La farmacia è armonia e cura
LA RETE
La farmacia è armonia e cura
Con queste parole Papa Francesco ha accolto i farmacisti di Apoteca Natura riuniti a Roma al Corso Evoluzione 2022 "Curare e prendersi cura. L'evoluzione della rete per le persone, l'ambiente e il territorio"
17 novembre 2022
di Laura Benfenati
Ampliare il concetto di cura all’ascolto, al servizio, all’attenzione dell’altro e rigenerare bene comune sia per le persone sia per l’ambiente: questa è stata la sintesi dell’intensissima due giorni di convention dei farmacisti della rete di Apoteca Natura, iniziata con l’udienza privata con Papa Francesco.
La cultura della cura
«Vedo nel vostro lavoro un positivo segno dei tempi: un modo creativo di fare impresa e di generare occupazione a partire da un’intuizione integralmente ecologica, un’intuizione che risponde all’esigenza prioritaria oggi di ritrovare una nuova armonia tra noi esseri umani e il creato», ha detto il Papa, che ha ricordato il rapporto personalizzato dei farmacisti con la gente del territorio e la loro capacità di ascolto per poter consigliare e orientare. «Purtroppo, per vari motivi, la figura del medico di famiglia è quasi scomparsa, e il rischio è che, per privilegiare le “eccellenze”, si trascuri la buona qualità dei servizi sanitari territoriali; oppure che questi risultino talmente burocratizzati e informatizzati, che le persone anziane o poco istruite si trovino di fatto escluse o emarginate. Ovviamente le farmacie non possono supplire a ciò che compete al Servizio sanitario nazionale, ma possono senz’altro venire incontro a un bisogno reale della gente compensando certe carenze. La vostra attività si potrebbe riassumere in due parole: armonia e cura».
Papa Francesco ha proseguito sottolineando il confronto tra la cultura del consumismo e dello scarto, che è una forma di nichilismo, e la cultura della cura: «Oggi non ci è concesso di rimanere neutrali. La cultura del consumismo e dello scarto è molto pervasiva e condiziona molti nostri comportamenti quotidiani, e così anche la cultura della cura si esprime in tante piccole e grandi scelte, che ognuno è chiamato a compiere, a seconda del ruolo che occupa. L’enciclica Laudato si′ ha voluto essere, per tutta la Chiesa, e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, un appello ad assumere con consapevolezza e decisione l’atteggiamento della cura. E, per come vi conosco, mi pare di poter dire che il vostro lavoro risponde a questa logica e a questo stile di vita: entrare nella cultura della cura. Ciascuno, nel proprio ruolo, può contribuire a diffondere la cultura della cura. Ringrazio voi per quello che fate, a partire dal vostro campo di lavoro, cercando anche di dare un apporto concreto per far crescere un’economia diversa, un’economia centrata sulla persona e sul bene comune».
Rigenerazione di bene comune
L’udienza si era aperta con il saluto di Massimo Mercati, presidente e fondatore della rete Apoteca Natura, che ha sottolineato come «La visione di ecologia integrale portata avanti dal magistero del Santo Padre tocca da vicino tutti i contenuti del nostro essere società benefit e del nostro modo di vedere l’impresa alla base di una nuova economia».
In apertura di convention al pomeriggio poi Mercati ha ribadito: «Noi possiamo fare di più di quello che pensiamo, possiamo aprirci a diverse prospettive, mettere in discussione le conoscenze. Dobbiamo avere ben chiaro quanto sia importante ampliare il concetto di cura, recuperare la dimensione relazionale della medicina. La cura è diventata somma di trattamenti e somministrazioni a un paziente piuttosto che sollecitudine, ascolto, preoccupazione e servizio nei confronti della persona malata. Il lavoro del farmacista deve essere inteso come rigenerazione di bene comune».
Un bene comune che è bene del malato ma anche dell’ambiente. «Se non interveniamo la temperatura media può crescere di 3-4 gradi entro il 2100 rispetto al periodo preindustriale, il livello del mare crescerà, gli ecosistemi sono fortemente a rischio e ci saranno molti impatti sulla salute», ha raccontato Paolo Vineis, ordinario di epidemiologia ambientale presso l’Imperial College di Londra. «Stiamo assistendo a una preoccupante accelerazione, con il cambiamento climatico cresce anche il rischio di pandemie. Quante morti si potrebbero evitare anche solo passando a una dieta benefica, riducendo il consumo di carne, abbassando il consumo di suolo – l’agricoltura intensiva porta sempre più degrado ambientale e zoonosi – e quindi l’emissione di gas serra? Proteggendo la natura proteggiamo la nostra salute. Il mondo non è fonte di risorse, è la nostra casa».
E casa è stata anche quella di Nicola e del suo compagno Nicolas durante 18 mesi di malattia di quest’ultimo, raccontati da Nicola Gardini, docente di letteratura italiana e comparata presso l’Università di Oxford, nel suo libro Nicolas (Garzanti, 2022): «Essere sani e avere la salute non significano la stessa cosa, io ho dato salute a Nicolas, la salute è risultato della volontà, è un progetto dell’intelligenza e dell’amore. È coscienza di sé, limitare i falsi desideri, esaltare l’appagamento reale. Fummo più forti, più determinati, più lucidi, non aspettavamo la fine, vivevamo il presente. La cura va oltre i limiti dell’estinzione fisica».
Un radicale rinnovo ineluttabile
Il secondo giorno di lavori è stato ricchissimo di interventi, di cui troverete ampio resoconto sul prossimo numero di iFarma cartaceo. Vi raccontiamo qui però la raccomandazione di Nello Martini, presidente della Fondazione Ricerca e Salute, che ha ricordato ai farmacisti che non saranno i riconoscimenti post pandemia a salvare la farmacia italiana se non si provvederà in tempi rapidi a darle una solida base culturale e ad avviare un rinnovo reale della farmacia territoriale.
«Molti ritengono, anche tra i rappresentanti di categoria dei farmacisti, che la Dpc sia il metodo per fare rientrare l’innovazione in farmacia, io non credo sia così», ha detto Martini. «Il farmaco deve rientrare fisicamente in farmacia, deve essere acquistato e gestito. La Dpc separa la professionalità dall’atto distributivo, altre strutture solo distributive potranno fare questa attività. La farmacia rischia di diventare terzietà distributiva e di essere sostituita: corriamo il rischio della farmacia Amazon. Va rimodulata la fase sperimentale della nuova remunerazione con il trasferimento programmato dei farmaci innovativi (Bpco, Nao, diabete) nella convenzionata: non si deve accettare che l’innovazione rimanga legata alla Dpc di cui il farmacista cura solo l’atto distributivo».
Altro elemento importante sottolineato da Nello Martini con forza è che controllo dell’aderenza alla terapia non significa far compilare moduli in farmacia: «Serve un progetto specifico, ci vuole un fondamento scientifico, si sta correndo il rischio di trasformare la farmacia dei servizi in una compilazione di moduli, pensando che il farmacista possa essere remunerato per questo: la farmacia deve restituire in aumento di salute, misurabile, serve una base metodologica solida, bisogna calcolare l’impatto dell’incidenza dell’aderenza sulla riduzione degli accessi al Pronto soccorso e dell’ospedalizzazione».
E sulla sanità territoriale Martini ha sottolineato che non bastano i medici e le farmacie per soddisfare il bisogno assistenziale sul territorio: «La farmacia non deve avere paura della multidisciplinarietà e dell’équipe multidisciplinare, va definito un documento organizzativo programmatico sul suo ruolo nell’ambito della missione 6 del Pnrr e della telemedicina: fascicolo farmaceutico, farmaconsulto e farmamonitoraggio.
Ovviamente questo richiede un’attività straordinaria di formazione della categoria in presenza e a distanza, è urgente dare una base culturale a questo necessario rinnovo della farmacia territoriale».