul territorio sia nel settore pubblico (ospedali e Asl) e in quello industriale. «La causa di queste difficoltà – precisa Croce – va ricercata nel trend demografico in atto, nell’apertura di oltre mille farmacie sul territorio nazionale a seguito del concorso straordinario, ma anche nell’avvento delle società di capitali e nei pensionamenti, gestiti dal sistema generale obbligatorio dell’Inps, di numerosi colleghi che hanno beneficiato della quota 100».
Le carenze di farmacisti disponibili all’impiego hanno da un lato azzerato le forme contrattuali anomale e, dall’altro, determinato una trasformazione del rapporto dipendente. A oggi, gli iscritti che svolgono attività professionale in forma autonoma con partita Iva sono più di 1.400, dato in crescita rispetto al passato. «È probabile – continua Croce – che, anche in conseguenza dell’avvento delle società di capitali nella gestione delle farmacie, si possa assistere nei prossimi anni a una profonda trasformazione delle modalità di esercizio dell’attività. Già oggi assistiamo a un progressivo aumento di professionisti, che abbandonano il rapporto di lavoro dipendente in favore della libera professione con partita Iva». Conclude Croce: «È un fenomeno monitorato dall’Ente, anche in considerazione del fatto che tali iscritti hanno solo l’Enpaf come previdenza obbligatoria».

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