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Una sanità sempre più vicina ai cittadini

L'ATTUALITÀ

Una sanità sempre più vicina ai cittadini

Si è concluso il roadshow dei farmacisti lombardi nelle varie province alla presenza del presidente della Regione Attilio Fontana. È stato sottolineato il ruolo istituzionale delle farmacie nel Sistema sanitario regionale ma anche che le case di comunità non sono scatole vuote. E si pensa al farmacista prescrittore

12 gennaio 2023

di Laura Benfenati

«Vogliamo l’autonomia sanitaria, poter dare incentivi ai medici perché esercitino nelle zone disagiate e per aumentare i posti in specialità. I medici mancano perché c’è stata una programmazione sbagliata, ce ne sono pochi per la scelta folle che è stata fatta dal 2011 al 2019 di tagliare 37 miliardi di spesa sanitaria». Un fiume in piena il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, a Milano, all’ultima delle 12 tappe del roadshow organizzato da Federfarma Lombardia “Salute, un bene del territorio”. Fontana ha voluto ribadire l’eccellenza della sua Regione («Non c’è nessuno che corra rischi oggi in Lombardia, che sul fronte sanitario è la Regione migliore in Europa») e ha ringraziato le farmacie per la grande collaborazione, soprattutto durante l’emergenza Covid: «La legge di riforma 23/2021 dello scorso anno vuole avvicinare la sanità sempre più ai cittadini. Abbiamo ottenuto con il Pnrr un finanziamento di un miliardo e 200 milioni e lo abbiamo implementato di ulteriori 800 milioni. Le farmacie hanno dato un grande contributo durante il Covid e devono diventare sempre più un punto di riferimento per i cittadini per avere risposte e prestazioni. La nostra sanità a livello ospedaliero è un’eccellenza, molte situazioni meno gravi devono essere gestite sul territorio».

Una legge di potenziamento

Stefano Bolognini, assessore allo sviluppo della Città metropolitana, giovani e comunicazione della Regione, pur sottolineando con forza il ruolo istituzionale nel Sistema sanitario regionale delle farmacie, ha ribadito che le case di comunità sono importanti: «Nella città metropolitana abbiamo molti presidi ospedalieri a Est ma a Ovest mancano: a 30 all’ora per arrivare da via Palmanova al San Paolo ci possono volere giorni», ha sottolineato ironicamente. «Presidi, ambulatori, infermieri di comunità, telemedicina nelle case popolari sono dunque soluzioni importanti: questa riforma, se condivisa, può migliorare ancora di più la sanità regionale».

C’è stato un percorso ampio di condivisione e coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nella stesura della legge di riforma e alcuni emendamenti sono arrivati anche dai farmacisti, lo ha ricordato Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità e politiche sociali della Regione: «Abbiamo creato un sistema di eccellenza legato all’ascolto e il ruolo dei farmacisti è centrale in Lombardia e lo sarà ancora di più in futuro. Abbiamo usato il termine riforma, in realtà si tratta di una legge di potenziamento della sanità lombarda, abbiamo anticipato il tema della cronicità e quello della farmacia dei servizi con la legge 23. Il percorso di ascolto e condivisione ha permesso di guardare agli anni a venire. Abbiamo poi fornito risorse aggiuntive ai fondi del Pnrr, da 1 siamo passati a 2 miliardi di investimenti. Ora al Governo chiediamo medici e infermieri».

Farmacie protagoniste

«Questa nuova sanità lombarda vuole fare lavorare sempre più insieme tutte le figure coinvolte», ha ribadito la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca. «Le nostre farmacie escono benissimo dalla recente indagine svolta da Cittadinanzattiva: il 90 per cento dei cittadini ha fiducia in noi. In questa Regione, a differenza che in altre, i farmaci si dispensano attraverso le farmacie, c’è poca distribuzione diretta. E il roadshow, che è stato seguito da oltre 1.000 persone, ci ha consentito di illustrare non soltanto ai cittadini ma anche agli amministratori locali, non appartenenti all’ambito prevalentemente sanitario, il ruolo che gioca la farmacia nella riforma regionale. In Lombardia una farmacia su tre fa vaccini, continuiamo con operazioni di screening importanti, in farmacia ci si reca per autocertificazioni e green pass, si cambia il medico (quasi 300.000 operazioni). Siamo entrati a pieno titolo nel Sistema sanitario regionale, non ci fermeremo qui, vorremmo la telemedicina convenzionata con Regione Lombardia».

Le case di comunità non sono scatole vuote

Molto determinata la difesa delle case di comunità da parte di tutti i rappresentanti delle Ats presenti al roadshow: «Il territorio non può essere l’imitazione povera dell’ospedale, deve rappresentare modelli di assistenza completamente diversi, deve essere più attento alla persona che alla patologia», ha spiegato Walter Bergamaschi, direttore dell’Ats Milano. «Le case di comunità dovrebbero collaborare con le farmacie e non sono scatole vuote come si è sentito dire, magari non sono ancora aderenti agli standard previsti dal DM 77. La logica deve essere quella di servizi integrati».

Alessandro Visconti, direttore generale Asst Fatebenefratelli Sacco ha ribadito che le farmacie dovrebbero collaborare con le case di comunità e che infermiere di famiglia, infermiere di comunità, psicologo, fisioterapista svolgono attività preziose a livello territoriale in quelle strutture, per non parlare della telemedicina e del monitoraggio per gli scompensati.

«Il territorio ha oggi grandi opportunità, può davvero arrivare vicino ai bisogni dei cittadini mentre l’ospedale deve mantenere la sua verticalità: la rete è stata creata per massimizzare le eccellenze», ha aggiunto Marco Bosio, direttore generale Asst Niguarda. E che le case di comunità non siano scatole vuote lo ha sottolineato anche Matteo Stocco, direttore generale Asst Santi Paolo e Carlo: «Sono nuove, belle, servirebbe far loro un po’ più di pubblicità, si possono prenotare lì le prestazioni. Dobbiamo costruire la nostra attività secondo i bisogni degli utenti come sanno fare le farmacie, che sono citizen oriented».

Il farmacista prescrittore

Le conclusioni le ha tratte il presidente della Fofi Andrea Mandelli: «Vorrei ringraziare il sindacato: con questo roadshow ci ha dato una mano a farci conoscere di più dalla politica regionale. Noi della Federazione degli Ordini nel 2005 avevamo detto che volevamo fare in farmacia vaccini e tamponi e oggi, con quattro milioni di vaccinazioni Covid in farmacia, tutti insieme abbiamo scritto una pagina importante per il futuro della professione. Ora ne abbiamo una nuova, dopo aver cambiato il percorso di studi: dobbiamo ragionare sul farmacista prescrittore, con protocolli specifici e nel rispetto del DM 77».

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