E ora servizi in convenzione
L’ATTUALITÀ
E ora servizi in convenzione
Nella riforma della sanità lombarda prevede il potenziamento delle farmacie come primo presidio di tutela della salute, la categoria però chiede che le oltre 100.000 prestazioni di telemedicina non siano più a carico del cittadino
21 luglio 2022
di Laura Benfenati
Le farmacie lombarde continuano a offrire fondamentali servizi alla cittadinanza e sono state di grande aiuto nel momento dell’emergenza alle istituzioni regionali: sono state parte fondamentale nel successo della campagna vaccinale regionale e oggi si sono prese in carico pure l’attività di scelta e revoca del medico, che sta riscuotendo un grande successo tra i cittadini. Se ne è discusso alla splendida Biblioteca Ambrosiana al convegno “Il ruolo delle farmacie nella riforma sanitaria lombarda” organizzato da Federfarma Lombardia in partnership con The European House Ambrosetti e con il supporto non condizionante di Amgen e Teva.
La fiducia dei cittadini nell’istituzione farmacia, anche per la vaccinazione, è stata confermata da una recente indagine condotta da The European House – Ambrosetti e dal Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca del CNR in collaborazione con SWG. Secondo il report, il 45 per cento degli italiani crede che il dialogo con il farmacista sia uno strumento efficace nell’attenuare la diffidenza degli utenti più scettici verso i vaccini, e quasi nove intervistati su dieci ritengono la farmacia un luogo sicuro e appropriato anche per la somministrazione.
I numeri
Più di 16 milioni di tamponi dal febbraio dello scorso anno; 446.845 vaccinazioni anti Covid, di cui 78.347 quarte dosi; 14.717 operazioni di scelta e revoca del medico di famiglia e del pediatra nella prima settimana di attivazione del servizio (5-11 luglio); 100.287 prestazioni di telemedicina effettuate da gennaio 2021 a giugno 2022: «La farmacia lombarda è vicina e gradita alla popolazione, un po’ meno dalla politica», ha detto il segretario vicepresidente di Federfarma Lombardia Luigi Zocchi. «Continueremo ad offrire tutti i servizi offerti fino a ora e a fare risparmiare la Regione, garantiamo un livello di accessibilità unico ai servizi ma finora le 100.000 persone che si sono rivolte alle farmacie hanno pagato di tasca propria».
A oggi, fanno parte della “Rete di Telemedicina Federfarma – HTN (Health telematic network)” 1.552 farmacie della Lombardia che, nel periodo da gennaio 2021 a giugno 2022, hanno effettuato 100.287 prestazioni, con invio dei risultati al dossier sanitario personale degli utenti: 42.216 elettrocardiogrammi, 33.584 holter cardiaci e 24.487 holter pressori. I farmacisti aderenti al progetto, volto alla prevenzione primaria e secondaria delle patologie cardiovascolari, hanno rilevato risultati anomali in quasi il 12 per cento degli utenti che si sono sottoposti a Ecg, nel 34 per cento di quelli che si sono sottoposti a holter pressorio e nel 18 per cento degli holter cardiaci. Grazie all’impegno delle farmacie è stato quindi possibile intervenire precocemente su situazioni potenzialmente a rischio: tutti gli utenti con anomalie, infatti, sono stati invitati a contattare il proprio medico curante per ulteriori valutazioni o approfondimenti diagnostici. In alcuni casi l’intervento del farmacista è stato addirittura salvavita: per 973 pazienti, il 2,9 per cento dell’utenza, si è provveduto all’invio immediato in Pronto soccorso, dal momento che erano state riscontrate aritmie da codice rosso.
Un cambio di passo
«Quando abbiamo dovuto cambiare passo lo abbiamo fatto. Ci sono stati tre emendamenti in legge di bilancio che hanno cambiato la farmacia italiana: possiamo oggi fare tamponi, vaccini e pungere il dito», ha spiegato il presidente della Fofi Andrea Mandelli. «Il farmacista è la porta di ingresso del Ssn sul territorio, è centrale nella riorganizzazione della sanità territoriale, è il perno della prossimità, non c’è prossimità senza di lui. Oggi con il DM 77 ragioniamo del futuro: il farmacista è protagonista del territorio e non si può limitare a dispensare il farmaco, deve diventare prescrittore in certe particolari patologie, dando una mano ai medici di medicina generale che sono sempre meno presenti».
Su questo punto qualche perplessità da parte di Ovidio Brignoli, vice presidente della Simg, ma non chiusura totale: «Se mi chiedono di dare un voto ai professionisti sul territorio durante la pandemia, sicuramente vincono i farmacisti: si sono spesi, hanno garantito servizi, ne sono usciti con l’immagine migliore. I medici di medicina generale non hanno saputo fare così bene. I medici però si agitano quando sentono parlare di farmacisti prescrittori, ma è noto che già esistono esperienze simili in altri Paesi, vanno studiate con attenzione».
Il farmaco innanzitutto
Prima dei servizi, la priorità dei farmacisti è tutto il farmaco in farmacia, lo ha sottolineato ancora una volta Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, trovando il supporto degli esponenti delle aziende presenti al convegno.
«Bisogna fare attenzione perché il progetto di digitalizzazione della sanità rischia di portare fuori dalla farmacia i pazienti. Noi sposiamo in toto la distribuzione dei farmaci in farmacia: se i pazienti sono al centro, la prossimità è fondamentale, nel binomio farmaco-servizio», ha detto Umberto Comberiati, amministratore delegato di Teva Italia.
«C’è la necessità di rendere ancora più fisico e tangibile il rapporto di fiducia? C’è oggi l’opportunità di riflettere su come organizzare il sistema, con una stretta collaborazione pubblico-privato. Che cosa si può fare insieme alle aziende?», ha chiesto Soren Giese, presidente e amministratore delegato di Amgen Italia.
Un cambio di paradigma
Matteo Stocco, direttore generale della Asst Santi Paolo e Carlo ha detto che un cambio di medico allo sportello pubblico costa tra i 15 e i 18 euro ed è evidente che si chiederà sempre di più alle farmacie.
«Ringraziamo i farmacisti, saremmo in grande crisi di sistema senza di loro», ha aggiunto Walter Bergamaschi, direttore generale Ats Città metropolitana di Milano. «Capiamo bene che un sistema sanitario che fonda tutto sul medico è un sistema che va in crisi. Leggendo il DM77, quello che ci deve interessare non è il finanziamento di muri che chiameremo case di comunità ma il livello di integrazione di vari livelli che consentano di orientare il paziente nel suo sistema di cura. Le farmacie sono l’ultimo miglio per applicare concetti di care management, di telemonitoraggio. Le tecnologie innovative sono a servizio di un processo assistenziale che va modificato sul territorio».
Modificato in modo sostenibile per tutti, verrebbe da dire, sono soltanto per il sistema.
Si può fare di più
«La legge di potenziamento della sanità lombarda – ha affermato Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali al Pirellone e relatore della riforma – ha inteso rafforzare il ruolo delle farmacie come primo presidio di tutela della salute, grazie alla professionalità di chi vi opera quotidianamente e alla capillarità con cui sono diffuse sul territorio. E lo stiamo facendo nell’ottica della farmacia dei servizi, ovvero non solo come dispensario di presidi farmaceutici ma come punto d’acceso a prestazioni mediche a bassa e media intensità».
Il chi fa che cosa e con quali finanziamenti rimane il nodo da sciogliere, la parola d’ordine è “convenzione” perché i servizi a carico dei cittadini non bastano. Annarosa Racca lo ha ribadito: «I farmacisti vogliono contribuire, al fianco delle istituzioni lombarde, alla costruzione di una sanità territoriale sempre più forte. Quasi venti milioni di cittadini hanno fatto i tamponi in farmacia, quasi mezzo milione la vaccinazione e nei primi 5 giorni della possibilità di scelta e revoca del medico, l’hanno chiesta 14.707 cittadini. La Lombardia è sempre un precursore, ora siamo pronti alla telemedicina in farmacia convenzionata. Priorità quindi? Tutto il farmaco in farmacia, potenziamento della farmacia dei servizi con le farmacie vaccinatrici che devono passare da 530 a 1.000 e telemedicina convenzionata».