La domanda non ha una risposta secca: sì/no. Occorre innanzitutto partire dalla distinzione della titolarità in capo all’imprenditore individuale o a una società.

Nel primo caso il titolare e il direttore coincidono, mentre nel secondo caso la direzione può essere (dopo la L. 124/2017) affidata a un terzo, anche estraneo alla compagine sociale, purché sia un farmacista idoneo iscritto all’albo. Le norme consentono la sostituzione solo temporanea del direttore in un ristretto numero di casi (11 L. 475/1968), nei quali lo stesso titolare decide se attribuire al sostituto la conduzione economica della farmacia.

Se la titolarità della farmacia è in capo a una società, la sostituzione del direttore può avvenire negli stessi casi, ma anche in via definitiva, attraverso il cambio dello stesso.

È qui che potrebbe diventare possibile ragionare dell’affitto, ma mentre nel caso dell’imprenditore individuale la titolarità e la gestione della farmacia “pretendono” anche il “cumulo” con la posizione del direttore, nel caso che riguarda la società il direttore potrà variare anche in base a un cambio del personale dipendente.

Con la società di capitali anche la struttura gestionale dell’azienda può essere variamente articolata al suo interno, ma crea non pochi dubbi portare il ragionamento ad ammettere che il titolare non abbia alcuna responsabilità di gestione aziendale.

L’affitto della farmacia alla rete – che consentirebbe a chi non è proprietario di gestire la farmacia – induce a riflettere sulle responsabilità che potrebbero residuare in capo al titolare della farmacia, che è l’unico destinatario del provvedimento di concessione rilasciato dall’autorità amministrativa.

Resta anche da approfondire di quale tipo di rete si tratti e di quali ampiezza sono i poteri che si intenderebbe affidarle. Lo approfondiremo nel prossimo numero.